tag:blogger.com,1999:blog-80687482306870203542024-02-18T18:36:21.972-08:00DelicatessenSara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.comBlogger53125tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-36298923877131163752012-10-21T10:44:00.003-07:002012-10-21T10:46:55.811-07:00Il secondo film è sempre il più difficile nella carriera di un regista<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrJ5JXZrC7dDznGEY4Lb1cD-qd3A0uUPqrMeL9zrgTcNc8O-rYzGv_Dhzhbwvb-DfTxvYfHX3Bp_Ngg6tFB7iokt1yj8KKO-6qTq470y-uxMKznWGkDMcejUMLl58dFQff51n6Pef_fd-t/s1600/ruby-sparks-poster.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrJ5JXZrC7dDznGEY4Lb1cD-qd3A0uUPqrMeL9zrgTcNc8O-rYzGv_Dhzhbwvb-DfTxvYfHX3Bp_Ngg6tFB7iokt1yj8KKO-6qTq470y-uxMKznWGkDMcejUMLl58dFQff51n6Pef_fd-t/s1600/ruby-sparks-poster.jpg" width="204" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Era tra i film più attesi della stagione. Si è rivelato una grande delusione. Forse è vero anche per il
cinema, quel che canta Caparezza a proposito dei secondi album
musicali? Una cosa è certa. A distanza di 6 anni dall'opera prima
della coppia <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jonathan_Dayton_e_Valerie_Faris" target="_blank"><b>Johnathan Dayton</b> e <b>Valerie Faris</b></a>, l'acclamato e
pluripremiato <b>Little miss sunshine</b> che allora consolidava il marchio
<b>Sundance</b> come garanzia di qualità e originalità (una garanzia che
oggi vacilla sotto il peso della ripetizione), questo <b>Ruby Sparks</b>
inciampa in un genere - la commedia - che a suo tempo aveva
consacrato i due registi nonchè l'attuale protagonista,<b> </b><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Dano" target="_blank"><b>Paul Dano</b></a>. Adolescente nichilista rinchiuso in un mutismo volontario in Little miss sunshine,
l'attore statunitense dal trampolino del 2006 si era visto catapultato in una serie
di titoli di prim'ordine, tra cui spicca il capolavoro di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Thomas_Anderson" target="_blank"><b>P. T. Anderson</b></a>, <b>Il
petroliere</b>. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Esaurito il gioco delle identità (autrice della
sceneggiatura è <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Zoe_Kazan" target="_blank"><b>Zoe Kazan</b></a>, nipote del regista cult <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Elia_Kazan" target="_blank">Elia</a> nonché
compagna nella vita dello stesso Dano, cui avrebbe sottoposto lo
script in primis), duole ammettere che di Ruby Sparks resta un po'
pochino. Una rassegna mal dosata di quanto il decennio precedente ha
reso decisamente cool: una trama alla <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Charlie_Kaufman" target="_blank"><b>Charlie Kaufman</b></a>, con
l'abusatissimo incipit dello scrittore prodigio (Calvin-Dano) che ha
prosciugato l'ispirazione, poi d'improvviso, complice un sogno,
finisce per partorire sulla pagina la ragazza dei suoi sogni
che, <i>voilà</i>, un bel momento come per magia, da che era fatta di
carta e inchiostro, si fa carne e ossa e si installa nel suo appartamento,
rivoluzionandogli la vita. Personalmente, trovo che l'immagine del
poeta in crisi davanti ad un foglio bianco abbia prodotto, sullo
schermo, non poche banalità, se si eccettuano alcuni casi eccellenti
come il Jack Torrence di Shining. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtMGn-i37CcOX0QpV17pigrIvakttexznCfQscnXxUVLzp0vvtGonwgQBNtjVX-2xfMj1HUlUE-tHEKoUBdoy7d_BkYGbDEUjJ18FlcSAUnQFqnjLcT623NVYK-6sdjbuvc7ZlHs_INvEG/s1600/ruby3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="170" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtMGn-i37CcOX0QpV17pigrIvakttexznCfQscnXxUVLzp0vvtGonwgQBNtjVX-2xfMj1HUlUE-tHEKoUBdoy7d_BkYGbDEUjJ18FlcSAUnQFqnjLcT623NVYK-6sdjbuvc7ZlHs_INvEG/s1600/ruby3.jpg" width="320" /></a>Dunque, siamo alle prese né più né
meno con l'ennesima variazione sul tema di ovidiana memoria del
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pigmalione" target="_blank"><b>Pigmalione</b></a>. Il prodigio dell'opera che prende vita e dell'artista che se ne
innamora, metafora dell'incapacità umana, e in particolare
dell'uomo scrittore, di uscire dal guscio protettivo fatto di belle
parole e illusioni romantiche che lo separa dalla realtà. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Aggiungiamoci
pure la francofilia a palate che ammorba tre quarti della
cinematografia indie americana, qui tradotta nella pur ottima colonna
sonora di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sylvie_Vartan" target="_blank"><b>Sylvie Vartan</b></a> e nell'espediente di Ruby che, responsabili
le volontà dattiloscritte del suo creatore/amato, si scopre
perfettamente in grado di padroneggiare la lingua di Voltaire. Se non
usata con estrema cautela (come recentemente ha invece fatto <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Wes_Anderson" target="_blank"><b>Wes Anderson</b></a> nella straordinaria sequenza sulla spiaggia di <b>Moonrise
Kingdom</b>), la fascinazione per la cultura francese rischia di
trasformarsi in un altezzoso capriccio da intellettualoidi. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCXqorxnPPETpC_lWMRBmbt1g44Ve1GCy3jhE-E3g0VQRyevHLFsTc1tahayL0yTGDhkV3rurSllJpyvLa4SMZs6hb9IEMgfey2PCt8SRxry4NkZWfmzMb9Rh-K5GA-5BZwWvOGyxHNKoc/s1600/Ruby-Sparks-4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCXqorxnPPETpC_lWMRBmbt1g44Ve1GCy3jhE-E3g0VQRyevHLFsTc1tahayL0yTGDhkV3rurSllJpyvLa4SMZs6hb9IEMgfey2PCt8SRxry4NkZWfmzMb9Rh-K5GA-5BZwWvOGyxHNKoc/s1600/Ruby-Sparks-4.jpg" width="320" /></a>Lo
scheletro drammaturgico avrebbe consentito una
miniera di situazioni comicamente surreali, tuttavia la coppia Dayton-Faris
non è riuscita a far spiccare il volo ad una commedia che resta
rigidamente incasellata in situazioni ripetitive e prevedibili, in un incedere
narrativo avaro di ritmo. Perché accontentarsi di tirar
fuori una manciata di battute dalla trasformazione in vecchi hippies
di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Annette_Bening" target="_blank"><b>Annette Bening</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Banderas" target="_blank"><b>Antonio Banderas</b></a>, due bravi interpreti della
"Hollywood di mezza età", che certo con un altro copione tra le mani
avrebbero potuto spingere ben più in là l'audacia del classico 'ti
presento i miei', la cui contrapposizione <i>genitori sopra le
righe-figlio serio</i> risultava molto più esilarante nel confronto
<b>Dustin Hoffman</b>-<b>Barbra Streisand</b>-<b>Ben Stiller</b> del pur meno pretenzioso <span style="font-style: normal;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mi_presenti_i_tuoi%3F" target="_blank"><b>Meet the Fockers</b></a>. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Soltanto quando le buone maniere vengono smascherate, il racconto acquista lo spessore necessario a rendere credibili i
due protagonisti. Un rapporto che si spacciava per amore si rivela
per quello che è: il gioco di potere che lega Calvin e la sua
bambola dei sogni Ruby, che all'occorrenza può intavolare una
conversazione in francese, improvvisare uno striptease o abbaiare su
quattro zampe. Ma, sinceramente, è una svolta che arriva dopo
qualche sbadiglio di troppo. </span>
</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-23460715484585310682012-10-21T09:11:00.002-07:002012-10-21T09:14:31.175-07:00Killer Joe. L'America noir dei sicari e delle cosce di pollo<style type="text/css">
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@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_tH2MXcOBiryqqgrWwmoDWDKntX95e_2KekBq3IR3x9a0lmJp6MU_Xqh0zqnAmlcInhKJp-egN77PbjkcIaRqSzPkNepo5dQK0b-QQn8xllGMh7yfKOV3koGTmzfEJqSDaVYE-xezX0YT/s1600/Killer-Joe-affiche.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_tH2MXcOBiryqqgrWwmoDWDKntX95e_2KekBq3IR3x9a0lmJp6MU_Xqh0zqnAmlcInhKJp-egN77PbjkcIaRqSzPkNepo5dQK0b-QQn8xllGMh7yfKOV3koGTmzfEJqSDaVYE-xezX0YT/s1600/Killer-Joe-affiche.jpg" width="240" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ulula, ringhia e si dibatte il cane all'arrivo di
Chris (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Emile_Hirsch" target="_blank"><b>Emile Hirsch</b></a>), il figlio giunto in una notte tempestosa ad
annunciare al padre la sua intenzione di far fuori la madre per
intascare i soldi dell'assicurazione sulla vita e cavarsi fuori dai
debiti. E il suo grido prima ancora di un cielo da tragedia
shakespeariana suona come un allarmante presagio alla concatenazione
di carneficine di questo
<b>Killer Joe</b>, noir grottesco che flirta con il pulp tarantiniano e
l'humor nerissimo dei <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joel_ed_Ethan_Coen" target="_blank"><b>fratelli Coen</b></a>, firmato da un illustre anticristo
della Nuova Hollywood: oggi più che mai, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/William_Friedkin" target="_blank"><b><span style="text-decoration: none;">William Friedkin</span></b></a> si conferma un regista per palati forti. Sarà la
matrigna Sharla (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gina_Gershon" target="_blank"><b>Gina Gershon</b></a>) ad aprire la porta, incurante della
vagina al vento, e a far entrare il diluvio Chris nella già devastata
famiglia Smith.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un intrigo che prende le mosse dal più classico
degli incipit thriller, il buon vecchio omicidio per denaro, per
giunta su commissione, e da qui imbastisce il suo affresco da cinema
dell'assurdo, strapazzando a dovere il ritratto della gioiosa
famiglia a stelle e strisce riunita in preghiera attorno alla tavola
imbandita nel giorno del Ringraziamento (nel suo sacro furore
distruttivo il cineasta ha pensato soprattutto agli idillici tableaux domestici di
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Norman_Rockwell" target="_blank"><b>Norman Rockwell</b></a>). <span style="font-style: normal;"> </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOzMZA_A1fvKoelc8ylYlPfsjZ749wgqgVtJFKntW7kQ69KASuzOypVrGovVA5yM3bxQAHZSv0M_n2bJ6fa036GwtPVyNzzAuz8zB1w6YwdEn18GysKbC8JAaqMvkA5UhnMulxS6LMDmsO/s1600/killer_joe_rect-460x307.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOzMZA_A1fvKoelc8ylYlPfsjZ749wgqgVtJFKntW7kQ69KASuzOypVrGovVA5yM3bxQAHZSv0M_n2bJ6fa036GwtPVyNzzAuz8zB1w6YwdEn18GysKbC8JAaqMvkA5UhnMulxS6LMDmsO/s1600/killer_joe_rect-460x307.jpg" width="320" /></a><span style="font-style: normal;">Tratto dalla pièce
di </span><b><a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Tracy_Letts" target="_blank">Tracy Letts</a></b>, la cui penna è stata già fonte d'ispirazione
per l'ultimo film di Friedkin, l'altrettanto truculento <b>Bug</b>, Killer
Joe porta sulle spalle l'eredità di un <b>Tennessee Williams</b> o di un
<b>Landsdale</b>, cantori dell'America <i><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/White_trash" target="_blank">white trash</a></i>, popolata da piccoli
bianchi miserabili e violenti. Una palude nelle cui acque plotoni di
scrittori e registi assetati (uno per tutti, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Harmony_Korine" target="_blank"><b>Harmony Korine</b></a> e il suo
disturbante <b>Gummo</b>), si sono in passato abbeverati per irrigare storie
ai margini, e di margini, nei soffocanti Stati Uniti del Sud. Laddove covano consumismo-spazzatura (in bocca al lupo
agli estimatori del <span style="font-style: normal;">Kentucky Fried
Chicken, dubitiamo che dopo la “pollatio” finale riusciranno
ancora a gustarsi un succulento galletto fritto), dipendenze da junk
tv, nonché purulente perversioni sessuali</span> pronte a scoppiare
in faccia ai personaggi più deboli, donne in cima alla lista. Si
veda la già citata scena della coscia di pollo che diventa strumento
(fallico) di punizione o la stessa messa in scena dei ruoli
femminili, legati a, ma non per questo appiattiti su, gli archetipi
sessuali di vergine, madre e prostituta. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfhPZCTxNqXN-3rg8L-CrasVeSCn-wFWUhWa-9RIP5TeW7o-Oq0cZhLISlCPcbkbXCBwR40EiG6rWShGJN4GsVqMC_4UW07b0NHQ3MkfFWaWFLPKlgCoo4TaxnGE4eL5SY-GwIuVtPl-59/s1600/killer-joe.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfhPZCTxNqXN-3rg8L-CrasVeSCn-wFWUhWa-9RIP5TeW7o-Oq0cZhLISlCPcbkbXCBwR40EiG6rWShGJN4GsVqMC_4UW07b0NHQ3MkfFWaWFLPKlgCoo4TaxnGE4eL5SY-GwIuVtPl-59/s1600/killer-joe.jpg" width="320" /></a>Ninfetta stralunata di
biondissima castità è appunto Dottie (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Juno_Temple" target="_blank"><b>Juno Temple</b></a>), sorella
adolescente di Chris e delle varie Cenerentola e Cappuccetto
Rosso, che per volere della famiglia finirà tra le fauci del lupo
cattivo, senza però rammaricarsene troppo, e anzi scambiandolo,
nonostante il cappello da cowboy e i vestiti di pelle nera possano trarre in inganno, per un
principe azzurro a tutti gli effetti. L'ambiguo orco in questione è
neanche a dirlo il killer del titolo, glacialmente interpretato da
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Matthew_McConaughey" target="_blank"><b>Matthew McConaughey</b></a>, ex damerino di melense commediole che di questi
tempi ha trovato riscatto in un'infilata di metamorfosi ben poco
rassicuranti, da <b>Magic Mike</b> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Steven_Soderbergh" target="_blank"><b>Soderbergh</b></a> a <b>Paperboy</b> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Lee_Daniels" target="_blank"><b>Lee Daniels</b></a> e
<b>Mud</b> di <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Jeff_Nichols" target="_blank"><b>Jeff Nichols</b></a>. Anche al soldo di Friedkin, il risultato non è meno lusinghiero. Viene in mente un altro sicario spietato, l'angelo della morte di <b>Non è un paese per vecchi</b>, <i>“gli
occhi che fanno male” </i>di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Javier_Bardem" target="_blank"><b>Javier Bardem</b></a>, ma senza il taglio
di capelli improbabile e con un accendino iper-tamarro in mano al posto dello sparachiodi. Sbirro e assassino al tempo stesso, Joe
è l'incarnazione del male vero, quello psicopatico e quello sociale, che nidifica dietro un'apparenza di
rispettabilità, ma che di quest'ultima conserva giusto la divisa. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGn3J2eIRcvBmaW0DmmFf4rCleYc6S4BrYn7KveqGCvwnWvBIULVraEzR51CfHfzFkAAH0c6nR72uHLLoZ7Zd_ErEcXaWxStgVOYUNRHv36TDSm-s1ZQ1SHnCIkFd1D_OSBrsjzhX3Iy1a/s1600/killer-joe-3-2012_jpeg_610x0_q85.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGn3J2eIRcvBmaW0DmmFf4rCleYc6S4BrYn7KveqGCvwnWvBIULVraEzR51CfHfzFkAAH0c6nR72uHLLoZ7Zd_ErEcXaWxStgVOYUNRHv36TDSm-s1ZQ1SHnCIkFd1D_OSBrsjzhX3Iy1a/s1600/killer-joe-3-2012_jpeg_610x0_q85.jpg" width="320" /></a>Osservare la follia che germoglia, è questo il cruccio di Friedkin,
dall'<b>Esorcista</b> fino ad oggi. Dai quando consuma i suoi primi vagiti, da quando è ancora in fasce e cresce fatalmente nel
microcosmo di una famiglia, dall'ululato premonitore di un cane
nella notte. Non sono di casa, tra queste mura,
l'etica e la bontà, spazzate via da un vento tragicomico e dagli
squarci bui della fotografia di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Caleb_Deschanel" target="_blank"><b>Caleb Deschanel</b></a>. Nella vertigine di
un finale che resta sospeso a mezz'aria, ciascun personaggio viene
compresso in uno stesso agghiacciante fondale, in cui un fallo
diventa pollo, l'unto del grasso sperma da sciacquar via, la
preghiera bestemmia e il miracolo della speranza di vita migliore si
sconta col sangue.
</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-61746046755944101422012-09-29T03:10:00.000-07:002012-09-29T03:10:10.179-07:00Anteprima di Amour, il mostro di gentilezza di Michael Haneke
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgazjTpskHxDAoiYMjVYRAaADzddAl7Y2l6U0PKRIONYSDdKxmczh3pgA5sYB2jhQPqI1tK50kwxOIiOhbrLN5Tr4Y34p-9bRcL8QGmvVVgIGKZ5xidP49fjuKS2BdPU3fcP-kj4u0pdvD2/s1600/amour-movie-poster-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgazjTpskHxDAoiYMjVYRAaADzddAl7Y2l6U0PKRIONYSDdKxmczh3pgA5sYB2jhQPqI1tK50kwxOIiOhbrLN5Tr4Y34p-9bRcL8QGmvVVgIGKZ5xidP49fjuKS2BdPU3fcP-kj4u0pdvD2/s320/amour-movie-poster-1.jpg" width="235" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È sempre un piacere quando <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Haneke" target="_blank"><b>Michael Haneke</b></a> si concede (e ci concede) una pausa dalla storia
contemporanea, mettendo da parte la lente da sociologo che indaga
sulle origini del nazismo (<b>Il Nastro bianco</b>, sua prima Palma d'oro a
Cannes), o sulle conseguenze del colonialismo (<b>Niente da nascondere</b>),
per esercitare l'arte, sublime e spietata, dello scultore di interni
casalinghi “infestati” da disagio e disperazione. Come già
accaduto con <b>La pianista</b>, l'<b>Amour</b> tra la coppia di ottuagenari Anne e
Georges, interpretati da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Emmanuelle_Riva" target="_blank"><b>Emmanuelle Riva</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Louis_Trintignant" target="_blank"><b>Jean-Louis Trintignant</b></a>,
consuma il suo ultimo doloroso atto in spazi rigorosamente chiusi. Il
film debutta con quella che sarà l'unica ripresa esterna,
proiettandoci in realtà in un altro interno, quello del Teatro degli
Champs-<span style="font-weight: normal;">Élysées</span> di Parigi,
dove si esibisce in concerto un ex allievo della donna, insegnante di
musica in pensione. Per tutto il resto dell'opera, non usciremo mai
dall'appartamento borghese dei due, con le sue pareti piene di libri
e l'arredamento signorile. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'afflato cosmico che a Cannes 2011 aveva
accompagnato le apocalissi di <b>Melancholia</b>, <b>The Tree of life</b> e <b>Take
Shelter</b>, nell'edizione 2012 si ritrova col fiato corto e collassa su
scenari asfittici e claustrofobici. Che si tratti della limousine del
miliardario protagonista di <b>Cosmopolis</b>, della clausura monastica di
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cristian_Mungiu" target="_blank">Mungiu</a> e del suo <b>Al di là delle colline</b>, o dell'elegante abitazione
parigina di Amour, il festival presieduto da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Nanni_Moretti" target="_blank">Nanni Moretti</a> ha visto
tanti spazi chiusi diventare tomba di cadaveri annunciati. Mai come
lo scorso maggio sulla Croisette francese è soffiata una brezza
mortifera, un'estetica da obitorio da raggelare il sangue nelle vene. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Di ritorno dal concerto, Anne e Georges scoprono che la serratura
della porta di casa è stata forzata. Qualcuno, o qualcosa, ha
cercato di introdurvisi. Un'intrusione dalla forte portata simbolica,
che ben si attaglia all'etichetta di cinema della minaccia (di
pinteriana memoria) che il regista si è cucito addosso. Non passa
molto perchè il sinistro presagio si traduca in malattia per lei e
in calvario per lui. La bellezza classica di Emmanuelle Riva, icona
della Nouvelle Vague, viene annientata, deturpata, mortificata. Un
ictus si porta via prima la sua voce di pianista, impedendole l'uso
della mano e quindi dello strumento, poi le divora la voce vera e
propria, quella fisica. La prima tornerà a risuonare soltanto nel
ricordo, straziato e straziante, del marito, mentre l'altra con la
demenza senile si degraderà in un incomprensibile balbettio di
filastrocche infantili. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkcYfRmuESdfkfJHu5hKAoz_ePxjYZ1RAZxpgpcts8bMmlGE6HO53R32y8VmdJNLa67FyRvWp_w7c3dC2JXf4fVxXoh6bmQczxsMOAbHnw-kJ0waJtPS9R7XPKE_iJ467Wgm8sdLIgDTWg/s1600/Amour-film-still-016.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkcYfRmuESdfkfJHu5hKAoz_ePxjYZ1RAZxpgpcts8bMmlGE6HO53R32y8VmdJNLa67FyRvWp_w7c3dC2JXf4fVxXoh6bmQczxsMOAbHnw-kJ0waJtPS9R7XPKE_iJ467Wgm8sdLIgDTWg/s320/Amour-film-still-016.jpg" width="320" /></a>Procede per inquadrature insopportabilmente
fisse Amour, per piani sequenza lancinanti, che non tentano né di
edulcorare la pillola, né tanto meno di distogliere lo sguardo: è
umiliante invecchiare, ridursi ad una manciata di funzioni
biologiche, strappati alle alte sfere del proprio intelletto per
essere risucchiati in un sordido can can di pannoloni e sedie a
rotelle. Da sempre, lo stile di Haneke è asciutto, da entomologo, e
sotto il suo microscopio ci siamo noi, esseri umani capaci di gesti
disumani. Il male è spesso banale dalle parti del cineasta
austriaco, per dirla alla Hannah Arendt. È un male domestico, come
quello di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Isabelle_Huppert" target="_blank"><b>Isabelle Huppert</b></a> ne La pianista o quello della piccola
comunità rurale di inizio '900 de Il nastro bianco. Per fotografare
il degrado di questa coppia, Haneke si è avvalso di un virtuoso del
colore come <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Darius_Khondji" target="_blank"><b>Darius Khondji</b></a>, che sul biglietto da visita vanta, tra le
altre cose, le sfumature noir di Seven, gli ocra surreali di
Delicatessen e, da ultimo, le luci trasognate di Midnight in Paris.
Qui, il direttore iraniano lavora su una <i>palette</i> limitata ai marroni
e ai grigi, consegnandoci un mondo privato incupito dalla pioggia e
popolato da ombre che si allungano sempre più. </div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi11WEEDfforpNgkf5r-RGB049DVBF-rTiERfnLgBhGr0R1RIsAT22gyQMnfyw5L_RzQLDEQZg3l55szxWOEnSAcEIVW4o3DjkPQXmvMtWeTt0ElWiNECrUH9FrBS5PRhEJq_tS-PnCIxEd/s1600/amour.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi11WEEDfforpNgkf5r-RGB049DVBF-rTiERfnLgBhGr0R1RIsAT22gyQMnfyw5L_RzQLDEQZg3l55szxWOEnSAcEIVW4o3DjkPQXmvMtWeTt0ElWiNECrUH9FrBS5PRhEJq_tS-PnCIxEd/s320/amour.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Michael Haneke sul set con gli attori</td></tr>
</tbody></table>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Narrativamente
parlando, accade poco o nulla, al di là della lenta agonia di Anne.
Eppure, questa minimale parabola discendente sa raccontare
moltissimo. È la storia di un amore che impietosamente illumina di
significato la formula del <i>“finché morte non vi separi”</i>. È la
storia di una reclusione e di una resistenza a due. Una storia che,
prima o poi, sarà quella di tutti noi. Motore mobile, anche se
stancamente claudicante, di questo terrificante flash forward, è
l'immenso Jean-Louis Trintignant, con il suo repertorio coniugale
fatto di dolcezza e qualche gesto di estrema, anche se
compassionevole, violenza. Il senso di questo Amour, titolo letterale
e al tempo stesso sarcastico, sta tutto nella frase che Anne rivolge
al suo Georges: <b><i>“qualche volta sei un mostro, ma sei gentile”</i></b>.
Così è anche la regia di Michael Haneke: mostruosa nella sua tanto
chiacchierata crudeltà, e tuttavia in grado di stupire con lampi di
tenerezza e stralci di laconica ironia, da custodire come preziosi
esorcismi di fronte all'ineluttabile morte che tutti attende: <i>“Cosa
diresti tu se nessuno venisse al tuo funerale?”</i>, chiede Anne.
<i>“Probabilmente nulla”</i>, risponde Georges. Alla fine, resta un
vuoto indicibile, e in quel vuoto lo sguardo sperduto della figlia
Isabelle Huppert. Lo sguardo dei vivi che rimangono in attesa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>Film in uscita il <b>26 ottobre 2012 </b></i></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-67412927069282829712012-09-18T13:01:00.001-07:002012-09-18T13:01:04.983-07:00La mia su Prometheus. Attenzione, alta concentrazione di spoiler
<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
-->
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs_AXuiItUErtQATKTNdvs77_oRixyEBWjeTTqPkywE3XyHsGvN8Ra3oIFAOZbWtM84xHa_kRi_uupu-yoBROtG_XxRtDqV88yyDB8ZTPiComlqkYYUPAfxpzvqPz_cwd0n9iaWqSu8FIr/s1600/prometheus-locandina-internazionale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs_AXuiItUErtQATKTNdvs77_oRixyEBWjeTTqPkywE3XyHsGvN8Ra3oIFAOZbWtM84xHa_kRi_uupu-yoBROtG_XxRtDqV88yyDB8ZTPiComlqkYYUPAfxpzvqPz_cwd0n9iaWqSu8FIr/s320/prometheus-locandina-internazionale.jpg" width="214" /></a></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Cosa ci fa un
cavaliere Jedi sul pianeta Terra? Ah no, è solo l'albino del Codice
Da Vinci che ha messo su un bel contorno di muscoli, ah no è un
ingegnere alieno che, dopo aver trangugiato una non meglio
identificata sbobba nera, inizia a sgretolarsi fino a cadere in una
cascata, dove i filamenti del suo dna si spezzano e poi
cristallizzano in una nuova spirale, principio della vita. Il prologo
del “prologo” di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Alien" target="_blank"><b>Alien</b></a>, che come tutti han precisato è molto più
che un semplice prequel, è decisamente una figata
e, con una raccapricciante scarnificazione datata all'alba dei tempi,
promette agli appassionati esplosioni di cervella e interiora, virate
splatter che faranno esclamare più di un "bleah". Ad essere cambiata
radicalmente, è la portata filosofica di cui <b>Prometheus</b>, fin dal
titolo mitologico, si fa carico nel suo ambizioso inseguimento di una
antropogonia che molto ha a che fare con <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Blade_Runner" target="_blank"><b>Blade Runner</b></a> e che, volendo
fare il verso allo spin-off sullo scontro tra Predator e la creatura
di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ridley_Scott" target="_blank"><b>Ridley Scott</b></a>, potrebbe tradursi in <i>creazionisti versus darwiniani</i>.
Parrebbe infatti che il gigante palestrato e la sua per nulla
invitante bevanda siano all'origine della nascita della specie umana. </div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Una coppia di antropologi (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Noomi_Rapace" target="_blank"><b>Noomi Rapace</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Logan_Marshall-Green" target="_blank"><b>Logan Marshall-Green</b></a>) crede
di aver scovato sulle pareti di una caverna la mappa per
giungere ai propri creatori, ed organizza una spedizione spaziale
finanziata dalla Wayland Corporation. A vegliare sul sonno
criogenico dei viaggiatori troviamo il droide David,<i>
</i>imbambolato, stile Wall-E con Gene Kelly, davanti al capello
color platino di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Peter_O%27Toole" target="_blank"><b>Peter O'Toole</b></a> in <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Lawrence_d%27Arabia_%28film%29" target="_blank"><b>Lawrence d'Arabia</b></a>, del quale gli
sceneggiatori gli faranno pronunciare una serie di citazioni in
momenti precisi del plot, in modo che appaiano come suoi caustici commenti allo svolgersi degli eventi. Pur non essendo chiarite, ma soltanto
suggerite, le ragioni profonde del suo agire (perchè infetta il
compagno della Rapace?), il robot che prende il posto che in Alien fu
di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ian_Holm" target="_blank"><b>Ian Holm</b></a> è di gran lunga il personaggio più convincente, e
questo al di là dell'interpretazione del sempre ottimo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Fassbender" target="_blank"><b>Michael Fassbender</b></a>. </div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpqeObMfgIZ1XFIuwu0dv4xuf_P1psMi16dOOJcgW17cFL0-XixTO1gHmjaZWKZwE3XKfXVe8NV-D9rCZDrKIEGwds6WhGCZN4kNbAH1prndv7TV9R8a_79KEzKBslXEc0U6Tc5jeBxUQj/s1600/Michael-Fassbender-as-David-in-Prometheus.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpqeObMfgIZ1XFIuwu0dv4xuf_P1psMi16dOOJcgW17cFL0-XixTO1gHmjaZWKZwE3XKfXVe8NV-D9rCZDrKIEGwds6WhGCZN4kNbAH1prndv7TV9R8a_79KEzKBslXEc0U6Tc5jeBxUQj/s320/Michael-Fassbender-as-David-in-Prometheus.jpg" width="320" /></a>Nessuno sembra rendersi conto della gamma di umanissimi
sentimenti che si sono fatti strada tra i tessuti meccanici di David,
e non per forza nei confronti dei propri creatori l'atteggiamento
sarà di gratitudine, come avrà modo di intuire lo spettatore. Il
clone col silicio al posto del sangue offre la sponda per un
interessante parallelismo tra i quesiti esistenziali che l'uomo
vorrebbe sottoporre agli ingegneri e quelli identici che
assillano i robot <i>- “perchè secondo lei mi avete creato?”</i> chiede
David all'antropologo, mentre gli allunga un letale calice di
champagne - entrambi destinati a ricevere una risposta deludente: <i>“perchè
ne siamo stati capaci”</i> è la spiegazione data a David,
che, laconico, ribatte <i>“pensi che delusione se il suo creatore le
rispondesse così”</i>. Più avanti vedremo che la reazione dello Space Jockey cui dobbiamo la vita sarà ben più terribile.</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Elucubrazioni filosofiche a parte, lo sport
preferito dai critici di Prometheus sembra consistere nel
confrontarlo con l'illustre capostipite e, sul metro di questo
paragone, misurare pregi e difetti del semi-prequel. Volentieri non
mi sottraggo all'inevitabile fatica. Punto di forza di <b>Alien</b> era il <i>restyling</i> della sci-fi, la sua ibridazione, dilatandola con la suspence del
thriller, macchiandola con il trash dell'horror, e infine adagiandola negli angusti
spazi delle astronavi progettate da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hans_Ruedi_Giger" target="_blank"><b>Hans Ruedi Giger</b></a>. Un
terrore che si nutre di ombre (c'è sempre qualcosa pronta ad
afferrarti nel buio), e di simbologie anatomiche: esseri falliformi e
vaginoformi, gravidanze sui generis che fanno leva su una paura
ancestrale come quella del concepimento mostruoso, <i>topos</i> operante anche in
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rosemary%27s_Baby_-_Nastro_rosso_a_New_York" target="_blank"><b>Rosemary's Baby</b></a> e nelle maternità extra-uterine di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/David_Cronenberg" target="_blank"><b>Cronenberg</b></a>, qui
rivisitato dall'auto-cesareo con cui <b>Noomi Rapace</b> dà alla luce un
ributtante calamaro assassino, prima di ricucirsi la pancia con una
specie di spara-graffette e sortire incolume, ma soprattutto in stato
cosciente, dalla capsula medica. </div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcUbC6H8G7er98rQAzF_ttiXnn1vD5jeJmAADANbNovog9nEzoVtPfGoNNs9JEeaHQtsyzbjFxWcOPqfJGm4lIvrX_K9KlcGlfH_8r8P_ojs4sEr8lU8IMRUVtOX_-1Xt8P4CCFDLZ21N3/s1600/tumblr_m5dyhguDzT1qdtgjmo2_1280.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="169" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcUbC6H8G7er98rQAzF_ttiXnn1vD5jeJmAADANbNovog9nEzoVtPfGoNNs9JEeaHQtsyzbjFxWcOPqfJGm4lIvrX_K9KlcGlfH_8r8P_ojs4sEr8lU8IMRUVtOX_-1Xt8P4CCFDLZ21N3/s320/tumblr_m5dyhguDzT1qdtgjmo2_1280.jpg" width="320" /></a>In Alien c'era poi la paranoia della minaccia virale, con lo xenoforme assunto
per bocca attraverso il face hugger e il feto diventato mostro, che
dopo un periodo di incubazione fuoriesce dal grembo dell'organismo
ospite sfondandogli il torace. Un predatore extraterrestre tanto
più sinistro in quanto non uccide né per difesa né per cibo, ma per moltiplicare le fila della propria
specie. </div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Come giustamente molti hanno notato, l'elemento più fragile
di Prometheus si rintraccia dalle parti della scrittura, laddove il
principale indiziato sul banco degli imputati è la penna di <b>Lost</b>,
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Damon_Lindelof" target="_blank"><b>Damon Lindelof</b></a>, che qui, come già nella serie tv, si diverte ad
elencare una sfilza biblica di domande, senza darsi poi troppa pena
nel fornire le risposte. Manovre da sceneggiatore consumato che
prepara il terreno per la probabile futura serializzazione del film
o, come denunciano i più, sviste da novellino? </div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiz8ZOowOwoDLx4m32zVgf4C_DP4b_Q1_CrAXvYGtGoRkUFNQyw3TMfY-9PS785mF5cqwabvQcWvTSYrw3m40aod6AgJl1PeS91tLMSt1LbSPu9HpDA7WFAyYS3HF0iTKWmYUJc9qUKyKy/s1600/Prometheus-03.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiz8ZOowOwoDLx4m32zVgf4C_DP4b_Q1_CrAXvYGtGoRkUFNQyw3TMfY-9PS785mF5cqwabvQcWvTSYrw3m40aod6AgJl1PeS91tLMSt1LbSPu9HpDA7WFAyYS3HF0iTKWmYUJc9qUKyKy/s320/Prometheus-03.jpeg" width="320" /></a>Qualche esempio. <b>1)</b> Il
parecchio triste riempitivo sessuale tra il timoniere e
l'algidissimo stoccafisso <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Charlize_Theron" target="_blank"><b>Charlize Theron</b></a>, nei panni della misteriosa
Miss Vickers, che fa il suo ingresso in scena tutta gocciolante e
fiera dei suoi bicipiti d'acciaio, del tipo “se te prendo te
disfo”, si rende protagonista del colpo di scena più inutile della
galassia e poi finisce schiacciata sotto i rottami dell'astronave per
un banale errore di calcolo della traiettoria. <b>2)</b> Imperscrutabili le ragioni dell'ingaggio del troppo giovane <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guy_Pearce" target="_blank"><b>Guy Pearce</b></a> nelle vesti del decrepito Wayland: tutta quella fatica per invecchiarlo,
per giunta con risultati assai discutibili, solo per un teaser
promozionale destinato al viral marketing del film? Bah. <b>3) </b>Il
personaggio in questione, all'inizio è un deus ex machina che resta
occultato, dichiarato morto dal
proprio stesso ologramma, poi si scopre vivo, anche se un po'
stagionato, a bordo della navicella spaziale, per perire sul finale nel giro
di qualche minuto, senza troppi convenevoli. Ari-bah. <b>4)</b> Dal punto di vista ritmico,
il count down dei morti risulta mal dosato, con il cumulo di cadaveri
che si alza di colpo quando uno dei geologi alienizzato, o
zombieficato fate voi, bussa alla porta dell'astronave e in pochi
secondi fa fuori metà equipaggio. Nulla a che vedere con l'Alien di Scott, in cui le uccisioni
erano centellinate e ad ognuna veniva dato il giusto peso, in termini
di tensione e sangue versato. <b>5) </b>Poco o per nulla sfruttata la tecnica
del far vedere (l'alieno) il meno possibile, adottata dal regista
inglese nel primo capitolo della saga e utilizzata anche da <b>Spielberg</b>
nel suo <b>Squalo</b> per lasciar cuocere a fuoco lento l'ansia del
pubblico. </div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgb4USEcTRbusxpdFWcpTjmT3-pnpbMLptxm-7eczZxXAMRziswjoOWzoF2V5h8h-avuC7_Qo5WindvmcV5qcJD1UKA6c0rMtWfoNFParWJ0yZFBHKcmNhwExZ-Zvm4UhjPz4nEBe1jIICF/s1600/Noomi-Rapace-in-Ridley-Sc-008.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgb4USEcTRbusxpdFWcpTjmT3-pnpbMLptxm-7eczZxXAMRziswjoOWzoF2V5h8h-avuC7_Qo5WindvmcV5qcJD1UKA6c0rMtWfoNFParWJ0yZFBHKcmNhwExZ-Zvm4UhjPz4nEBe1jIICF/s320/Noomi-Rapace-in-Ridley-Sc-008.jpg" width="320" /></a>C'è chi obietta che, a dispetto di tante perplessità,
visivamente il film sia un vero schianto. <i>Ma per Dio, ci
mancherebbe altro! </i>Con tutti i paperdollari iniettati nel progetto,
sarebbe stato uno scandalo il contrario, anche se l'uso deludente
della stereoscopia nella gran parte dei kolossal fino ad oggi girati fa spezzare
una lancia a favore del buon 3D confezionato da Scott. Il tenore
della fantascienza si è notevolmente impennato dopo che <b>James
Cameron</b> ne ha cambiato i connotati in <b>Avatar</b>. </div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Senza dimenticare che
Prometheus ha il vantaggio di potersi dotare dello straordinario
immaginario costruito dal genio Giger (con il contributo di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Rambaldi" target="_blank"><b>Carlo Rambaldi</b></a>, è giusto ricordarlo) per gli Alien.
Un patrimonio genetico di razza, prezioso dna per ogni forma di sequel futura.
</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-20841852127641335162012-09-18T06:57:00.000-07:002014-10-29T09:07:53.209-07:00Après Mai, il triste maggio '68 di Olivier Assayas<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1a1fmc_ypsJ386X9ncTl2txV3NKPqo_dQtwGUZ-_P5KEvvWL-c-u5ySTpzTyRjBsCYUPmGlfaDjna5q8Ku73UOhjGlZOIZ5iidHvZhFDbtPbkbJ-6fQkvDDA5PxpqZhXUoP2-b8aNCHnO/s1600/Apres-Mai_cover_u.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1a1fmc_ypsJ386X9ncTl2txV3NKPqo_dQtwGUZ-_P5KEvvWL-c-u5ySTpzTyRjBsCYUPmGlfaDjna5q8Ku73UOhjGlZOIZ5iidHvZhFDbtPbkbJ-6fQkvDDA5PxpqZhXUoP2-b8aNCHnO/s320/Apres-Mai_cover_u.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un periodo serio, fin troppo serio, serbatoio di
slogan giovanili duri a morire e campo minato in cui, nell'arco di
una stagione, sono di colpo esplose tutte le rivendicazioni e le inquietudini covate
nel decennio precedente, preludio alla spensierata febbre da sabato sera degli anni '80. É il <b>'68</b>,
che ha modificato per sempre il significato delle espressioni <i>essere giovani</i> ed <i>essere di sinistra</i>. Un lasso di tempo diventato occasione di
costruzione identitaria imprescindibile per chi, alla soglia del
liceo, è costretto volente o nolente a farne i conti. l'<b>Après Mai</b>, il “dopo maggio”, ritratto
dal regista francese <b>Olivier Assayas</b>, uno che quelle rivendicazioni
le ha gridate, conferma l'infatuazione del cinema d'oltralpe per le
ambientazioni sessantottine, che tanto hanno significato per coloro
che le han vissute - come mostrano i personaggi del film, che nel
giro di qualche anno prenderanno decisioni capitali - ma che assai poco hanno sconquassato la storia politica. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A ben vedere, i
maggiori successi “rivoluzionari” dell'epoca, si registrano nel
settore dell'emancipazione sessuale, grazie alla lotta delle
femministe spesso bollate dai
compagni uomini senza mezzi termini come “lesbiche”, nel campo dei costumi e della cultura. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_LBOwtZGQPAmtYYSPbDTuN7IbKpKnJPEQuahNLgCYO8I0WNR5XuZiwNPpst1ZHkDRJdLFI8mG8Jot9ehtfqKf6i0FE0YK1QiNJPHY0NYlc4tY4gUOzn3IgZKdUNr1BXBr7ROVcL3t2wwN/s1600/Apres+Mai+-+Olivier+Assayas_hr+(3)--630x365.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_LBOwtZGQPAmtYYSPbDTuN7IbKpKnJPEQuahNLgCYO8I0WNR5XuZiwNPpst1ZHkDRJdLFI8mG8Jot9ehtfqKf6i0FE0YK1QiNJPHY0NYlc4tY4gUOzn3IgZKdUNr1BXBr7ROVcL3t2wwN/s320/Apres+Mai+-+Olivier+Assayas_hr+(3)--630x365.JPG" height="185" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Al volgere del '68,
<b>arte e politica</b> sembrano arrivare ai ferri corti. La dimensione
estetica viene trattata alla stregua di un vezzo per intellettuali, che
distrae dal messaggio politico e anzi ne intacca la purezza
rivoluzionaria. Un dissidio che il protagonista di Après Mai, Gilles
(<b>Clement Metayer</b>), vive in quanto essere complesso, che
concepisce la battaglia per il 'bello' e il 'giusto' come un tutt'uno
inscindibile. Pittore per studio, regista per vocazione, egli è un
cinefilo attento e un lettore vorace, disubbidiente
all'interpretazione ortodossa che del maoismo fanno i compagni e
interessato invece ai saggi che criticano la Cina e la
Russia comuniste. Ad un documentario sulle condizioni dei contadini
calabresi, Gilles preferisce l'incanto degli scavi di Pompei. La storia gli
darà ragione. Nel conflitto tra politica e arte, infatti, sarà
quest'ultima a spuntarla. La musica, il cinema e la letteratura hanno subito, sul finire degli anni '60, l'evoluzione più
drastica, mentre nelle fabbriche il movimento operaio si disgregava
abbattuto dalle privatizzazioni selvagge, mentre il dogma statalista cedeva al
libero mercato e le piazze si svuotavano. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiURRvLy7VWisRrx7uZuT878SG1By1yOUcQxVBOyvdpEBQ5bzMqtCDxxyXoyihQzfUtoSnEmV_73j-vaCzSz1GCGCezCzB_cxwDm_P8k0mKVlrpXJC0RQ_aYZKsqMOEFAkt4SvnDt_TJ63N/s1600/apres_mai.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiURRvLy7VWisRrx7uZuT878SG1By1yOUcQxVBOyvdpEBQ5bzMqtCDxxyXoyihQzfUtoSnEmV_73j-vaCzSz1GCGCezCzB_cxwDm_P8k0mKVlrpXJC0RQ_aYZKsqMOEFAkt4SvnDt_TJ63N/s320/apres_mai.jpg" height="220" width="320" /></a>Sembra di udire le parole
del capolavoro di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Scola" target="_blank"><b>Ettore Scola</b></a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/C%27eravamo_tanto_amati_%28film%29" target="_blank"><b>C'eravamo tanto amati</b></a>, pronunciate da
un trio di ex partigiani nel dopoguerra italiano e tuttavia imparentate al linguaggio disilluso dei figli dei fiori divenuti
padri: <i>“volevamo cambiare il mondo e invece il mondo ha cambiato
noi”</i>. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La ricerca di una sintassi artistica “rivoluzionaria” che
fosse adeguata al contenuto politico, veniva allora snobbata da
alcune sinistre radicali, qui rappresentate da un manipolo di
intellettuali francesi prestati ad un cineforum italiano. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
D'altra parte, i personaggi di Assayas continuano a riempirsi la bocca di
etichette oggi vuote e destinate all'obsolescenza, come
“proletariato”, “popolo”, “classe operaia”, ma mai che
tra le fila rivoluzionarie faccia capolino un rappresentante del
Quarto Stato. Gilles e i suoi amici sono studenti di estrazione borghese,
incastrati nel doppio rifiuto da una parte dei metodi scolastici
tradizionali, dall'altra dei genitori che vorrebbero per loro un
futuro già pianificato. Après mai, pur non cedendo allo stereotipo,
non si fa mancare i più tipici <b><i>clichés</i></b> <b>sessantottini</b>: i dibattiti,
i pamphlet dissacranti stampati clandestinamente, i viaggi in Asia
alla scoperta di se stessi, l'amore nudo e libero, il veleno
dell'eroina che tinge a lutto i colori sgargianti della psichedelia
peace&love. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0d2CCYqjrCXfvoInt7CbTIOZq12hH9IjOhyt0ucbCrloqa-TiOsID5uAW_QV99Zco_Qi6tkeuiCpF0sNkHNMYDcCFllsZfGsYY_mQu0LL3aH1_hvbxUuyKZDYw_7dUIyfod3K2TqcWxVY/s1600/apres_mai_2-52664528.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0d2CCYqjrCXfvoInt7CbTIOZq12hH9IjOhyt0ucbCrloqa-TiOsID5uAW_QV99Zco_Qi6tkeuiCpF0sNkHNMYDcCFllsZfGsYY_mQu0LL3aH1_hvbxUuyKZDYw_7dUIyfod3K2TqcWxVY/s320/apres_mai_2-52664528.jpg" height="180" width="320" /></a>Senza mitizzazioni, Assayas non distoglie lo sguardo
dall'ottusità sterile dell'impegno duro e puro, né dai pericolosi
abbagli dell'immaginazione al potere, ma questi suoi occhi disillusi
caricano il clima del racconto di una tale amarezza da ricadere
nella trappola opposta dell'eccesso di autocritica. Gli attori sono
tutti molto bravi, tutti poco più che minorenni, e tutti
rigorosamente corrucciati. <i>Altro che beata gioventù!</i> Spicca <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Lola_Cr%C3%A9ton" target="_blank"><b>Lola Créton</b></a>, già avvistata in <b>Un amour de jeunesse</b>, che ancora una volta
riesce ad esprimere praticamente tutto senza fare praticamente nulla,
semplicemente esistendo davanti alla cinepresa. E anche lei esibisce un
muso lungo che non finisce più. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nel complesso, il film decolla quando indugia sulla bellezza di visi poco più che adolescenti e scorci naturali bucolici, scenari ideali dell'età più verde, ma non riesce a
librarsi oltre il mero <b>autobiografismo</b> - il Gilles tuttofare al soldo
di dubbie produzioni cinematografiche a base di dinosauri, procaci
donne delle caverne e orde di nazisti, ricorda da vicino le prime
esperienze sul set dell'Assayas aspirante regista – e non è chiaro
fino a che punto, con il suo affresco storico pur puntiglioso, sia
davvero in grado di rivolgersi al nostro presente e di rintracciare
nel passato i semi dell'oggi, di quel temuto disimpegno politico che, a
detta di molti, sta contagiando le repubbliche occidentali fondate sul
lavoro precario. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>Il film, presentato all'ultima <b>Mostra del Cinema di Venezia</b>, verrà distribuito in Italia da Officine Blu, in data da definirsi. </i></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-6647003436112823792012-09-18T04:19:00.001-07:002014-10-29T09:47:23.318-07:00Bella Addormentata, di Bellocchio. Parole, parole, parole<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
-->
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinTPEh77aoPwRwevJvZlgo0w0n8x7M8dJt97aoganPCRd2HDsIb0emndjSc8_uvBkvf9b3AOdg0aCDDv9oE2lpCllkmH1z0kgp1SUX8_qWONt2H6OlkxdmXCK3rNauswWy7FDO14gjSq_M/s1600/Bella-addormentata.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinTPEh77aoPwRwevJvZlgo0w0n8x7M8dJt97aoganPCRd2HDsIb0emndjSc8_uvBkvf9b3AOdg0aCDDv9oE2lpCllkmH1z0kgp1SUX8_qWONt2H6OlkxdmXCK3rNauswWy7FDO14gjSq_M/s320/Bella-addormentata.jpg" height="320" width="224" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Chi è la bella addormentata del
titolo? Eluana Englaro? La figlia di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Isabelle_Huppert" target="_blank"><b>Isabelle Huppert</b></a> attaccata ai
macchinari e agghindata come una principessa? No, le belle in
questione sono anzitutto quelle che hanno la possibilità di aprire
gli occhi. Sono Rossa (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Maya_Sansa" target="_blank"><b>Maya Sansa</b></a>), che le parole e un bacio del
medico Pallido tentano di risvegliare dal baratro di autodistruzione
in cui è sprofondata, e Maria (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Alba_Rohrwacher" target="_blank"><b>Alba Rohrwacher</b></a>) che, preferendo alla
preghiera per Eluana morente la vaga ma tangibile promessa di un
amore, imparerà ad abbracciare il pensiero altrui e la libertà del
prossimo suo, a partire da quella del padre, senatore in piena crisi
di coscienza (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Toni_Servillo" target="_blank"><b>Toni Servillo</b></a>). Dal canto suo, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Bellocchio" target="_blank"><b>Marco Bellocchio</b></a> ha
tenuto a precisare che il
dormiente da ridestare è in fondo il Bel Paese tutto, stuprato dalle
idiozie di un'intera classe dirigente alle prese con un grattacapo
etico troppo controverso per essere risolto con mezzucci da
politicante, troppo grande per essere imbrigliato nell'angusto (e
volgare) lessico del politichese. I televisori perennemente accesi ci
restituiscono impietosi le dichiarazioni dell'allora premier
<b>Berlusconi</b> all'indomani della votazione di Palazzo Madama
sull'alimentazione artificiale, il chiacchiericcio catodico e la
retorica a basso prezzo, che nel film vediamo rimbalzare da una vasca
termale piena zeppa di politici togati, a guisa di pingui consoli romani,
fino al rissoso foro parlamentare. L'accanimento, prima terapeutico,
diventa mediatico. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAwcIayNUTrIgpa7XdYN-y5jz4XUmC2FYYImy3V2zX31vT42yBIMDfHaZ2yyihPRXd1DUcaGE9kZzgeWXCTg2GJtEglj64I2WjaT0DH6sYQiMzudtORK__a5LMCCk6_YZQYwx9EHgfzdiv/s1600/bella-addormentata-bellocchio.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAwcIayNUTrIgpa7XdYN-y5jz4XUmC2FYYImy3V2zX31vT42yBIMDfHaZ2yyihPRXd1DUcaGE9kZzgeWXCTg2GJtEglj64I2WjaT0DH6sYQiMzudtORK__a5LMCCk6_YZQYwx9EHgfzdiv/s320/bella-addormentata-bellocchio.jpeg" height="191" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Attraverso un processo inverso rispetto a <b>Vincere</b>,
in cui la biografia di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ida_Dalser" target="_blank"><b>Ida Dalser</b></a> serviva da trampolino di lancio per
una serie di interrogativi sulle radici di una nazione, sulla sua
patologica facilità alla rimozione memoriale e sui suoi fanatismi
tanto laici quanto religiosi, qui si decolla dalla storia collettiva
per approdare alle vicende private di un assortito gruppo di
personaggi, accomunati dai temi della vita, della morte, della libertà
e dell'amore. Ancora una volta, si ricorre ad immagini d'archivio: notiziari, talk show, interviste in tv. Mentre Eluana non
appare mai, il giovane Mussolini-<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_Timi" target="_blank"><b>Filippo Timi</b></a>, amante appassionato
della Dalser, veniva nettamente separato dal Mussolini-Duce, assurto
ad icona mediatica e pertanto mostrato solo tramite i cinegiornali
dell'epoca, che ne facevano anzitutto un corpo (politico) enorme e
schiacciante.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Oggi come allora, Bellocchio si conferma regista
coraggioso. Merce rara nel panorama nostrano. Ma un film di cui si
sente il bisogno non necessariamente può dirsi riuscito al 100%.
Dispiace il vittimismo del maestro, le sue manie di persecuzione nei
confronti del presidente di giuria <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Mann" target="_blank"><b>Michael Mann</b></a> e del povero semplice
giurato <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Matteo_Garrone" target="_blank"><b>Matteo Garrone</b></a>, rei di non aver incluso <b>Bella Addormentata</b>
nella rosa del vincitori al recente <b>Festival di Venezia</b> (una polemica che ricorda quella
per la mancata premiazione di Vincere a Cannes). Una "paranoia" forse nata con l'indegno rifiuto di finanziamenti all'opera da parte della <b>Film
Commission</b> del <b>Friuli Venezia Giulia</b>, che hanno spinto il 'caso
Bellocchio' ben al di là dello specifico filmico. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghUhYZXtSYSri_jHZQYkZsc9f3J02JOKUSpPxnwzCCAq6CW315MhX6az-RsVTAIZmJ1iZu-xepy_t26zScshKyQQ4vUHJYX35QcJNWOM9sX-90kSsTf31qAwRwuXK3UAyNToBHiC3qRMTY/s1600/bella-addormentata-1-179355_0x410.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghUhYZXtSYSri_jHZQYkZsc9f3J02JOKUSpPxnwzCCAq6CW315MhX6az-RsVTAIZmJ1iZu-xepy_t26zScshKyQQ4vUHJYX35QcJNWOM9sX-90kSsTf31qAwRwuXK3UAyNToBHiC3qRMTY/s320/bella-addormentata-1-179355_0x410.jpg" height="211" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'ultima fatica del regista piacentino resta interessante, ma
non meno gravida di difetti. La gestione della
narrazione è a tratti grossolana, sbilanciata nella messinscena delle diverse, forse
troppe, storie. Stendiamo un velo pietoso sulla presenza di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Brenno_Placido" target="_blank"><b>Brenno Placido</b></a>, attore cane per
eccellenza, capace con una sola declamazione della lauda di Jacopone
da Todi di eclissare la bravura della Huppert e dell'altro figlio d'arte <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gianmarco_Tognazzi" target="_blank"><b>Gianmarco Tognazzi</b></a>
(ma perchè agli eredi del grande Michele non viene interdetto
l'ingresso alla professione??). Soprattutto, i bellocchiani doc storceranno il
naso di fronte ad una regia un po' narcotizzata - un'altra
bella addormentata? - che poco concede ai virtuosismi senza
esclusione di colpi cui il cineasta con "i pugni in tasca" ci ha in
passato abituato. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGL4trr325BrAjUtMPC6vUnLA9BHeQfjuvwSQJO_XAVmnKV4RPVfUKuxZa8MbTaZuI6LyGff1TbeW4cP83SWaJZgN9r0xXdpAthUnQQ_QmH9xd45_UiUgtwaSIYskk5qY7zaCRitn-XWRj/s1600/la_bella_addormentata_ansa-480x300.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGL4trr325BrAjUtMPC6vUnLA9BHeQfjuvwSQJO_XAVmnKV4RPVfUKuxZa8MbTaZuI6LyGff1TbeW4cP83SWaJZgN9r0xXdpAthUnQQ_QmH9xd45_UiUgtwaSIYskk5qY7zaCRitn-XWRj/s320/la_bella_addormentata_ansa-480x300.jpg" height="200" width="320" /></a><b>Tra il dire e il fare, c'è di mezzo il cinema</b>. La
forza distintiva della settima arte consiste nel saper esprimere, attraverso le azioni prima ancora che con le parole, una dinamica narrativa e discorsiva. Se
qualcosa si può rimproverare in questo senso al film è appunto la
scelta di verbalizzare, piuttosto che
immaginare, il complesso intreccio di punti di vista che animano il
dibattito sul fine vita e sul diritto
all'autodeterminazione. <i>Parole, parole, parole</i>. I personaggi non
stanno zitti un secondo, e l'ansia di dialogo di ciascuno, certo esagerata da Bellocchio per
indicare che la morale della sua favola e la soluzione ai nostri dilemmi etici sta proprio nell'imperativo (morale) a comunicare, finisce
quasi per ricalcare la fastidiosa invadenza del baccano televisivo. Nell'Italia assopita di Eluana Englaro c'è davvero posto per il
dialogo, per un reale scambio di opinioni? A dispetto dell'intento di
definire le ultime volontà di chi non ha più voce, il blaterare
incessante è qui sintomo di una comunicazione a senso unico, perchè
tutti vogliono esprimersi, ma praticamente nessuno sembra disposto ad
ascoltare. C'è il senatore della Pdl che prova il suo
discorso politico senza poterlo mai enunciare alla platea
parlamentare, l'attore cane di cui sopra che desidera disperatamente le attenzioni della madre e si trova a monologare davanti al respiratore della
sorella in coma, infine la giovane attivista cattolica che rifiuta le
telefonate del padre. I lamenti rimbalzano su orecchie sorde, le
confessioni su cellulari che squillano a vuoto. Questi monologhi
rappresentano, per bocca dei vari personaggi, tesi più o meno laiche
attorno al tema della libertà di vita/morte. Ma il mancato
dibattimento di queste tesi le une con le altre non per forza alimenta una riflessione profonda da parte dell'autore, né dello spettatore. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ1AcTg3NO069wr_9ydjy6Pb7XTdI5FkR140OTvCrlU-QBvdRefpTXe09em6P2jYdRnGoNtttB-1qoaDSPz7E5en7o6Iys0LTB8eR6YfjCKPi0zdi3OCm3hRasNFha3fV7khcFDEb7jHnU/s1600/20120905_11773392.bmp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ1AcTg3NO069wr_9ydjy6Pb7XTdI5FkR140OTvCrlU-QBvdRefpTXe09em6P2jYdRnGoNtttB-1qoaDSPz7E5en7o6Iys0LTB8eR6YfjCKPi0zdi3OCm3hRasNFha3fV7khcFDEb7jHnU/s320/20120905_11773392.bmp" height="231" width="320" /></a>A
seminare davvero il senso (auto)critico è, non a caso, l'unico
episodio di reale confronto messo in scena: quello tra la tossica
<b>Maya Sansa</b>, che vorrebbe essere lasciata libera di morire, ed il medico
(<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pier_Giorgio_Bellocchio" target="_blank"><b>Pier Giorgio Bellocchio</b></a>), che le impedisce il suicidio. Nella sua
missione di salvataggio, dettata non da una specifica <i>pietas</i>
cristiana ma da una generica misericordia umana, egli finisce con il
prevaricare il diritto di scelta della ragazza. Quella di Rossa e
Pallido è la storia meno legata, se non ad un livello meramente
cronologico, alla vicenda di Eluana Englaro. Eppure, è senz'altro la più
riuscita. Il confronto, dapprima verbale, poi fisico e muto, tra due
opposte volontà che si incontrano, interrogano e rispondono, farà
finalmente svegliare la bella addormentata, e a noi spettatori sembrerà di
tornare a casa col cuore alleggerito.
</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-51632366861996402302012-09-18T02:26:00.001-07:002012-09-18T02:26:54.363-07:00Candidato a sorpresa: Jay Roach ci presenta la politica
<style type="text/css">
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-->
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigF12c4bbVpDJ4QphT39E52YXs9okCyS_-xK13qqUVOqwidkSGwar0FsqOhkx8eBxWIC6LKC5l8RG0ro0kkFnYeJ8bzb4TXf586ZvqwkA8XhuHUnfpIxQ6UQONSY7S7JSx9lZyXsAa-5Tf/s1600/Candidato-a-Sorpresa_cover_u-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigF12c4bbVpDJ4QphT39E52YXs9okCyS_-xK13qqUVOqwidkSGwar0FsqOhkx8eBxWIC6LKC5l8RG0ro0kkFnYeJ8bzb4TXf586ZvqwkA8XhuHUnfpIxQ6UQONSY7S7JSx9lZyXsAa-5Tf/s320/Candidato-a-Sorpresa_cover_u-2.jpg" width="224" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Cam Brady (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Will_Ferrell" target="_blank"><b>Will Ferrell</b></a>) è un deputato
in carriera. Con alle spalle quattro mandati assegnati per mancanza
di avversari, la professione politica per lui si traduce in tagli di
nastri, strette di mano e pupi da baciare. È un esperto nel dire
nulla, somministra alternativamente alle platee il motto “America,
Gesù, Libertà” e un accalorato “Sosteniamo i nostri soldati!”.
Tutto fa pensare che verrà riconfermato, ma un'orrenda gaffe a
sfondo sessuale cambia le carte in tavola, facendo precipitare il suo
indice di gradimento. I milionari senza scrupoli che fino a quel
momento lo hanno sostenuto, cominciano così a spalleggiare, a suon
di quattrini, il sempliciotto Marty Huggins (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Zach_Galifianakis" target="_blank"><b>Zach Galifianakis</b></a>). </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il
'candidato a sopresa' del titolo non sembra possedere il <i>physique du
role </i>necessario a concorrere, ma l'intervento del più spietato
manager sulla piazza segnerà la sua metamorfosi da grassottello
pesce pagliaccio ad autentico squalo dell'arena elettorale, complici
due carlini dal respiro inopportuno messi in quarantena, una moglie
che trasuda probità domestica acconciata come <b>Hillary Clinton</b> e,
<i>dulcis in fundo</i>, la sostituzione in casa di pizzi e merletti con
fucili e teste di cervo appese alle pareti. La competizione tra Marty
e Cam si farà via via più feroce, fino a quando la posta in gioco
non sarà più soltanto la conquista di un seggio al Congresso, ma la
propria stessa sopravvivenza politica. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzoTEFjaD6jLZPjZrU-c2hWx1QbX2ujFisSpEqgXW3F8GnSrbt5UFVVeTViBD8cBPJRP2Obu5EAB8kVfm5CSYnjrzZhlVeFYmcPvdYorsHHaKUzjZY2xlalTpYygVPyyQkBpE7KtG_QlOP/s1600/candidato-a-sorpresa-il-character-poster-italiano-di-huggins-interpretato-da-zach-galifianakis-247140.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzoTEFjaD6jLZPjZrU-c2hWx1QbX2ujFisSpEqgXW3F8GnSrbt5UFVVeTViBD8cBPJRP2Obu5EAB8kVfm5CSYnjrzZhlVeFYmcPvdYorsHHaKUzjZY2xlalTpYygVPyyQkBpE7KtG_QlOP/s320/candidato-a-sorpresa-il-character-poster-italiano-di-huggins-interpretato-da-zach-galifianakis-247140.jpg" width="215" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Diretto dal <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jay_Roach" target="_blank"><b>Jay Roach</b></a> di <b>Ti
presento i miei</b> e della saga di <b>Austin Powers</b>, dai quali affluisce
il medesimo umorismo scatologico e di cattivo gusto (non per questo
inefficace), <b>Candidato a sorpresa</b>, conscio di non poter evitare la
mannaia della censura, elabora una serie di gag politicamente
scorrettissime, almeno quanto i suoi immorali protagonisti. Perfetto
il cast, composto dai comici dello storico programma <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Saturday_Night_Live" target="_blank"><b>Saturday Night Live</b></a>, tra i quali spiccano Will Farrell, ormai avvezzo al doppiopetto
da politico dopo anni di gloriosa imitazione di George W. Bush, e il
veterano <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Dan_Aykroyd" target="_blank"><b>Dan Aykroyd</b></a>. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Inutile dire che, per realizzare una commedia
davvero dissacrante in cui lo spettatore possa riconoscere, sotto
forma più o meno stereotipata o enfatizzata, le storture del
presente, occorre partire da un solido fondamento realistico. <i>“Stiamo
mostrando, in maniera buffa e divertente, come viene fatta la
salsiccia”</i>, afferma Galifianakis. E Roach è certo in grado di
assolvere questo compito, data la sua recente regia di due
lungometraggi tv targati <b>HBO</b>. <b>Game change</b> e <b>Recount</b>,
affrontavano con tono ben più serio, rispettivamente, le elezioni
presidenziali americane del 2008 e il broglio rilevato in Florida
durante il testa a testa Bush-Gore, nel 2000. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM3ZiFyaKGe1r164rrWNLt1VVR3ZxCOLndhGELvUZ2YgqsAyBodp8bcYhDPK_r0uJUm7LW-pUYGSysdqOgSe7-hFwGe-aS5ueQCqmMXr4-A5QHjQkK4pFb37vbRsJZXbr_2M38WIpJLGbM/s1600/candidato-a-sorpresa-will-ferrell-foto-dal-film-3_mid.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM3ZiFyaKGe1r164rrWNLt1VVR3ZxCOLndhGELvUZ2YgqsAyBodp8bcYhDPK_r0uJUm7LW-pUYGSysdqOgSe7-hFwGe-aS5ueQCqmMXr4-A5QHjQkK4pFb37vbRsJZXbr_2M38WIpJLGbM/s320/candidato-a-sorpresa-will-ferrell-foto-dal-film-3_mid.jpg" width="320" /></a>Tra scazzottate con
bambini, video porno, blasfeme pantomime del Padre Nostro e surreali
indiscrezioni sul collaborazionismo di Cam, negli anni della scuola
elementare, con un certo “paese arcobaleno” sospettato di
fomentare l'ideologia comunista, <b>Candidato a sorpresa</b>, pur
concedendosi l'happy end di rito, getta una luce sinistra, semmai se
ne sentisse l'ulteriore bisogno, sul mondo della politica, in cui i
leader migliori sono quelli che riescono a confezionare la frase ad
effetto più convincente, quelli che come un camaleonte sanno
offrire, a seconda del target che hanno di fronte, la faccia da uomo
qualunque, da Superman o da self made man. Un'immagine politica che
non può prescindere da due scenari peculiari: il focolare e
l'altare. Famiglia e fede religiosa sono le coordinate cui l'elettore
smarrito si affida per ritrovare il “retto” candidato. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Si
accendono così riflessioni non nuove. È dai tempi degli spot
televisivi a mezzobusto “Eisenhower risponde all'America”, che gli Usa
discutono sulle conseguenze del marketing applicato alla politica,
per cui si tenta di vendere ai cittadini un presidente come si
venderebbe una saponetta. Più interessante, in un'ottica
cinematografica, sarebbe notare come gli autori di Candidato a
sorpresa operino in modo non molto dissimile dagli orchestratori di
campagne elettorali messi qui alla berlina: apparecchiando ad uso e
consumo dello spettatore uno show senza esclusione di colpi, che fa
leva su una conoscenza pressoché scientifica degli oliati ingranaggi
comici, al fine di conquistare più voti, pardon, più risate
possibili. Insomma, un film divertente ma furbetto, che cerca di
sfruttare al meglio il clima effervescente della campagna
presidenziale statunitense appena iniziata. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>Film in uscita il <b>21 settembre 2012</b>. Ecco il trailer:</i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/nMHfPwWU7gM?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>Questa recensione è anche su <a href="http://www.cinema4stelle.it/" target="_blank">cinema4stelle</a> </i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i> </i></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-80904607920896920462012-09-11T17:23:00.001-07:002014-10-29T08:27:00.554-07:00Pianeta Pixar. Tra spazzini lunari, dinosauri, spettri messicani e trip mentali<style type="text/css">
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@page { margin: 2cm }
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheLVCVi2yu28Z-EH7LXIdxTDAn2YjwdJ_6bzIbRERrzTCuAQR3ZX-GDiAN9-JqTGgR7xO-CgollJF1S5JNVaUDjuP3g8llN4u42UCH98h0RWivnqhWQjsEhnduB1cD0PjfwZnllre9gA_r/s1600/La-Luna-Image.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheLVCVi2yu28Z-EH7LXIdxTDAn2YjwdJ_6bzIbRERrzTCuAQR3ZX-GDiAN9-JqTGgR7xO-CgollJF1S5JNVaUDjuP3g8llN4u42UCH98h0RWivnqhWQjsEhnduB1cD0PjfwZnllre9gA_r/s320/La-Luna-Image.jpg" height="211" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'anno scorso l'appuntamento era con<b> Cars 2</b>, ritorno piuttosto
sgradito dei motori ruggenti (e parlanti) di casa <b>Pixar</b>. Per il 2013
è atteso il prequel di <b>Monsters&Co</b>., in cui ritroviamo in
versione <i>mostri in erba</i> il ciclopico Mike e l'orsacchiottone Sulley, alle
prese con gioie e fatiche della vita collegiale. Sembra che anche
<b>Nemo</b>, il pesce pagliaccio con la pinna atrofica più famoso degli oceani, sia pronto ad una
nuova avventura, e persino per i giocattoli di <b>Toy Story</b>, già sopravvissuti alla crescita del loro primo
padroncino, potrebbe prepararsi l'ennesima (sarebbe la quarta)
apparizione sui grandi schermi. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quale futuro per il più innovativo
degli studi, a fronte degli innumerevoli rimpasti narrativi che si intravedono all'orizzonte? Dobbiamo davvero temere per l'originalità che da sempre
contraddistingue i prodotti Pixar, dopo appena sei anni gravitati
attorno all'orbita Disney? A dispetto di una <b>"sequel-mania"</b> che sembra
aver contagiato un po' chiunque in quel di Hollywood, basta spulciare
qua e là tra i titoli già noti per trovare una manciata di <b>progetti
futuri </b>da far venire l'acquolina in bocca. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFA-0AE5aSkOrUhAlpl5S-P-U4cCJsCuUUXaH5gPiOxq-BFok3J22JVzy_fyLaQW83-MtwUgng722UgKcZ6RbAsEZ3SXEZV02YVlixPFAXXPvziDLQFzLJZ24QI20OBKTZZkM0l3GwAzGl/s1600/pixar-dia-de-los-muertos.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFA-0AE5aSkOrUhAlpl5S-P-U4cCJsCuUUXaH5gPiOxq-BFok3J22JVzy_fyLaQW83-MtwUgng722UgKcZ6RbAsEZ3SXEZV02YVlixPFAXXPvziDLQFzLJZ24QI20OBKTZZkM0l3GwAzGl/s320/pixar-dia-de-los-muertos.jpg" height="200" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Prima tappa a maggio 2014
con l'uscita nelle sale americane di <b>The Good Dinosaur</b>, pellicola
fantastorica che, su gentile concessione di un asteroide mai caduto,
prova ad immaginare un pianeta Terra ancora abitato dai dinosauri. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
In
cantiere c'è poi una storia di scheletri e spettri, come raramente
se ne sono viste nei castelli fatati di mamma Disney. <b>Dia de los
Muertos</b>, diretto dal regista di Toy Story 3 <b>Lee Unkrich</b>, si ispira al
folclore messicano, e in particolare all'omonima festa nazionale con
la quale il paese centro-americano onora i suoi defunti. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Infine, bisognerà attendere
il 2015 per quello che, sulla carta, promette d'essere il lavoro più
ambizioso: un viaggio, che possiamo indovinare piuttosto
psichedelico, attraverso la mente di una bambina, le cui singole
emozioni si traducono via via in paesaggi, personaggi e storie,
su e giù dalle oscure profondità dell'oceano alle
vette dei monti più alti, fino ai confini estremi dello spazio. Lo
script, vergato da una penna d'eccezione come quella di <b>Michael Arndt</b>
(Oscar alla migliore sceneggiatura originale per <b>Little Miss
Sunshine</b>, e ho detto tutto...), e la presenza dietro la cinepresa di
<b>Pete Docter</b>, creatore del già citato Monsters&Co. e del
capolavoro Up, bastano a solleticare le aspettative più rosee. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2j4JefAt76if57V5zP6hDRiAkyV_jCh6m41rb55Q2UUVqNI6xmPE9Ky729jP2I74qPjZ24KkTHEWcmuq2PkCg8gP_Ue4B1yWTSXKS0FgOwnbuEPBEYiuMMmcuvrhdnZ7euBvEhptIHkDV/s1600/La+Luna.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2j4JefAt76if57V5zP6hDRiAkyV_jCh6m41rb55Q2UUVqNI6xmPE9Ky729jP2I74qPjZ24KkTHEWcmuq2PkCg8gP_Ue4B1yWTSXKS0FgOwnbuEPBEYiuMMmcuvrhdnZ7euBvEhptIHkDV/s320/La+Luna.jpg" height="178" width="320" /></a>Ma la
risposta al quesito "Pixar In o Out" arriva anche dal presente,
quello per intenderci delle frecce di Merida che colpire colpiscono, ma per qualche motivo non riescono a centrare il bersaglio di un soffio (<a href="http://delicatessenfilm.blogspot.it/2012/09/ribelle-brave-le-frecce-della-pixar.html" target="_blank">qui la recensione</a>). La risposta parla la
dolce lingua dello Stil Novo e si racchiude in un titolo che è anche
un nome: <b>La Luna</b>. Non val la pena qui di sciorinare vecchie e
ridicole solfe campaniliste, né tanto meno impelagarsi in amare
riflessione sulla fuga dei cervelli nostrani verso l'Eldorado
hollywoodiano (e non solo) in tempi di vacche magre per un cinema
italiano sempre meno esportabile. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5EvlPB5wDh3l-ODEQ_HkJKt7VPthQo1Ri_-EZ4-fsJ3EzgfW4GG4WEzIWiFsxPyHH1nTYaYhp4XE0TgQNi6iSQ2EJYUInog2Z8jMHLGxRO60w9x-h8gOrKRObtphtxoh9n2l7H909rX4g/s1600/La-Luna.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5EvlPB5wDh3l-ODEQ_HkJKt7VPthQo1Ri_-EZ4-fsJ3EzgfW4GG4WEzIWiFsxPyHH1nTYaYhp4XE0TgQNi6iSQ2EJYUInog2Z8jMHLGxRO60w9x-h8gOrKRObtphtxoh9n2l7H909rX4g/s320/La-Luna.jpg" height="240" width="320" /></a>Basti sapere che il magnifico corto
proiettato prima dell'inizio di <b>Ribelle-The Brave</b> reca la firma di
<b>Enrico Casarosa</b>, animatore genovese formatosi tra Boston e New York e
ammesso ormai da dieci anni alla corte di <b>John Lasseter</b>, con il quale
ha lavorato su alcuni dei lungometraggi più amati, da Ratatouille
allo stesso Up. C'è il meglio dell'Italia nella sua Luna, c'è il
mare della Liguria illuminato da un abbagliante plenilunio e c'è
l'eco poetica di un illustre artista che di fronte a quelle onde è nato. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È
stato infatti il racconto <i>La distanza della Luna</i>, contenuto nella
raccolta <b>Le Cosmicomiche</b>, a dare lo spunto a Casarosa per la storia
fantastica di un bambino che, accompagnato da una padre e un nonno
più litigiosi che mai, issata una scala a pioli su una barchetta in
mezzo al mare raggiunge per la prima volta il suolo lunare. Se nella
narrazione di <b>Italo Calvino</b> scopo ultimo della gita era raccogliere il
latte denso custodito tra le scaglie del satellite terrestre, il
giovane protagonista del film vi mette piede con un compito ben
preciso: scopa in mano, spazzare via, tra un grugnito e l'altro dei suoi tutori, le
stelle cascate dallo spazio un po' dappertutto tra i crateri, regalando ogni notte al firmamento un
volto diverso della Luna: oscuro, luminoso, tagliato a metà. Da non perdere.
</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-77229019623703357132012-09-11T11:00:00.001-07:002014-10-29T08:44:13.829-07:00Ribelle-The Brave. Le frecce della Pixar colpiscono ancora<style type="text/css">
<!--
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P { margin-bottom: 0.21cm }
</style> <br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrHfCqI3IdS4xlHQEn5MQM-rBPTfBYsl1EFfMmYwMm3cyrf7AiVfpijpRj9nwsEkczM22-SxgZNdfaUtIp4TCFNwH02bFnGWrs5vtd-tdbZSAyg4sJQOzXj-c51QTL-Hd_Lfn0D2nRYPXy/s1600/ribelle-the-brave-teaser-poster-italia_mid.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrHfCqI3IdS4xlHQEn5MQM-rBPTfBYsl1EFfMmYwMm3cyrf7AiVfpijpRj9nwsEkczM22-SxgZNdfaUtIp4TCFNwH02bFnGWrs5vtd-tdbZSAyg4sJQOzXj-c51QTL-Hd_Lfn0D2nRYPXy/s320/ribelle-the-brave-teaser-poster-italia_mid.jpg" height="320" width="224" /></a></div>
Ha un problema <b>Merida</b> la rossa,
indomita figlia di re Fergus e della regina Elinor, nonché la
ribelle del titolo (o la coraggiosa, come meglio suggerirebbe il
dizionario inglese-italiano alla voce “brave”). È la sola
principessa al mondo a non volere un principe al proprio fianco. Né
quello azzurro e incantevole delle favole classiche, né quello
verde e con l'aspetto da orco nato dal citazionismo dissacrante
targato <b>Shrek</b>. Quando gli impresentabili rampolli delle più
importanti casate del regno reclamano la sua mano, lei li sbeffeggia
pubblicamente suscitando lo sgomento generale e, in particolare, l'ira della sovrana. La soluzione del conflitto genitore-figlio
sarà sorprendente e pelosa, complice un incantesimo dai
risultati inattesi: per convincere mamma Elinor dell'importanza di
seguire la propria indole, Merida dovrà infatti rimediare alla
trasformazione di quest'ultima in orso. Un ritorno allo stato
selvaggio, indispensabile per comprendere finalmente le ragioni di
un'adolescente riottosa a qualsiasi tentativo di addomesticamento. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il
rifiuto del <i>vissero per sempre felici e contenti</i> appare un
supremo affronto ad un mito fiabesco solido come l'eternità, che più
di mezzo secolo di matrimoni disneyiani hanno inculcato nelle
testoline dei più piccini, e soprattutto delle più piccine. Non solo. La scelta
di non far pronunciare il fatidico “sì” ad
un'eroina coronata che, per di più, non degna alcuno dei suoi pretendenti del
benché minimo palpito di cuore, appare in controcorrente rispetto all'intera tradizione dei plot hollywoodiani. Anche quando ci si trova
lontano dagli apostrofi rosa del genere sentimentale, usanza
prescrive che accanto alla storia principale (di solito d'azione o
avventura), si sviluppi una sottotrama amorosa. Ma la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pixar_Animation_Studios" target="_blank"><b>Pixar</b></a> fa
spallucce e si sottrae con destrezza al diktat di Cupido.
Cionondimeno, vi si sottrae, da vera “ribelle”, proprio attraverso uno sguardo
rivolto alle origini, alle principesse cocciute e disubbidienti, alle
<b>Ariel</b> e <b>Jasmine</b>, o alle guerriere che rivaleggiano con gli uomini, alle <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mulan_%28film%29" target="_blank"><b>Mulan</b></a>.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1icmSxsq8Ru4-aWQ_YPEE8CLmcjV3rtXuHvuPCe1NDeGFhGLPUN1Zq35U4a5Rte6Q1Puk01g2Q2JMyvD6tAxnxtYRTyn5XWASVHcMmUJcoEmNNJj6e8f1Ockuums6wimEaNWIZINECi78/s1600/ribelle.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1icmSxsq8Ru4-aWQ_YPEE8CLmcjV3rtXuHvuPCe1NDeGFhGLPUN1Zq35U4a5Rte6Q1Puk01g2Q2JMyvD6tAxnxtYRTyn5XWASVHcMmUJcoEmNNJj6e8f1Ockuums6wimEaNWIZINECi78/s320/ribelle.jpeg" height="240" width="320" /></a></div>
Eppure, ciò che i detrattori lamentano di questo <b>Ribelle-The Brave</b>, in cui per la prima volta lo studio si affida ad una
protagonista femminile, è proprio una minor dose di quel
<i>progressismo</i> che, fin qui, è stato la carta vincente degli
sceneggiatori di Emeryville. Dal robot romantico di
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/WALL%E2%80%A2E" target="_blank">Wall-E</a> al ratto chef di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ratatouille_%28film%29" target="_blank">Ratatouille</a>, fino alla riscossa
“volante” del coriaceo vecchietto di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Up_%28film_2009%29" target="_blank">Up</a>, la Pixar si è sempre
comportata come un vivaio di talenti in grado di dare forma (e che
forma!) ad un'immaginazione narrativa estremamente originale.<br />
Ma oggi, dopo il
mezzo flop di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cars_2" target="_blank"><b>Cars 2</b></a> (la sua prima pellicola ad essere snobbata
dall'Academy) e l'acquisto da parte della casa di Topolino nel 2006 (<i><a href="http://delicatessenfilm.blogspot.it/2012/08/madagascar-3-meno-male-che-re-julien-ce.html" target="_blank">vedi su Delicatessen la storia della Pixar</a></i>), sono in
tanti a domandarsi se l'avanguardistico studio di animazione non sia
in via di "disneyficazione". </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Certo, non si possono negare le
similitudini tra Ribelle, realizzato da una transfuga della
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/DreamWorks" target="_blank">Dreamworks</a> (<b><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Brenda_Chapman" target="_blank">Brenda Chapman</a></b>, alla regia del <b>Principe d'Egitto</b>), e
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rapunzel_-_L%27intreccio_della_torre" target="_blank"><b>Rapunzel</b></a>, formalmente partorito dalla <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/The_Walt_Disney_Company" target="_blank"><b>Disney</b>,</a> ma geneticamente
modificato da iniezioni di puro stile Pixar. Le due fanciulle
protagoniste condividono la stessa capigliatura ingombrante e lo stesso desiderio
di emanciparsi dalla tutela materna. Due racconti sul difficile
percorso verso l'età adulta, lastricati di sensi di colpa e
intermezzi musicali non sempre felici. Entrambi, per motivi
diversi, ben riusciti.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghslyO-l8ftzx-Nf24XRZSqW2FlQ4cKi4v5tN9yRyAWfKLOcIH_xuOmhntD4mbYPXfthOzwyApdx1qnzPF2xuMS36OHykDLa7P-j4n1sMkY_xMcez0WNygTPmhEOcnWEctG1r-ZWZX_1G3/s1600/ribelle_the_brave_3-50213459.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghslyO-l8ftzx-Nf24XRZSqW2FlQ4cKi4v5tN9yRyAWfKLOcIH_xuOmhntD4mbYPXfthOzwyApdx1qnzPF2xuMS36OHykDLa7P-j4n1sMkY_xMcez0WNygTPmhEOcnWEctG1r-ZWZX_1G3/s320/ribelle_the_brave_3-50213459.jpg" height="180" width="320" /></a></div>
Traendo ispirazione dal rapporto con la sua
bambina, la Chapman racconta i complicati meccanismi relazionali
madre-figlia con grande attualità ed efficacia, confermando,
piuttosto che una presunta crisi di creatività, uno dei punti di
forza degli animatori Pixar: l'attenta cesellatura dei
personaggi, che diventa presupposto per uno sviluppo narrativo mai
farraginoso. Inutile dire che i meriti vanno ben al di là dell'indubbia qualità
tecnica acquisita nel campo della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Computer-generated_imagery" target="_blank"><b>CGI</b></a>, che qui pure supera se stessa nelle
suggestive panoramiche sulle Highlands. Si veda, per esempio, l'esilarante conflitto tra gli
istinti bestiali e lo spirito da nobile aristocratica della regina
Elinor divenuta orsa, autentica miniera di sketch comici, ma anche motore
(psicologico) dell'evoluzione del rapporto con l'anticonformista
principessa. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBoehXRQrsPnuN4iKzhYGaTsVKy20oxCRo4LW1c8LjjAuCGJXAWp7IbJdvF8mR_4-izQKlN157EnaJVmeBIAM1naZ2jz4EMKOL6NnHTcte1onUkUs5RxdcutXvVVbQyaTkJ7dwTS47pZJ_/s1600/Ribelle-Pixar-immagini-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBoehXRQrsPnuN4iKzhYGaTsVKy20oxCRo4LW1c8LjjAuCGJXAWp7IbJdvF8mR_4-izQKlN157EnaJVmeBIAM1naZ2jz4EMKOL6NnHTcte1onUkUs5RxdcutXvVVbQyaTkJ7dwTS47pZJ_/s320/Ribelle-Pixar-immagini-2.jpg" height="177" width="320" /></a></div>
In luogo dei chilometrici e dorati capelli multiuso di
Rapunzel, Merida sfoggia una specie di cespuglio fiammeggiante, da
vera scozzese pel di carota. Lungi dal rappresentare una semplice
caratterizzazione fisica o geografica, questa massa di boccoli
scomposti è il riflesso di una personalità indomabile, in perpetuo
movimento, e contribuisce a dar vita ad un personaggio che restarà
ben impresso nella memoria. Per animare i ricci in modo credibile, i
tecnici, che in generale per Ribelle hanno dovuto creare un nuovo sistema informatico, sono giunti a concepire un apposito
software che permettesse di dare corpo e dinamicità alla zazzera di
Merida, fedeli al motto di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/John_Lasseter" target="_blank"><b>John Lasseter</b></a>: <i>“l'arte sfida la
tecnologia. La tecnologia ispira l'arte”</i>.<br />
Certo, manca quella magia
del quotidiano che faceva sollevare in volo la casa di <b>Up</b> sotto una
nuvola di palloncini colorati, manca la poesia di <b>Wall-E</b> che sogna
l'amore davanti alla videocassetta di <b><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hello,_Dolly%21" target="_blank">Hello, Dolly!</a></b>, ma non si può
sempre pretendere il capolavoro. The Brave è un film che diverte, commuove ed ammalia, forse tenendosi un passo indietro rispetto agli standard di "ribellione" creativa cui siamo stati abituati, ma, per una volta, accontentiamoci di una lacrima e di un sorriso. La prossima rivoluzione può attendere. <br />
<br />
<i><b>Raccomandazione: </b>Non arrivate tardi alla proiezione o vi perderete il bellissimo corto <b>La Luna </b>(</i><i>dell'italiano <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Casarosa" target="_blank"><b>Enrico Casarosa</b></a>)</i><i>, che</i><i>, come da tradizione, introduce alla visione del film. </i><i><b></b></i></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-49807077203430182642012-09-11T03:55:00.003-07:002014-10-29T09:48:03.058-07:00Anteprima di E' stato il figlio, di Daniele Ciprì. Oh signore, comprami una Mercedes!<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpuAnMmDfnJ9tfvEnZz4Glhye9xuOZTJdRWhJbb_XxHESToYZGmXvXBlKtEGq4-uJF5RO5EDSRPLAjL3YRF-q_zMUeAPOz_OWZ8heGUQDpOb2wFGyLnlLmBBnzFZF5aTJ6drexnk1paY6h/s1600/%C3%88-Stato-il-Figlio-Cipr%C3%AC-locandina.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpuAnMmDfnJ9tfvEnZz4Glhye9xuOZTJdRWhJbb_XxHESToYZGmXvXBlKtEGq4-uJF5RO5EDSRPLAjL3YRF-q_zMUeAPOz_OWZ8heGUQDpOb2wFGyLnlLmBBnzFZF5aTJ6drexnk1paY6h/s320/%C3%88-Stato-il-Figlio-Cipr%C3%AC-locandina.jpg" height="320" width="225" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il dimesso Busu racconta la storia dei
Ciraulo, palermitani, che si arrabattano come possono per galleggiare
sulla soglia della povertà più nera, rivendendo il ferro vecchio
delle navi in disarmo. Un giorno, la piccola e vivace Serenella viene
colpita a morte da un proiettile destinato ad un capetto mafioso
neanche troppo sconosciuto. Il padre Nicola si dispera, fino a quando
la promessa di un risarcimento garantito ai morti ammazzati dalla
malavita innescherà una spirale discendente persino peggiore del
lutto per una giovane vita spezzata. Pronta inizialmente ad
indebitarsi con gli strozzini e poi, quando finalmente i “piccioli”
si materializzano nel salotto di casa, ad investire l'intero gruzzolo
in un bene nient'affatto indispensabile (una Mercedes), la misera
famiglia, vittima di mafia, con una mano si asciuga le lacrime e con
l'altra intasca i soldi dello Stato, ma quando si scoprirà vittima
di se stessa le conseguenze saranno altrettanto tragiche. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Daniele_Cipr%C3%AC" target="_blank"><b>Daniele Ciprì</b></a> perde <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Maresco" target="_blank"><b>Maresco</b></a>, ma non per questo il suo primo lungometraggio
da “solista” si crogiola in una versione consolatoria del crudo
cinismo che lo ha in passato contraddistinto. In una versione più
digeribile, questo sì, all'insegna di un surrealismo un po'
annacquato e una maggiore rarefazione simbolica, tutto a vantaggio
della fruibilità narrativa. Addio alle blasfemie tipiche del duo
siciliano, all'angelo sodomizzato e alla statua della Madonna
violentata di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tot%C3%B2_che_visse_due_volte" target="_blank"><b>Totò che visse due volte</b></a>. <b>É stato il figlio</b> si lascia
guardare anche da un pubblico che va al di là della smaliziata e
cinefila élite appassionata di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cinico_TV" target="_blank"><b>Cinico Tv</b></a>. Rimangono i corpi sudati,
laidi, flaccidi, vecchi. La stessa estetica dell'osceno. Che dire ad
esempio delle pratiche notarili seppellite dall'avvocato strabico
sotto una nevicata di forfora, o della vocina stridula del
funzionario regionale, ridicolo nano in doppiopetto? </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3k1DAowpDsyjwVc25WYq_m6CqIzG1nl5iAs2bMxL0AzSb8-yMiI0I7tRVhm00E_5EFviYufwg1VmvBubC7-X_3JHZdcPmlZJ5x4Vd68tqQygVtcltytEbhFqtC-YXK1rRnlw8WMY3H-H4/s1600/E-stato-il-figlio-Toni-Servillo-3773.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3k1DAowpDsyjwVc25WYq_m6CqIzG1nl5iAs2bMxL0AzSb8-yMiI0I7tRVhm00E_5EFviYufwg1VmvBubC7-X_3JHZdcPmlZJ5x4Vd68tqQygVtcltytEbhFqtC-YXK1rRnlw8WMY3H-H4/s320/E-stato-il-figlio-Toni-Servillo-3773.jpg" height="192" width="320" /></a>Nei panni del
padre Nicola Ciraulo, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Toni_Servillo" target="_blank"><b>Toni Servillo</b></a> mette a frutto le sue doti
mattatoriali e la sua militanza teatrale in una recitazione gridata e
caricaturale, a partire dallo sfoggio di una camminata che, da sola,
esprime tutto il personaggio: estrazione sociale, volontà di
rivalsa, miseria affettiva. Non sono da meno i comprimari, tutti
convincenti e rigorosamente sopra le righe, da <b>Alfredo Castro</b> a
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Giselda_Volodi" target="_blank"><b>Giselda Volodi</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Aurora_Quattrocchi" target="_blank"><b>Aurora Quattrocchi</b></a> (una nonna Rosa che sotto i modi
remissivi e premurosi camuffa un atroce matriarcato), fino al giovane
<b>Fabrizio Falco</b>, incoronato miglior attore emergente al lido
veneziano. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Siamo sul terreno del grottesco, lo stesso che già <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Matteo_Garrone" target="_blank"><b>Matteo Garrone</b></a> ha scelto di percorrere con il suo <b>Reality</b>, dove con '<i><span style="font-style: normal;">reality'</span></i> non si vuole indicare un genere tv, bensì la realtà (vera)
che il protagonista sembra perdere di vista, accecato dal miraggio di
un riscatto, ahimé effimero, dalla miseria sociale. Per il regista
partenopeo e la sua Italietta da piccolo schermo si tratta degli
undici minuti di celebrità di warholiana memoria, che l'incanto del
Grande Fratello è capace di far perdurare il tempo di una stagione
televisiva. Per la Sicilia ritratta da Ciprì, invece, appena
scaldata dai furori consumistici degli anni '80, il sogno di
redenzione assume la forma ben più tangibile di una Mercedes blu,
blu come quella dei politici, con la quale far schiattare d'invidia
tutto il quartiere e, attraverso l'invidia, guadagnare rispetto e
dignità. Non c'è differenza alcuna tra l'acquisto sconsiderato di
Nicola, che dilapida una fortuna per un'auto di lusso, ma continua a
vivere in una topaia, e il matrimonio kitsch che apre Reality, di
quelli che mandano le famiglie sul lastrico per uno sfondo di
cartapesta e lo scintillio di qualche paillettes. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGbmsRejIM_Awyez0Dc9Wzy-aNpnBrr-gBJCGjPJgE1H7ei0FIaX1F6I76AABIVZwXgt_zsXB6ljxKlA75VCknQzqqPAdyw6u8mYYHPO-Lhgujv5W7BbM8LrSoCs9TNLb-R6pTDlUfF5ob/s1600/e-stato-il-figlio-scena-film-265256.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGbmsRejIM_Awyez0Dc9Wzy-aNpnBrr-gBJCGjPJgE1H7ei0FIaX1F6I76AABIVZwXgt_zsXB6ljxKlA75VCknQzqqPAdyw6u8mYYHPO-Lhgujv5W7BbM8LrSoCs9TNLb-R6pTDlUfF5ob/s320/e-stato-il-figlio-scena-film-265256.jpg" height="170" width="320" /></a>Entrambi i film
guardano ai fasti mostruosi della (tragi)commedia all'italiana di
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Risi" target="_blank"><b>Risi</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Monicelli" target="_blank"><b>Monicelli</b></a>, nonché alle famiglie difettose di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Scola" target="_blank"><b>Ettore Scola</b></a>,
<i>brutte sporche e cattive</i>. Ma, a ben vedere, il bersaglio di Ciprì è
ancora più lontano nel tempo, affonda in una traccia letteraria
ancora straordinariamente fresca: non si è seccato l'inchiostro di
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Verga" target="_blank"><b>Giovanni Verga</b></a>. L'ossessione del capofamiglia Servillo per la
Mercedes, che cura con tenerezza come si accudirebbe una figlia,
risponde alla stessa logica maniacale di <b>Mastro Don Gesualdo</b>, altro
<i>pater familias</i> follemente attaccato alla sua “roba”. Così come
lo spietato e cupo darwinismo, che faceva naufragare la Provvidenza
dei <b>Malavoglia</b> tarpando sul nascere ogni possibile speranza di
miglioramento sociale, rivive nell'ineluttabilità della tragedia che
si abbatte sulla famiglia Ciraulo, rigettandola a terra non appena
cerchi di alzare la testa oltre la cinta di grigio della periferia
palermitana.<br />
<br />
<br />
<i>Il film uscirà nelle sale italiane il 14 settembre 2012 </i></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-14755401037595041092012-09-02T04:20:00.003-07:002012-09-02T14:37:50.253-07:00Aspettando The Master, in difesa di Joaquin<style type="text/css">
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDGAMLn12zUathgJ3rmFDEct6w2GgZNE0MQTNWJiALJLuX-JOPIqIMxzp9tx1cpC5-u4bMp7dxouCH7dPLMAQuTZMhPgzx7KAyW1_s8JyzFb8i1ID334dRHDe1BFEW26SWoUV-XoqN_37c/s1600/16220.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDGAMLn12zUathgJ3rmFDEct6w2GgZNE0MQTNWJiALJLuX-JOPIqIMxzp9tx1cpC5-u4bMp7dxouCH7dPLMAQuTZMhPgzx7KAyW1_s8JyzFb8i1ID334dRHDe1BFEW26SWoUV-XoqN_37c/s320/16220.png" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Se <b>The Master</b> è uno dei film che
attenderò con più ansia in questa stagione appena iniziata, è per due ragioni. La prima si chiama
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Thomas_Anderson" target="_blank"><b>Paul Thomas Anderson</b></a>. Il regista del <b>Petroliere</b> e di <b>Magnolia</b>, che
proprio ieri il quotidiano britannico <b>The Guardian</b> ha inserito al
primo posto della classifica dei cineasti "più eccitanti del 2012"
(<a href="http://www.guardian.co.uk/film/2012/sep/01/best-film-directors-world-2012?fb=native" target="_blank">vedi</a>), conferma la mia fascinazione per autori con deliri di
onnipotenza, artistica si intende, da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Francis_Ford_Coppola" target="_blank"><b>Coppola</b></a> a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stanley_Kubrick" target="_blank"><b>Kubrick</b></a>, passando
ovviamente per <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Nolan" target="_blank"><b>Christopher Nolan</b></a>, altro esemplare affetto da
gigantismo (<a href="http://delicatessenfilm.blogspot.it/2012/08/il-cavaliere-oscuro-il-ritorno.html" target="_blank">qui la recensione del Cavaliere Oscuro – Il ritorno</a>).<br />
La seconda ragione, invece, risponde al complicato nome di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joaquin_Phoenix" target="_blank"><b>Joaquin Phoenix</b></a>, che nel film interpreta Freddie Quell, reduce di guerra
sedotto dal sedicente guru di una setta (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Philip_Seymour_Hoffman" target="_blank"><b>Philip Seymour Hoffman</b></a>)
sulla falsariga di Scientology. Vestito di scuro, indifferente a
qualsivoglia divieto, l'attore ieri a Venezia ha suscitato non poche
critiche per il comportamento tenuto alla <b>conferenza stampa</b> di The
Master, durante la quale non ha risposto alle domande, o peggio, si è messo
a biascicare frasi criptiche sul proprio personaggio, accendendosi una
sigaretta dietro l'altra. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIUV1u6rM2hx55uiGqYt-CzetjiHvgBLynzxJY5Nr1AMxrRHLpGSBLZX9Z4lpJBfKS2Mq6uJT0MDCXq0PhZKvkJPIO0yyA8zfrqUjiVM97FE1d1JjCvhN1k_2MybJ7kqviGAdkqmL2Xh2M/s1600/joaquin_phoenix.jpg-52603729.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIUV1u6rM2hx55uiGqYt-CzetjiHvgBLynzxJY5Nr1AMxrRHLpGSBLZX9Z4lpJBfKS2Mq6uJT0MDCXq0PhZKvkJPIO0yyA8zfrqUjiVM97FE1d1JjCvhN1k_2MybJ7kqviGAdkqmL2Xh2M/s320/joaquin_phoenix.jpg-52603729.JPG" width="320" /></a>Phoenix ha da sempre fama di burbero e non
perde evento pubblico per confermare il suo terrore/odio atavico nei
confronti dei giornalisti. Tuttavia, a fronte dei precedenti
collezionati dall'interprete, la stampa dovrebbe almeno ritenersi colpevole di <i>istigazione a delinquere</i>. Soltanto
qualche anno fa, un Phoenix irriconoscibile faceva la sua
bofonchiante apparizione nel salotto televisivo più amato d'America.
Esibendo barbone, faccia da schiaffi e occhiali da sole d'ordinanza, l'attore affondava
le pingui chiappe sulla poltrona di <b><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/David_Letterman" target="_blank">David Letterman</a></b>, poi si chinava come se gli fosse caduto
qualcosa di prezioso. <i>Starà cercando la sua dignità</i>, pensarono i
telespettatori, e invece no, cercava un pertugio dove appiccicare la
chewing gum. Quando poi, proprio al Lido veneziano, venne fuori che
non aveva davvero abbandonato il cinema per riciclarsi come
improbabile rapper, bensì si stava prestando al mockumentary
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joaquin_Phoenix_-_Io_sono_qui%21" target="_blank"><b>I'm still here</b></a> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Casey_Affleck" target="_blank"><b>Casey Affleck</b></a>, Joaquin riacquistò tutta la mia
stima. Chi altri, se non uno splendido e disarmante pazzoide, avrebbe accettato di mettere a rischio una fiorente
carriera per finire negli squallidi panni di un drogato, lunatico e
paranoico cantante hip hop, pedinato quotidianamente (per un anno
intero!) dalla telecamere, in un'immersione attoriale tanto convincente
da ingannare la combriccola di star hollywoodiane al gran completo? </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPtf3wKbsvxcF-_qiTxytUHiYSKNXsfEba_zAoTKhADkEJxUJNDePz8pXkkvtGQtIC9SyWJDRR1yea4y2B4n9u9v3wiNrLnWzjLqatRTQ8W2HMZUYjx_-tsSB5AdfpcTi2PEsqxq6Ao2k4/s1600/the-story-behind-i-m-still-here-02-470-75.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPtf3wKbsvxcF-_qiTxytUHiYSKNXsfEba_zAoTKhADkEJxUJNDePz8pXkkvtGQtIC9SyWJDRR1yea4y2B4n9u9v3wiNrLnWzjLqatRTQ8W2HMZUYjx_-tsSB5AdfpcTi2PEsqxq6Ao2k4/s320/the-story-behind-i-m-still-here-02-470-75.jpg" width="320" /></a>Attraverso l'espediente del falso
documentario, il film di Affleck mostrava fino a che punto i media siano in grado di travisare la realtà, mettendo a nudo l'ottusa invasività dell'industria dell'intrattenimento. Un
tema attuale, visto il recente episodio di intrusione mediatica
nella fine della love story tra <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Pattinson" target="_blank"><b>Robert Pattinson</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kristen_Stewart" target="_blank"><b>Kristen Stewart</b></a>. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
E
non dimentichiamoci che lo stesso Joaquin, in passato, ha
avuto modo di assaggiare le amarezze di quella che chiamano "dolce
vita". Cresciuto in un'anomala famiglia di fricchettoni e spedito a
bazzicare fin da bambino set cinematografici, l'attore assistette, appena
diciannovenne, alla morte per overdose del fratello
maggiore <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/River_Phoenix" target="_blank"><b>River</b></a>, astro nascente del grande schermo sullo scorcio degli
anni '90. La disperata telefonata di
Joaquin al 911 (il nostro 118), venne all'epoca registrata e trasmessa, senza
pudore alcuno, da radio e tv. Ad oggi, uno dei più osceni casi di
sciacallaggio catodico mai perpetrati. L'ancor giovanissima promessa
decise allora di dire addio alle scene. I riflettori tornarono ad
accendersi soltanto due anni dopo, quando <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gus_Van_Sant" target="_blank"><b>Gus Van Sant</b></a>
riuscirà a stanarlo dal suo esilio e a dirigerlo in <b>Da morire</b>. Le mirabili interpretazioni
dell'imperatore Commodo nel <b>Gladiatore</b> e di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Johnny_Cash" target="_blank"><b>Johnny Cash</b></a> in <b>Walk the
line</b>, grazie alle quali per ben due volte Phoenix avrebbe sfiorato
l'Oscar, rischiarono di non vedere mai la luce. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq6C6k-NyG7G1VbnGgDDvG_OxRBoY7ZXKK-xzgOGxNsejhwGmt_dPMDVtvm5lwqhgoLflGwPUud5pqxBhZPbL54rtWGlGR8S8rtgAMC987uwhba6zGP0j9WPbFO70o7VjTJ-Di-Kp165cv/s1600/01_the_master_biennale.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq6C6k-NyG7G1VbnGgDDvG_OxRBoY7ZXKK-xzgOGxNsejhwGmt_dPMDVtvm5lwqhgoLflGwPUud5pqxBhZPbL54rtWGlGR8S8rtgAMC987uwhba6zGP0j9WPbFO70o7VjTJ-Di-Kp165cv/s320/01_the_master_biennale.jpg" width="320" /></a>Cosa pretendere
ora da quest'uomo, il cui nome, dopo anni di onorato servizio
cinematografico, viene ancora storpiato da schiere di giornalisti (<i>gente, si
legge 'uachin'</i>...)? E vogliamo parlare di quel genio che, facendo
arrossire di vergogna metà conferenza stampa, si è rivolto ieri al trio
Anderson-Phoenix-Seymour Hoffman per domandare se il cesso rotto
nella tal scena fosse vero o finto? Eh sì, in effetti è importante
chiarirle certe cose, la scelta della ceramica testimonierebbe,
incontrovertibilmente, la poetica realista voluta dall'autore. Deve
essere frustrante, <i>povero Gioacchino</i>, partecipare ad una delle
pellicole più attese del 2012 e veder tutto sfumare, letteralmente,
in cacca. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questo per dire che poco importa dei vezzi da divo maledetto, finché lo sguardo inquieto ed espressivo
dell'attore farà da contrappunto alla cafonaggine dell'essere umano. Phoenix resta per me un paio di
straordinari occhi color ghiaccio, che festival dopo festival si
trascinano dietro un losco e spocchioso individuo.</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-68986474009345157482012-08-31T09:47:00.002-07:002012-08-31T09:47:51.265-07:00Take This Waltz, di Sarah Polley. Ultimo valzer a Toronto
<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
-->
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjj4xqAmGSuIoLlze1bwYn9rI0CoQ8GVzYQm0KZaiCw0C5sbbDF0ugZeaaWH0wovByNro0uSN0iNOq5aHlFk2kjI-aLNbzZ3Cvkd0GV83Ki38dUFul93-sPDs07vizOIEGozSHx2C3ad9MK/s1600/take-this-waltz-australian-poster.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjj4xqAmGSuIoLlze1bwYn9rI0CoQ8GVzYQm0KZaiCw0C5sbbDF0ugZeaaWH0wovByNro0uSN0iNOq5aHlFk2kjI-aLNbzZ3Cvkd0GV83Ki38dUFul93-sPDs07vizOIEGozSHx2C3ad9MK/s320/take-this-waltz-australian-poster.jpg" width="220" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Margot (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Michelle_Williams_%28attrice%29" target="_blank"><b>Michelle Williams</b></a>) è una
giovane scrittrice free lance, sposata da cinque anni con Lou (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Seth_Rogen" target="_blank"><b>Seth Rogen</b></a>, già apprezzato in <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/50_e_50" target="_blank"><b>50e50</b></a> nei panni dell'amico di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Gordon-Levitt" target="_blank"><b>Joseph Gordon-Levitt</b></a>), gigionissimo marito premuroso e giocherellone,
specializzato in libri sulla cucina del pollo. Uno insomma che
potrebbe stilarvi un intero menu di piatti a base di solo pollo, un
po' come lo sfortunato soldato Buba di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Forrest_Gump" target="_blank"><b>Forrest Gump</b></a>, che snocciolava
ad un impassibile <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tom_Hanks" target="_blank"><b>Tom Hanks</b></a> gli infiniti usi del gambero. Normale
che, sotto l'apparenza di un matrimonio sereno, la bella
Margot si senta soffocata dalla routine. Quand'ecco che un bel giorno
incrocia Daniel (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Luke_Kirby" target="_blank"><b>Luke Kirby</b></a>), affascinante dirimpettaio, artista
mancato che si guadagna da vivere scarrozzando gente sul suo risciò.
Scatta l'attrazione, ma dall'orizzonte già incombe minacciosa una
tempesta di sensi di colpa. Con somma ironia della sorte, scenario
del primo incontro sarà la messinscena, farsesca, di un'umiliazione
pubblica per adulterio. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Presentato al <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Toronto_International_Film_Festival" target="_blank"><b>Toronto Film Festival</b></a> nel 2011
e uscito a giugno negli Usa, <b>Take this waltz</b> viene descritto dalla
regista e sceneggiatrice <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sarah_Polley" target="_blank"><b>Sarah Polley</b></a> come una <i>“storia sulla natura
del desiderio”</i>. Non esiste miglior definizione per un film che, al
bieco frugare moralista nei meandri del classico triangolo amoroso,
preferisce il tocco delicato di chi cerca di capire, e si accosta
alle ragioni dell'uno e dell'altro personaggio con sensibilità e
leggerezza. Che la Polley ci sapesse fare dietro la cinepresa già si era visto quattro anni fa con <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Away_from_Her_-_Lontano_da_lei" target="_blank"><b>Away from her</b></a>, suo primo
lungometraggio e sorta di bella copia del drammone <b>Le pagine della
nostra vita</b> (<a href="http://delicatessenfilm.blogspot.it/2011/10/notebook-e-i-film-che-fanno-schizzare.html" target="_blank">ne abbiamo già s-parlato su Delicatessen, ricordate?</a>),
con il quale condivideva il tema dell'amore messo a dura prova
dall'avanzare della vecchiaia. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZFp6NeTIaB4cW5-zZPXHPUu_-kV4QCw3rUwt7DszvJwX5GSkDPE2Br1Va2jWQo2zsmV4CBvcTsgqYnsKaL-cYnwPEBohQ1sKXRriRbyYonYep9AgTunV3iEhCKkjhN62B7XaFSrhDSF79/s1600/Take-This-Waltz-008.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZFp6NeTIaB4cW5-zZPXHPUu_-kV4QCw3rUwt7DszvJwX5GSkDPE2Br1Va2jWQo2zsmV4CBvcTsgqYnsKaL-cYnwPEBohQ1sKXRriRbyYonYep9AgTunV3iEhCKkjhN62B7XaFSrhDSF79/s320/Take-This-Waltz-008.jpg" width="320" /></a>Ma la giovane autrice, appena
trentenne, può già considerarsi una veterana del grande schermo,
lei che ha mosso i suoi primi passettini da baby-attrice prima nella
scuderia sforna-stelline della <b>Disney</b>, poi sotto l'ala protettiva di
sir <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Terry_Gilliam" target="_blank"><b>Terry Gilliam</b></a> nel suo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Le_avventure_del_barone_di_M%C3%BCnchausen_%28film_1988%29" target="_blank"><b>Le avventure del barone di Munchausen</b></a>. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Eclettica (fa anche la cantante), appassionata di ambientazioni virate nelle
<i>nuances</i> pastello e incline a rappresentare nei suoi film l'arte come
chiave di lettura di sé e del rapporto uomo-donna, la Polley
potrebbe benissimo essere parente di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Miranda_July" target="_blank"><b>Miranda July</b></a>. Quest'ultima nella
parte della sorellastra insopportabile, e la talentuosa Sarah in
quella della Cenerentola che, ci auguriamo, con quest'ultimo
trascinante valzer si imporrà definitivamente come fulgida
stella del firmamento indipendente. Rispetto all'eccentrica July, la
promessa del cinema canadese ci risparmia, <i>grazie Signore grazie!</i>, il
fardello intellettualistico da artista snob che, invece, appesantiva
non poco <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Me_and_You_and_Everyone_We_Know" target="_blank"><b>Me and You and Everyone We Know</b></a>. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwQIIZkw6CzjWRLjXwfFrtvR3F1y-mhGxEnjbpNwjXaiVTEIVfCxnKN6UBTiWEawqv2pEcZnzGD16Wqjzr6ELPHm8bmKY4KYkgow6JD2mC06Rny7dpHFdK5Vluwcs9WAvsmSSEPOUPfzcw/s1600/take+this+waltz.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwQIIZkw6CzjWRLjXwfFrtvR3F1y-mhGxEnjbpNwjXaiVTEIVfCxnKN6UBTiWEawqv2pEcZnzGD16Wqjzr6ELPHm8bmKY4KYkgow6JD2mC06Rny7dpHFdK5Vluwcs9WAvsmSSEPOUPfzcw/s320/take+this+waltz.jpg" width="320" /></a>Rivelatrice del muto e doloroso percorso
sentimentale di Margot è la
fotografia, assolata e caleidoscopica, di <b>Luc Montpellier</b>: una radiosa
malinconia. Il cinema degli ultimi anni trabocca di
insoddisfazioni femminili, di quelle che ti risvegliano bruscamente
dalla favola del “sì” finché morte non ci/li separi. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Viene in
mente <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Eyes_Wide_Shut" target="_blank"><b>Eyes wide shut</b></a> e il suo splendido ossimoro inglese: alla
lettera, il titolo vuol dire <i>occhi aperti chiusi</i>, ma sta a significare
l'esatto opposto, <i>occhi ben chiusi</i>. Torna l'immagine di Alice
(<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Nicole_Kidman" target="_blank"><b>Nicole Kidman</b></a>), che inforca gli occhialini tondi per vederci chiaro,
mentre il marito Tom si crogiola in un susseguirsi di maschere
carnevalesche. Non a caso, laddove la protagonista di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Schnitzler" target="_blank"><b>Schnitzler</b></a> era battezzata Albertine, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stanley_Kubrick" target="_blank"><b>Kubrick</b></a> affibbia invece il nome dell'eroina di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Lewis_Carroll" target="_blank"><b>Lewis Carroll</b></a>, che inseguiva il
Bianconiglio fin nel paese delle meraviglie (le proprie meraviglie). Ennesima premonizione di un pioniere della settima arte, che
all'affacciarsi del nuovo millennio, avvertiva: la volontà di
indagare la propria identità, soprattutto sentimentale/sessuale,
sarà femmina. Di lì a poco, sarebbero arrivate le donne di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/The_Hours" target="_blank"><b>The Hours</b></a>
e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Revolutionary_Road_%28film%29" target="_blank"><b>Revolutionary Road</b></a>. Persino il cinema italiano avrà le sue
portabandiera, in film come <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Respiro_%28film%29" target="_blank"><b>Respiro</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Giulia_non_esce_la_sera" target="_blank"><b>Giulia non esce la sera</b></a>. Da
ultima, ricordiamo proprio Michelle Williams, in <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Blue_Valentine_%28film%29" target="_blank"><b>Blue Valentine</b></a> alle
prese con un matrimonio in crisi. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCWX5AmX1knw-LwqwAefrt0WOu1ny_sKdI_INTYrzIV5TnEzhNizlJpEU4Z_AF0SxknNVEAaj35L9bY-G88c_chqm6JDmcQ8oZ6FwibrMw2dC_nTbylNinQAUe3VvUoEXrrU9tuuK_m5ZV/s1600/take-this-waltz.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCWX5AmX1knw-LwqwAefrt0WOu1ny_sKdI_INTYrzIV5TnEzhNizlJpEU4Z_AF0SxknNVEAaj35L9bY-G88c_chqm6JDmcQ8oZ6FwibrMw2dC_nTbylNinQAUe3VvUoEXrrU9tuuK_m5ZV/s320/take-this-waltz.jpg" width="320" /></a><b>Take this waltz</b> si inserisce sulla
scia di queste figure femminili capaci di decisioni sofferte ma
risolute, che sanno elevarsi a motore della storia. E lo fa
procedendo tra momenti autenticamente surreali e un sottotesto
erotico che non manca di zampillare qua e là nei dialoghi (per altro
curatissimi), facendo avvampare lo spettatore più smaliziato.
Spassosa la scena della piscina, in cui Margot fa acquagym circondata
da un pollaio di vecchiette starnazzanti, che come foche ammaestrate
ripetono i gesti dell'istruttore, salvo poi disperdersi non appena la
povera protagonista, in un attacco di ridarola insopprimibie, si
lascerà sfuggire un fiotto bluastro di pipì. Un rincorrersi di
metafore visive esprimono, con semplicità e senza che nessuno apra
bocca, molto più di tante parole. Come meglio rendere fisica,
tangibile, la fisarmonica emotiva che allontana e un attimo dopo
riavvicina i due sposi alla deriva, se non con quel bacio schioccato
attraverso un vetro, lei dentro casa con lo stereo acceso, lui nel terrazzo, all'aperto, circondato dal frinire delle
cicale. Un piccolo contrappunto sonoro, che diventa simbolo di
un'immensa dissonanza interiore. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tutto appare così facile e giusto,
nella regia di questa cineasta. Come il mirabile dolly circolare
attorno ad un altro bacio che, giravolta dopo giravolta, diventa sesso, poi
amore, poi, ancora, abitudine. Perchè alla lunga anche il <i>“nuovo diventa
vecchio”</i>, e un giro di giostra può interrompersi
bruscamente sul più bello. <b><i>Prendi questo valzer</i></b>, canta <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Leonard_Cohen" target="_blank"><b>Leonard Cohen</b></a>
nel brano che dà il titolo al film. E noi già l'abbiamo capito, che
presto la musica finirà e resteremo sulla giostra da soli. Allora,
prendi questo valzer, lasciati trasportare e godine finché dura. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<object width="320" height="266" class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="http://1.gvt0.com/vi/0yPzc_REvhU/0.jpg"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/0yPzc_REvhU&fs=1&source=uds" /><param name="bgcolor" value="#FFFFFF" /><param name="allowFullScreen" value="true" /><embed width="320" height="266" src="http://www.youtube.com/v/0yPzc_REvhU&fs=1&source=uds" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true"></embed></object></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>L'uscita italiana di Take This Waltz non è stata ancora fissata, incrociamo le dita! </i></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-86324273705444453442012-08-30T14:34:00.000-07:002014-10-29T08:48:57.265-07:00Madagascar 3, meno male che re Julien c'è<style type="text/css">
<!--
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Ti1QgIbUC-PpMLxSLjqqIHPlrC89o-gQhfI0m11Md0fV8nTtjGWUPjaChMlbvek3VXNpYNoglHbaR1fOySNBmVGVq0EG-GyoMzrfDqsNCLpTzKjG_cOnKT3M_t2RrPTWJkc9NAn0sVOj/s1600/madagascar-3-soundtrack.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Ti1QgIbUC-PpMLxSLjqqIHPlrC89o-gQhfI0m11Md0fV8nTtjGWUPjaChMlbvek3VXNpYNoglHbaR1fOySNBmVGVq0EG-GyoMzrfDqsNCLpTzKjG_cOnKT3M_t2RrPTWJkc9NAn0sVOj/s320/madagascar-3-soundtrack.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Può un film risultare divertente (non
molto, ma almeno abbastanza, almeno a tratti) e contemporaneamente
candidarsi al titolo di <b>“pellicola più indegna”</b> della stagione?
Se ve lo state chiedendo, sì, la domanda è retorica, e la risposta
alla domanda, <i>ahinoi</i>, di nuovo affermativa: sì, è possibile, e
questo <b>Madagascar 3</b> ce lo conferma, nonostante in lizza per il podio
vi siano tanti 'bruttissimi' ben più meritevoli,
autentiche schifezze tra le quali ci piace ricordare <a href="http://delicatessenfilm.blogspot.it/2012/06/il-mio-nome-e-marilyn-marilyn-monroe.html" target="_blank"><b>My week with Marilyn</b></a> e <b>To Rome with love</b> (ma che ne hai fatto tu,
canuto-minuto-occhialuto newyorkese logorroico, di quel genio
canuto-minuto-occhialuto e logorroico che è, o in ogni caso era,
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Woody_Allen" target="_blank"><b>Woody Allen</b></a>??). </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma indegno perchè? <i>Lasciate che vi racconti una
storiella</i>. Tutto comincia nel 1995, data storica per la moderna
cinematografia d'animazione, in cui il tramonto del passato apparecchia l'alba di una nuova, incredibile era. Escono quell'anno nelle sale due film. Il
primo, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pocahontas_%28film%29" target="_blank"><b>Pocahontas</b></a>, è un drammone sul senso di colpa della coscienza
occidentale post-colonialista, condito da musiche francamente
improponibili, nonché canto del cigno di un periodo dorato per la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/The_Walt_Disney_Company" target="_blank"><b>Disney</b></a>
che, dopo lo straordinario successo del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Il_re_leone" target="_blank"><b>Re leone</b></a> e decenni di
incontrastata sovranità, chiude non solo il cerchio della vita, come
ulula <b>Ivana Spagna</b>, ma un fortunato ciclo produttivo iniziato
nell'89 con <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/La_sirenetta_%28film%29" target="_blank"><b>La sirenetta</b></a>. Il colosso si avvia lungo un viale del tramonto dal quale si
riavrà solo in tempi recenti (nel 2006, e a breve scoprirete perchè). Sempre nel '95 esce <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Toy_Story_-_Il_mondo_dei_giocattoli" target="_blank"><b>Toy Story</b></a>, il primo
lungometraggio della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pixar_Animation_Studios" target="_blank"><b>Pixar</b></a>, alias legittimo erede al trono vacante, e
capostipite di una nidiata di pellicole realizzate completamente in
computer grafica, che da quel momento invaderanno gli schermi. Ma nell'avvicendamento
Disney-Pixar, non bisogna pensare ad una rottura. Piuttosto, ad un
passaggio di testimone concertato ed economicamente fruttuoso per
entrambi (la casa di Topolino diventa infatti co-produttore della concorrente). </div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhktNxhNUe7V0CKarZtS_7CuNlPJAS3pteBJoT2XOPCu6SbLI9yRBLEHwRw2mEB3AxwFLSJERSJWFlyF_PSbEWF49Bv9mCwHEu4o_Y7bO_NjHKws1AA6YYYWw14y7MfKuEYF60NM-4O19eb/s1600/Logo-Pixar.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhktNxhNUe7V0CKarZtS_7CuNlPJAS3pteBJoT2XOPCu6SbLI9yRBLEHwRw2mEB3AxwFLSJERSJWFlyF_PSbEWF49Bv9mCwHEu4o_Y7bO_NjHKws1AA6YYYWw14y7MfKuEYF60NM-4O19eb/s320/Logo-Pixar.jpg" height="240" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il logo della Pixar</td></tr>
</tbody></table>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E da dove viene la nuova testa coronata? Lo studio nasce come
divisione della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/LucasFilm" target="_blank"><b>LucasFilm</b></a>. Nella <i>galassia lontana lontana</i> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_stellari" target="_blank"><b>Guerre stellari</b></a>, gli effetti speciali attraversano il loro Medioevo:
modellini d'astronave, truppe di robottoni d'assalto e ninja verdi
dal linguaggio sibillino sono quanto di più distante si possa
immaginare dalle magie del digitale e della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Motion_capture" target="_blank">motion capture</a>, ma,
all'epoca, bastano e avanzano per saziare la fame di favoloso degli
spettatori. Presto, giunge da Cupertino un cavaliere destinato a
grandi imprese, di nome <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Steve_Jobs" target="_blank"><b>Steve Jobs</b></a>. Compra la Pixar, trasferendola
nella sua <i>valle di silicone e mele morsicate</i>, e laggiù tutto cambia.
Un inventore fantasioso, tale <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/John_Lasseter" target="_blank"><b>John Lasseter</b></a>, posando un giorno lo
sguardo sulla lampada appoggiata alla scrivania esclama, d'un tratto: <i><b>Eureka! </b></i>Aveva trovato una luce, e quella luce sarebbe
diventata un faro, a illuminare il cammino di molti (vedi l'immagine).
Molti anni dopo, nel 2006, la Pixar, divenuta regina indiscussa della
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Computer-generated_imagery" target="_blank">Cgi</a>, deciderà di unire le forze con la veterana Disney. Continuerà a firmare una serie dietro l'altra di capolavori (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Up_%28film_2009%29" target="_blank"><b>Up</b></a>,
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/WALL%E2%80%A2E" target="_blank"><b>Wall-E</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ratatouille_%28film%29" target="_blank"><b>Ratatouille</b></a> sono i preferiti della sottoscritta), alzando
sempre più l'asticella della qualità e introducendo
una nuova forma di film d'animazione, edificata su molteplici strati di
significato che fungono da calamita, oltre che per i
più piccoli, anche per gli adulti. In una parola, un approccio narrativo, tematico e stilistico, pregiato e intelligente. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-kkdfTy7GDVc2_Fjlfp1piqtS16mv1JNUTi6rCKVTHANjynDpECIXXGdIbW2hb5S8aySdq23ueqA6TpFxnKQ1wx-h8mAzm4fVxJGjTId1eIlnasuCvVS_oErdsQ2Ck-eEvSwTsSzy6zKn/s1600/madagascar3-575x402.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-kkdfTy7GDVc2_Fjlfp1piqtS16mv1JNUTi6rCKVTHANjynDpECIXXGdIbW2hb5S8aySdq23ueqA6TpFxnKQ1wx-h8mAzm4fVxJGjTId1eIlnasuCvVS_oErdsQ2Ck-eEvSwTsSzy6zKn/s320/madagascar3-575x402.jpg" height="223" width="320" /></a>Una specie di rivoluzione
copernicana a scala ridotta che, tuttavia, rischia di esser
vanificata da film mediocri come questo <b>Madagascar 3</b>, sequel di una
saga che aveva già detto tutto quel che doveva (non che poi si
trattasse di chissà quali rivelazioni) sin dal suo primo capitolo, e
che non avrebbe altro motivo d'esser resuscitata per la terza volta, se
non per ragioni di portafoglio. Ecco perchè "indegno". Il
bestiario assortito di leoni, zebre, giraffe, ippopotami e pinguini
messo insieme dalla <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/DreamWorks" target="_blank"><b>Dreamworks</b></a> (che pure, lo ricordiamo, con i due
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kung_Fu_Panda" target="_blank"><b>Kung fu panda</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Dragon_Trainer" target="_blank"><b>Dragon trainer</b></a> ha dimostrato di saperci fare eccome,
quando impegna la creatività oltre che il borsello), strappa certo
le sue risate, ma è una comicità all'insegna del trash più
becero, con un copione frenetico che sembra non capire l'elementare
differenza tra ritmo e chiasso, e con trovate visive, in primis quella dello show circense, che
fanno schizzare i livelli di "kitsch-emia" ben al di sopra dei limiti consentiti. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHhB9vpC-JtWJcxd3YZ8o4Bhgj8XFBWQ4k-BfBlfLFVKlaJg3JrsJtQ2aca6ORDK23uFGaznusKBdHvEVDogaGpIMI7gA1B5ledig4oh8T_BXSiZ93ssX5mE_sDQFe6EfbDcDiPM1QSfVZ/s1600/Madagascar3.4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHhB9vpC-JtWJcxd3YZ8o4Bhgj8XFBWQ4k-BfBlfLFVKlaJg3JrsJtQ2aca6ORDK23uFGaznusKBdHvEVDogaGpIMI7gA1B5ledig4oh8T_BXSiZ93ssX5mE_sDQFe6EfbDcDiPM1QSfVZ/s320/Madagascar3.4.jpg" height="176" width="320" /></a>I momenti più felici si devono
all'<i>affaire</i> sentimentale, assolutamente surreale, tra <b>re Julien</b> e un'orrenda orsa in
tutù rosa e biciclettina, oltre che alla new entry <b>Chantel DuBois</b>,
la cattivissima acchiappa-animali, un po' <b>Matrix</b> un po' <b>Crudelia
De Mon</b> un po' segugio dal fiuto infallibile, e al suo assolo canoro
sulle note di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Non,_je_ne_regrette_rien" target="_blank"><i><b>Non, je ne regrette rien</b></i></a>. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Per il resto, i
personaggi sono piatti come tavole. Ce ne fosse uno che riesca a
dare un po' di profondità alla propria desolante bidimensionalità
psicologica. La morale latita sotto il fracasso dell'azione, privilegiando il momento ludico a quello educativo,
che pure dovrebbero convivere in un film per bambini. Infine, la trama è
parecchio inconcludente: i quattro evasi dallo zoo di New York
progettano di tornare dietro le rassicuranti sbarre della Grande
Mela, in una sorta di curioso mal d'Africa al contrario, salvo poi
venir sballottati dagli eventi su e giù per l'Europa. Insomma, dopo
l'America, il continente nero e un'incursione in Antartide, temiamo
per il futuro. Pur di lucrare fino all'ultimo centesimo, viene il
sospetto che la Dreamworks sia disposta a sbarcare il quartetto un
po' ovunque. Anche a casa vostra, se non state attenti.
</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-53510971753813658792012-08-30T06:31:00.000-07:002014-10-29T09:08:36.168-07:00Ruggine e ossa, recensione in anteprima: la costruzione di un amore<style type="text/css">
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZJsDTX1eAoKFq0xyCot4OQiCAbtchmiix3yorCjKJciNiNe5tvx9sos9dQe2xnQC1XrjP0ktplUSrO5F6sFncQmQXgcXIFQfZxh561omuEX2uVl2Iwu3p1H_1W5APNLQVdRCXJHULiJ3X/s1600/1008456_fr_de_rouille_et_d_os_1335448641712.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZJsDTX1eAoKFq0xyCot4OQiCAbtchmiix3yorCjKJciNiNe5tvx9sos9dQe2xnQC1XrjP0ktplUSrO5F6sFncQmQXgcXIFQfZxh561omuEX2uVl2Iwu3p1H_1W5APNLQVdRCXJHULiJ3X/s320/1008456_fr_de_rouille_et_d_os_1335448641712.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'educazione criminale del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Il_profeta_%28film_2009%29" target="_blank"><b>Profeta</b></a>, l'opera più acclamata di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Audiard" target="_blank"><b>Jacques Audiard</b></a>,
diventa l'educazione sentimentale, non meno violenta e faticosa, di
una coppia decisamente sopra le righe. Già in <b>Sulle mie labbra</b>, il
reietto <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Vincent_Cassel" target="_blank">Vincent Cassel</a> si innamorava della sordo-muta <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Emmanuelle_Devos" target="_blank">Emmanuelle Devos</a>. Oggi, Ruggine e ossa<b> </b>racconta le vite di Stéphanie (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Marion_Cotillard" target="_blank"><b>Marion Cotillard</b></a>) e Alì (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Matthias_Schoenaerts" target="_blank"><b>Matthias Schoenaerts</b></a>), due ultimi che non saranno
mai primi, strappati alle pagine cupe di <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Craig_Davidson" target="_blank"><b>Craig Davidson</b></a>, il Chuck
Palahniuk gonfiato di steroidi autore della raccolta <i>Rust and bones</i>,
alla quale il regista francese e il co-sceneggiatore <b>Thomas Bidegain</b>
si sono, con tutte le licenze poetiche di questo mondo, ispirati. A
maggio scorso il cineasta, in quel della Croisette, aveva definito il
suo film “espressionista” e affine alla cinematografia figlia
della Grande Depressione per l'uso di un'estetica contrastata e la
strizzata d'occhio al capolavoro di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tod_Browning" target="_blank"><b>Tod Browning</b></a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Freaks_%28film%29" target="_blank"><b>Freaks</b></a>. Un
ammiccamento che, a dir la verità, non potrebbe essere più fugace.
Piuttosto, meglio non lasciarsi abbagliare dagli scenari luminosi
della Costa Azzurra. Con i suoi supermercati pieni di cibo
scaduto, la pacchianeria dei parchi acquatici, le risse in discoteca,
la corsa ai licenziamenti e una misoginia diffusa, l'ambientazione
saccheggia un repertorio umano e sociale che trova la sua geografia
elettiva ai margini del capitalismo e ha la sua radice profonda in un
paesaggio urbano di ascendenza squisitamente statunitense. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_YZgEzPcGO5JCnbEvn2S2FOYtVLhGZXwxujUENsalg-oiIGC3mY2_vqFhyRd4e7AjsQpfXwzZE5_Gof2F2M3tozHnlLVyDxNUfLjzW-9F3yL1VBDaEOzhqM3-7vxFWWZ02bRsr7O-rzWY/s1600/rouille.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_YZgEzPcGO5JCnbEvn2S2FOYtVLhGZXwxujUENsalg-oiIGC3mY2_vqFhyRd4e7AjsQpfXwzZE5_Gof2F2M3tozHnlLVyDxNUfLjzW-9F3yL1VBDaEOzhqM3-7vxFWWZ02bRsr7O-rzWY/s320/rouille.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tuttavia,
la forza del film non risiede in questo vago, seppur necessario,
affresco da contemporaneità in declino. <b>Ruggine e ossa</b> è,
soprattutto, una storia d'amore, e come tale non tradisce il
melodramma, ma lo affonda in una tale morsa di violenza e disincanto
che ogni tentazione di estorsione emotiva, tipica del genere
strappalacrime per eccellenza, finisce fortunatamente stritolata. Ci
voleva un cineasta lucido come Audiard, per riuscire ad aggirare la
trappola della commozione coatta, nonostante una serie di scene
potenzialmente ultra-ricattatorie, tra maltrattamenti di bambini e
giovani fanciulle confinate su una sedia a rotelle. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il merito va
però diviso con gli attori protagonisti. La <b>Cotillard</b> in particolare,
spogliata dei vezzi da diva, non è mai stata così bella e intensa,
fragile e fiera. Imbrigliato il mimetismo eccessivamente scimmiottato
ne <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/La_vie_en_rose_%28film%29" target="_blank"><b>La vie en rose</b></a> in favore di una misura recitativa mai gridata,
fatta di sguardi e silenzi, la <i><span style="font-style: normal;">Môme</span></i>
di Francia regala qui la sua migliore interpretazione. I capelli
spenti, il pallore emaciato del viso inondato di luce, lo
struggimento celeste dello sguardo ancorato all'azzurro del mare, in
un torpore assolato dal quale solo i guizzi muscolari di Alì
sapranno ridestarla. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWZUjH5mL1eLe2s2I2njG6_d3jNeNGf5Rpj_4q7LgpX0bRaFEl4CZMLONvY2o5Tcwz2YtJukwe0C4Yk2h7ZXt7WjS5sYPVEm_y9S5u37SsQ_wPF44Vc86wKLDSDb7CEby1NunDFKSziV5Q/s1600/dredo1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWZUjH5mL1eLe2s2I2njG6_d3jNeNGf5Rpj_4q7LgpX0bRaFEl4CZMLONvY2o5Tcwz2YtJukwe0C4Yk2h7ZXt7WjS5sYPVEm_y9S5u37SsQ_wPF44Vc86wKLDSDb7CEby1NunDFKSziV5Q/s320/dredo1.jpg" height="167" width="320" /></a>L'<b>amore</b> sboccia tra un corpo colossale in
perenne movimento, dalla tenerezza arrugginita, sul ring come tra le
lenzuola capace di un'unica forma di espressione - il menar colpi - e
la grazia amputata di una Bella immancabilmente attratta dalla
Bestia, sia essa un'enorme orca o un lottatore dagli appetiti ferini,
certa di essere la sola in grado di addestrare l'animale (marino e umano), di
capirlo, anche a rischio di restare mutilata. E, d'altra parte, questo
angelo dalle ali spezzate troverà nel boxeur, nella sua prosaica
semplicità, quell'empatia priva di odiosi pietismi che cerca e non
trova nel mondo che la circonda. Le ossa del titolo sono quelle di
Stéphanie, che non esistono più, e quelle robuste della mani di
Ali, calcificate da strati di violenza. La parabola di questi due
corpi li rende l'uno il duplicato dell'altro. Audiard spiattella
sotto il naso dello spettatore questo rapporto di proporzionalità
inversa attraverso una serie di eco visive, che si rincorrono lungo
la pellicola fino a tracciare un sottotesto denso e disturbante. Il
primo incontro tra i due è soprattutto l'indugiare insolente degli
occhi di Alì tra le cosce di Stéphanie che, di lì a poco, perderà
gli arti dal ginocchio in giù in un incidente acquatico. Con le sue
protesi da Robocop, la donna rinascerà di pari passo con i pugni
assestati dal lottatore e nella furia ginnica di lui troverà la vera
stampella cui appoggiarsi per restituire alla vita i tremendi colpi
ricevuti. Fino ad un finale in cui un trauma speculare segnerà la
fusione definitiva, fisica ed esistenziale, dei loro destini. Come se
il sentimento potesse essere concepito solo a partire
dall'uguaglianza del dolore. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWw4Ki6fSxE8NBIFxvoGBLaFbYtPhpK-iIYHuo7W02v_DPPABZgfDwREqDlOKM_UeslWjvmklHnPa9L9SSKkv-9GuGcjUPSnl2SBLG4FYYtsgT4gXasoutIXFAKneUo4DhFGECgZxPv0tB/s1600/de-rouille-et-dos-audiard.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWw4Ki6fSxE8NBIFxvoGBLaFbYtPhpK-iIYHuo7W02v_DPPABZgfDwREqDlOKM_UeslWjvmklHnPa9L9SSKkv-9GuGcjUPSnl2SBLG4FYYtsgT4gXasoutIXFAKneUo4DhFGECgZxPv0tB/s320/de-rouille-et-dos-audiard.jpeg" height="225" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Oltre i <b>dialoghi</b> scarni, a tratti comici
nella loro disarmante inconsistenza, immaginiamo una voragine di
significati taciuti, o meglio sussurrati (dal regista) e un groviglio
di sentimenti indecifrati (dai protagonisti, le cui amputazioni
cicatrizzano l'anima prima ancora del corpo). Come quando lei gli
confida le proprie paure e lui, per tutta risposta, le propone di
fare sesso. Non per amore, né per pietà, ma così, per vedere se
“funziona ancora”. Se il desiderio lo richiederà, lui sarà
“opé”, nel senso di operativo, pronto a scattare, come
sull'avversario. Ma quando lei pretenderà delicatezza, non riuscirà
proprio a capire cosa ci si aspetti da lui. “Sono opé”, ripeterà
più volte, smarrito. Per certi versi, questo personaggio forza lo
spettatore a tollerare l'intollerabile, sotto forma di una brutalità
che può scaturire all'improvviso contro chiunque, e lo fa nel nome
di un chiaroscuro psicologico ormai largamente esibito dal cinema
d'autore. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><i>“Oggi gli stronzi sono sinceri”</i></b>, sentenziava qualche
anno fa <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Luc_Godard" target="_blank"><b>Godard</b></a> proprio dai microfoni di Cannes. Alì agisce in modo
imperdonabile, non ne combina una giusta, ma in cuor nostro lo
capiamo (perchè Audiard ce lo fa intendere in ogni modo), che è un
gigante dal cuore gentile, solo sotterrato sotto una gelida lastra di
amarezza. Il gigante dovrà rompersi le nocche su quel ghiaccio,
sporcarlo di sangue e lacrime, prima di far riemergere, finalmente,
il buono che cova in sé, il suo essere padre e uomo capace di dire
“ti amo”.<br />
<br />
<i>Potete trovare questa recensione anche sul sito <a href="http://www.cinema4stelle.it/" target="_blank">cinema4stelle</a></i></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-50955410626857836482012-08-25T11:04:00.000-07:002012-08-25T11:04:02.205-07:00Ted di Seth MacFarlane: l'irriverenza dei buoni sentimenti
<style type="text/css">
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@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
-->
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD0RPhL3ACu8uF6ar54aVSEMpbFpO-VnAsNPHILIgokiPbE_UTfZxQda93iw2tgNPSBLCEp0Sx3dHU-aEK6yJEQUO1o1N0AGW5_jccpYrC-_PgiLCYoCPXTwrWdT8G4pAtsrbSjWv9T_-Z/s1600/Ted-movie-poster-sxsw.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD0RPhL3ACu8uF6ar54aVSEMpbFpO-VnAsNPHILIgokiPbE_UTfZxQda93iw2tgNPSBLCEp0Sx3dHU-aEK6yJEQUO1o1N0AGW5_jccpYrC-_PgiLCYoCPXTwrWdT8G4pAtsrbSjWv9T_-Z/s320/Ted-movie-poster-sxsw.jpg" width="242" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
É Natale e John, il bambino più solo
di Boston, sussurra alla notte il suo desiderio più grande: che il
suo orsacchiotto prenda vita. Una stella cade dal cielo <i>et voilà</i>, il
prodigio si avvera. Ted si anima e, da quell'istante, diventa il
migliore degli amici e un piccolo divo dei salotti televisivi. Se la
storia finisse qui, potremmo quasi pensare all'ennesima
variazione sul <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Il_soldatino_di_stagno" target="_blank"><b>Soldatino di stagno</b></a>, la fiaba andersoniana che ha
ispirato le peripezie dei giocattoli di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Toy_Story_-_Il_mondo_dei_giocattoli" target="_blank"><b>Toy Story</b></a>. Ma questo pupazzo
non esce dalla penna di un qualunque animatore per ragazzi. Ted è
l'ultimo nato di casa <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Seth_MacFarlane" target="_blank">MacFarlane</a>, già culla di alcune delle più
irriverenti sitcom statunitensi, dai <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/I_Griffin" target="_blank"><b>Griffin</b></a> ad <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/American_Dad%21" target="_blank"><b>American dad</b></a>, cugine
persino più pestifere dei <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/I_Simpson" target="_blank"><b>Simpson</b></a> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Matt_Groening" target="_blank"><b>Matt Groening</b></a>, che negli anni
'90 rivoluzionarono i tempi comici della cartoonia catodica. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Eccoci
allora catapultati, qualche decennio più tardi, a sbirciare nella
vita adulta di John e del suo peloso amichetto, per scoprire le
conseguenze, ben poco favolose, dell'incantesimo che fu. L'ex bambino
è ora un <b>Peter Pan</b> che, a 35 anni suonati, stenta ad assumersi le
proprie responsabilità, nonostante i sospiri e gli occhi al cielo
dell'amata Lori, che subisce con sempre meno pazienza le sue
marachelle da adolescente. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnBDXEfu0jzYeFmw1dCiu0H75yhB4_x1M4Y8WccIpWlviil4MIFXYbKD1c4cUoEHFad-qriTWlyONenB4XqYPLigqWLqW9EOr-TApfp0YFsqzZoKYI2kWueTkacFRddRSPk4tWoMhC8sUo/s1600/Ted-film.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnBDXEfu0jzYeFmw1dCiu0H75yhB4_x1M4Y8WccIpWlviil4MIFXYbKD1c4cUoEHFad-qriTWlyONenB4XqYPLigqWLqW9EOr-TApfp0YFsqzZoKYI2kWueTkacFRddRSPk4tWoMhC8sUo/s320/Ted-film.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Inseparabile compagno di sbronze è
proprio <b>Ted</b>, immutato nelle fattezze, che il tempo ha trasformato da
tenerissimo “peluche prodige” ad orsacchiottaccio col vizio del
goccetto, erotomane buongustaio e di successo (tra le sue conquiste
figura niente meno che <b><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Norah_Jones" target="_blank">Norah Jones</a></b>, squisita in un cameo non solo
musicale), fumatore incallito (ma chi è senza peccati scagli il suo
primo spinello), affetto da una logorrea decisamente colorita e
oscena, all'insegna di un politicamente scorretto che, nel suo uso
provocatorio di antisemitismo, razzismo e sessismo, travolge come
ridicoli birilli tutti i tabù della benpensante società a stelle e
strisce. Secondo un'alterazione <i>sui generis</i> del classico triangolo,
in cui tra un 'lui' e una 'lei' in carne ed ossa si intromette un
'altro' di stoffa e imbottitura, la complicità speciale con Ted
procurerà non pochi grattacapi tra John e la sua bella. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLmvyyIqSika5Ib5IC42YBK5VSwNBpQgsvB7DqChgdY8nPfL7a_1P6_x7huweQJPsG9jIEB1ijTv_74Uv_5c4fQyszbLuPOGoVdjK1jqnMbTB1dyH-yLxOf62bZoXp4xc3dFYn2S1OkNoz/s1600/Ted_Movie_Photo_11-1024x586.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLmvyyIqSika5Ib5IC42YBK5VSwNBpQgsvB7DqChgdY8nPfL7a_1P6_x7huweQJPsG9jIEB1ijTv_74Uv_5c4fQyszbLuPOGoVdjK1jqnMbTB1dyH-yLxOf62bZoXp4xc3dFYn2S1OkNoz/s320/Ted_Movie_Photo_11-1024x586.jpg" width="320" /></a>É con
questa trama minimale – la cui prevedibilità, se non sempre si
rivela un bene per l'appetito dello spettatore, di certo agevola la
sintesi del recensore - che il ragazzaccio d'America <b>Seth MacFarlane</b>,
i cui disegni hanno fatto in passato da sfondo a tanti, tantissimi
pranzi consumati davanti alla tv, sforna il suo primo lungometraggio
in <b>live action</b>, con attori veri e propri. Ad essere precisi, si
tratta di un ibrido, in cui la formula magica della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Motion_capture" target="_blank"><b>motion capture</b></a>,
sperimentata fin'ora in pellicole fantasy o puramente d'animazione
(pionieri sono stati <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Peter_Jackson" target="_blank"><b>Peter Jackson</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Andy_Serkis" target="_blank"><b>Andy Serkis</b></a> con il loro Gollum
nel <b>Signore degli anelli</b>), dà vita ad un personaggio che ricalca
perfettamente movimenti ed espressioni dello stesso MacFarlane, che
diventa quindi corpo, oltre che voce, della sua creatura. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMszdJLEj5B3oi6Zbv3eLL7hCZQTdGtOtMvIpSDoINtmMSK0koTNiPb6JQKLmgbh5qinFJ2uxNk8XZGJIwbJRW1KZDQGtG28geQdYItassGnURctJLHXwdORV2g9NklPw316eJ8JS-GiPS/s1600/Ted+il+film.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="194" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMszdJLEj5B3oi6Zbv3eLL7hCZQTdGtOtMvIpSDoINtmMSK0koTNiPb6JQKLmgbh5qinFJ2uxNk8XZGJIwbJRW1KZDQGtG28geQdYItassGnURctJLHXwdORV2g9NklPw316eJ8JS-GiPS/s320/Ted+il+film.jpg" width="320" /></a>L'interazione tra il protagonista <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mark_Wahlberg" target="_blank"><b>Mark Wahlberg</b></a>, perfettamente a suo
agio come spalla comica di un one man show virtuale, e Ted, è sorprendentemente credibile. Tanto che, se è innegabile la chimica
attoriale con <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mila_Kunis" target="_blank"><b>Mila</b>-occhi da cerbiatta-<b>Kunis</b></a>, le vere scintille
scoccano nell'alchimia con quest'ultimo. Fino ad oggi abbonato a
ruoli drammatici, Wahlberg porta a casa, al solito, un buon lavoro.
Con quella faccia da bravo ragazzo e la pompatura muscolare ereditata da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/The_Fighter_%28film_2010%29" target="_blank"><b>The Fighter</b></a> a far da (riuscito) contrasto con la gentilezza d'animo
di John, è lui il teddy bear che
vorremmo spupazzare quando tutto inizia ad andare storto con la fidansssatina. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Linguaggio e gag hanno garantito al film il divieto di
visione per i minori non accompagnati, che, immaginiamo,
MacFarlane da buon <i>bad boy</i> avrà accolto come un trofeo. E se la
decisione non stupisce affatto, visto quante volte la mannaia della
censura ha calato la sua triste lama su Griffin e famiglia, ancor
più stupefacente sarà constatare come, in fondo, l'orizzonte
valoriale di Ted non si discosti affatto dalla saga disneyiana dei
<b>buoni sentimenti</b>, che ritrova incastonate in questa favola birichina le sue più
granitiche certezze: un Santa Claus che realizza i sogni di grandi e
piccini, un'amicizia che resiste alle peggiori tempeste e un vissero
per sempre felici e contenti suggellato da matrimonio d'ordinanza.
</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-32790953295148704072012-08-24T11:28:00.002-07:002012-08-24T11:28:34.074-07:00Medianeras, di Gustavo Taretto. La solitudine dei numeri urbani
<style type="text/css">
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P { margin-bottom: 0.21cm }
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyuaUq70BegtDRN9IuvYaXTcyQ9JkcuNAdT_EOsVtwgyH2Bnclin5suGxuHaHBnP5jhjJA-Wkjfgy09SioEy_SzbwpyQ92RLNABLMggCooUwvOVruxEX2Z89wHtXZ-zIjApDFpLhFYYYuA/s1600/medianerasaffiche.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyuaUq70BegtDRN9IuvYaXTcyQ9JkcuNAdT_EOsVtwgyH2Bnclin5suGxuHaHBnP5jhjJA-Wkjfgy09SioEy_SzbwpyQ92RLNABLMggCooUwvOVruxEX2Z89wHtXZ-zIjApDFpLhFYYYuA/s320/medianerasaffiche.jpg" width="240" /></a></div>
<i>“<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Dov%27%C3%A8_Wally" target="_blank">Dov'è Wally</a>?”</i>, è la domanda che ossessiona Mariana (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pilar_L%C3%B3pez_de_Ayala" target="_blank"><b>Pilar Lopez de Ayala</b></a>). Frustrati da una ricerca che si snoda infruttuosa
fin dalla più tenera infanzia, gli occhi di quest'eroina malinconica
scannerizzano febbrili i disegni ultra-popolati dell'illustratore
<b>Martin Handford</b>, convinti che, prima o poi, anche in mezzo ad una
folla oceanica riusciranno a stanare quel maglione a righe rosse e
bianche e ad incrociare, dopo tanti fallimenti, lo sguardo occhialuto
del suo indossatore. Per scoprire che, neanche a dirlo, l'anima
gemella è sempre stata lì, sotto il suo naso, nascosta dietro una delle pareti cieche che scandiscono gli spazi urbani di <b>Medianeras</b>, in una Buenos
Aires satura e claustrofobica. Mariana e Martin, così vicini eppure
incapaci di vedersi, persi nel magma mostruoso della metropoli
moderna. Lei è architetto, ma non ha mai costruito una casa e alle spalle conta le macerie di rapporti d'amore malamente crollati. Si
è riciclata come arredatrice di vetrine, “spazi astratti, senza un
fuori e senza un dentro” e passa le giornate a vestire e svestire
manichini, surrogati in plastica di amanti in carne e ossa. A pochi passi dal suo monolocale, "piccolo quanto una scatola di scarpe", c'è quello di Martin, agorafobo
e ipocondriaco progettatore di siti web che alla
compagnia umana preferisce, pavidamente, l'auto-reclusione dietro lo
schermo di un computer.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCuD_YUeuVlJFjWVJv3hyphenhyphen12s8G5raYRlBsO2rp4CAGXeog8fhqKOMbsuad7SZlHbpBBYNIuIq3QTSwXOR3U6DlC2xEaTOGGerMp399dAwlzmBTBQHns4F81FtOs9pT-cuh9PB5NbXAt_qr/s1600/Medianeras.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCuD_YUeuVlJFjWVJv3hyphenhyphen12s8G5raYRlBsO2rp4CAGXeog8fhqKOMbsuad7SZlHbpBBYNIuIq3QTSwXOR3U6DlC2xEaTOGGerMp399dAwlzmBTBQHns4F81FtOs9pT-cuh9PB5NbXAt_qr/s320/Medianeras.jpg" width="320" /></a></div>
Nato come regista di spot, l'esordiente
<b>Gustavo Taretto</b> confeziona una <span id="goog_1764963523"></span><span id="goog_1764963524"></span>pellicola a metà strada tra commedia
sentimentale e discorso sociologico (rigorosamente <i>all'acqua di rose</i>). Il risultato
è una specie di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/C%27%C3%A8_posta_per_te" target="_blank"><b>C'è posta per te</b></a>, rivestita dei simbolismi pop
masticati durante l'apprendistato da pubblicitario, che senza mezzi
termini aspira a nobilitare l'assoluta prevedibilità della trama con un copia-incolla, più o meno efficace, della tanto
celebrata estetica da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sundance_Film_Festival" target="_blank"><b>Sundance</b></a>. Il sorriso si vela di dolente
malinconia, sulle labbra riaffiora il sapore agrodolce che, ormai da qualche tempo, fa da irrinunciabile retrogusto a un certo cinema
romantico <i>made in Usa</i>. Molti, giustamente, hanno ricordato le
atmosfere di <b>500 giorni insieme</b>. Ora, la visione si rivela, se non particolarmente originale e decisamente presuntuosa nelle sue velleità urbanistico-filosofiche, complessivamente gradevole, complice una coppia di attori convincenti e una
gestione oculata del ritmo, inscritto in quattro pilastri narrativi
corrispondenti alle quattro stagioni.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaITbw0IkBERdWe35XIbV48p1ZnxFJ0rL0Scn4AWKzMNZrxz2x8U2TUlinTTVgiCV3NCcFHKWEbtX-McGEcTQjKTiz0iKM0hWzsIRtGhu9lZeEoMyVTviukZwW9vqb3YKXpB6tP76Fv6fB/s1600/medianeras-javier-drolas-foto-dal-film-6_mid.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaITbw0IkBERdWe35XIbV48p1ZnxFJ0rL0Scn4AWKzMNZrxz2x8U2TUlinTTVgiCV3NCcFHKWEbtX-McGEcTQjKTiz0iKM0hWzsIRtGhu9lZeEoMyVTviukZwW9vqb3YKXpB6tP76Fv6fB/s320/medianeras-javier-drolas-foto-dal-film-6_mid.jpg" width="320" /></a></div>
Il riuscito profilo intimista
si inserisce in un macro-apparato, grafico e discorsivo, che indaga
il concetto della solitudine dell'individuo nell'odierna giungla
metropolitana. Concetto, a dir la verità, inflazionato come non mai
e, quel che è peggio, di recente affrontato sul grande schermo in modo assai meno
banale. In <b>Un amore di gioventù</b>, ad esempio, dove la carriera da
architetto della protagonista rispecchia il suo percorso di
ricostruzione interiore. Oppure <b>El hombre de al lado</b>, anch'esso
ambientato nella capitale argentina, dove un semplice cittadino ricava dal
proprio appartamento una piccola finestra che si affaccia su Casa Curutchet (opera di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Le_Corbusier" target="_blank"><b>Le Corbusier</b></a>), in una Buenos Aires non distante dal puzzle di
fotogrammi collezionati da Taretto per Medianeras: una pianura di palazzi grigi e
senza luce, un affastellamento schizofrenico di stili architettonici
che mortificano le più elementari esigenze di abitabilità.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYTh8JHJQbJNJ5Rs8naEokitF_6x7EytLzO4H9VHEfllLaAq7J-pdoL0QJ6XbvWnlOqMWDOHUrKmq8Cszs80fYDgpWV7hZ1cGk_TQRZmi4NRHNxuLaBG_R_7-usrETNrKHeCUq10Y8bLx_/s1600/medianeras.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYTh8JHJQbJNJ5Rs8naEokitF_6x7EytLzO4H9VHEfllLaAq7J-pdoL0QJ6XbvWnlOqMWDOHUrKmq8Cszs80fYDgpWV7hZ1cGk_TQRZmi4NRHNxuLaBG_R_7-usrETNrKHeCUq10Y8bLx_/s320/medianeras.jpg" width="320" /></a></div>
<b>Essere e
abitare</b>, qui, sono due facce della stessa medaglia. <i>“L'uomo è a
immagine e somiglianza della città e la città è a immagine e
somiglianza dei suoi abitanti.”</i> Questa la frase dello scrittore
spagnolo <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Luis_Mart%C3%ADn-Santos" target="_blank"><b>Luis Martin Santos</b></a> che parebbe aver ispirato il film. La socialità vera e propria, quella fatta di carne e spirito, non può che disertare questo
caotico aggregato di non luoghi (i viali, i fast food, le piscine),
in cui le vite si sfiorano senza mai incontrarsi davvero, e finisce per
trasferirsi nelle piazze vituali del web, per pascersi dell'illusoria,
facile promiscuità promessa dai social network. Guardando la gabbia
di cavi che imbrigliano l'azzurro del cielo, Mariana si chiede se queste reti che legano una casa all'altra non raddoppino,
piuttosto che accorciare, le distanze tra gli individui. É sotto la
cupola del planetario, nell'incontro, pur fittizio, con un cielo
stellato finalmente libero dalle imbragature della città, che la
ragazza può ritrovare un barlume di sereno e relativizzare ogni
nevrosi, nella consapevolezza di non essere al centro dell'universo.
<br />
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-36557860344266555902012-08-22T10:33:00.000-07:002012-08-23T08:16:03.118-07:00Il Cavaliere oscuro - Il ritorno. L'anteprima, finalmente<style type="text/css">
<!--
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGdKoOevAJc42LBH7F_UwuZouEvpszChljF5doTIpm-YBQZ_Gw61XaGPt7RxfdQEjGfMZTjIPFL4oeufjEPYmkO_s1395K83yfqy1slKKDQJH7_9ZXQxJOgvB31HBCcvTX9toZnAr9EMwX/s1600/il-cavaliere-oscuro-il-ritorno-ancora-una-nuova-suggestiva-locandina-dedicata-a-batman-241485.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGdKoOevAJc42LBH7F_UwuZouEvpszChljF5doTIpm-YBQZ_Gw61XaGPt7RxfdQEjGfMZTjIPFL4oeufjEPYmkO_s1395K83yfqy1slKKDQJH7_9ZXQxJOgvB31HBCcvTX9toZnAr9EMwX/s320/il-cavaliere-oscuro-il-ritorno-ancora-una-nuova-suggestiva-locandina-dedicata-a-batman-241485.jpg" width="216" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Trama</b></div>
Sono trascorsi otto anni da quando <b>Batman</b> si è ritirato dalle
scene, autoproclamatosi fuorilegge dopo la morte di Harvey Dent-Due facce, assurto invece a falso idolo
della comunità. Complice il decreto che porta il nome dell'ex
procuratore, a Gotham City la criminalità sembra essere stata
sgominata. L'arrivo acrobatico della ladra <b>Selina Kyle</b> (alias
Catwoman, che ha le movenze feline e lo sguardo luminoso di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Anne_Hathaway" target="_blank"><b>Anne Hathaway</b></a>) e l'irruzione di Bane, terrorista addestrato tra le file
della Setta delle Ombre, spingono Bruce Wayne ad abbandonare il suo
esilio volontario e a reindossare i panni del pipistrello.<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Premessa lamentosa</b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non fosse stato per la calura estiva
che mi ha convinto a desistere, vi confesso di aver vagliato
attentamente, nelle ultime settimane, l'ipotesi di un espatrio mordi e
fuggi, per poter vedere <b>Il cavaliere oscuro - Il ritorno</b>. Tra
distribuzioni posticipate (<b>Prometheus</b>, <b>Hunger</b>) o del tutto mancate
(<a href="http://delicatessenfilm.blogspot.it/2011/08/recensione-di-beginners-di-mike-mills.html" target="_blank"><b>Beginners</b></a>, <a href="http://delicatessenfilm.blogspot.it/2012/08/twixt-lultimo-sogno-di-francis-ford.html" target="_blank"><b>Twixt</b></a>??), forse sarebbe saggio appellarsi alle autorità
competenti perchè si introduca un nuovo status: quello di rifugiato
cinefilo. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>La recensione </b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDczlBdswZ-OBTmCrRvisIgeonfAwWEaOnK5QtGgtjTCnTE6cZ9vAsAygPA_y8p-0M-3PpN-vVlxoSK0T7x_Y7OcH33Yb4g7vBYeDNehVuuvXloJhODO51YTnKiuCQI781tsOV0s7sdWE8/s1600/cavaliere-oscuro-ritorno-410px-maschera-rotta-bane1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDczlBdswZ-OBTmCrRvisIgeonfAwWEaOnK5QtGgtjTCnTE6cZ9vAsAygPA_y8p-0M-3PpN-vVlxoSK0T7x_Y7OcH33Yb4g7vBYeDNehVuuvXloJhODO51YTnKiuCQI781tsOV0s7sdWE8/s320/cavaliere-oscuro-ritorno-410px-maschera-rotta-bane1.jpg" width="320" /></a>Detto questo, passiamo al film che, se è di un gradino
inferiore al secondo capitolo della saga, certo si situa ben al di
sopra di tutto quanto ci viene attualmente propinato in materia di supereroi e in generale di blockbusters. <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Nolan" target="_blank"><b>Christopher Nolan</b></a>, il grande demiurgo, il “geometra dei sogni” dal cuore di
ghiaccio, <i>è oggi l'eroe che Hollywood non merita, ma di cui
ha tremendamente bisogno</i>. Smarrita la bussola dietro la chimera di
una tecnologia (la computer grafica, il <b>3D</b>, il digitale) che si
presume tanto più efficace quanto più mirabolante, agli studios
americani può far solo bene la dieta a basso contenuto di Cgi
imposta dal regista britannico, con il suo gran rifiuto della
stereoscopia in favore di una bidimensionalità in formato <b>35</b> e <b>70
mm</b>. Un cineasta <i>old school</i>, cui la maschera da cinecomics è sempre andata stretta. Vi siete davvero bevuti la favola del regista di
pellicole come <b>Memento</b>, <b>The prestige</b> e <b>Inception</b>, che vuole raccontarci le gesta di un miliardario orfano
travestito da pipistrello? Macché. Il mondo di Nolan non è mai
stato così denso, così stratificato come nella cupa geografia di
Gotham. E in quest'ultimo Cavaliere oscuro, finalmente, tutti i fili
tematici e narrativi pazientemente aggrovigliati nei primi due
episodi si dipanano, là dove il passato contiene le ragioni del
presente, come in un incastro di scatole
cinesi. Sorprendente il <b>montaggio</b>, ardito ed esaltante soprattutto
nello smisurato epilogo, in un gioco di andirivieni tra personaggi e
livelli di trama, come se mai davvero ci si fosse svegliati dal sogno
di Inception, e la trottola del tempo girasse ancora impazzita. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6KGVafM3nZ6Y6_yqcKSsksbqO7usEKmKnsONIthByRVM4ZQ68uJjGafFkKcASSCOwUVF9mPRJUvKwC_aDICd_ZGyyuuCqbBXja1diXES5QPFPP5jfVkMNdKbFrc6_Q1ycsfUMpr6jmMrI/s1600/cavaliere-oscuro-2914839_0x410.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6KGVafM3nZ6Y6_yqcKSsksbqO7usEKmKnsONIthByRVM4ZQ68uJjGafFkKcASSCOwUVF9mPRJUvKwC_aDICd_ZGyyuuCqbBXja1diXES5QPFPP5jfVkMNdKbFrc6_Q1ycsfUMpr6jmMrI/s320/cavaliere-oscuro-2914839_0x410.jpg" width="320" /></a>Il
risultato non potrebbe essere più grandioso e megalomane insieme. La
lunghezza è biblica (2 ore e 42 minuti di film), l'epicità omerica,
il tormento dei personaggi, con Bruce Wayne in prima linea (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Christian_Bale" target="_blank"><b>Christian Bale</b></a>, ottimo come tutto il cast, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Marion_Cotillard" target="_blank"><b>Marion Cotillard</b></a> a parte), amletico.
In fondo, in tre film Nolan ha fatto quello che <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tim_Burton" target="_blank"><b>Tim Burton</b></a> mai ha azzardato nel suo dittico: capire chi è Bruce Wayne. Evangelica la pervicacia con cui Batman decide di caricarsi sulle
spalle per la salvezza della città i peccati di Harvey Dent, nonché
il martirio cui sottopone carne e spirito. Come Cristo, risorgerà
dalle tenebre di una prigione scavata nel deserto, e la sua
resurrezione, compiutasi in poche settimane grazie all'intervento del
dio dei fisioterapisti che gli raddrizza la schiena spezzata, non è
meno miracolosa di quella del Nazareno. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>L'ambizione</b>, invece, è il
peccato, tutto umano, di un autore meticoloso e cervellotico, che da
due film a questa parte insegue l'ideale di un'architettura narrativa
divinamente equilibrata. Nolan aspira a parlare la lingua dell'epica
e della leggenda. Non importa se nella sua foga dialettica incespichi
talvolta in qualche balbettio diegetico, se in alcune scene
dimentichi il più elementare abbecedario della verosimiglianza,
seminando qua e là lungo la sceneggiatura incongruenze più o meno
clamorose: il poliziotto orfano John Blake (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Gordon-Levitt" target="_blank"><b>Joseph Gordon-Levitt</b></a>) che
con un solo sguardo intuisce l'identità del Cavaliere oscuro,
la convalescenza brevissima di Wayne, gli spostamenti alla velocità
della luce da un capo all'altro del globo. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmA7PlQWtwY1bJ__66neCBWH4ywkhyphenhyphen0uExiPwIWB7V8fJdhWJa2YsNbUx6aXfYQsHgQUXDjVpBGwmoGy1mW3ImNFTiRezQ69fpX0Vdo61nJ75cdYXQpvMoGxte16a5yEspZW_a1AUM2ht0/s1600/anne-hathaway-e-catwoman-ne-il-cavaliere-oscuro-il-ritorno-248176.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="207" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmA7PlQWtwY1bJ__66neCBWH4ywkhyphenhyphen0uExiPwIWB7V8fJdhWJa2YsNbUx6aXfYQsHgQUXDjVpBGwmoGy1mW3ImNFTiRezQ69fpX0Vdo61nJ75cdYXQpvMoGxte16a5yEspZW_a1AUM2ht0/s320/anne-hathaway-e-catwoman-ne-il-cavaliere-oscuro-il-ritorno-248176.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Incongruenze</b> soprattutto
cronologiche. D'altronde, la linearità non
è mai stata una priorità nella poetica del regista inglese, semmai
terreno fertile per virtuosistiche capriole narrative sul filo di
paradossi spazio-temporali. Da Memento a Inception, i film di Nolan
sono rompicapi che sfidano l'acume dello spettatore, col rischio di
lasciargli in bocca la sgradevole sensazione di non averci capito un
granché. Le sfide perdono <i>appeal</i> quando considerate al di là della
propria comprensione. Fortunatamente, però, il rischio nella trilogia
viene sventato, e la storia, pur nelle sbavature del copione, procede
con coerenza implacabile. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Batman begins</b> era incentrato sul tema
dell'identità da costruire (e nel vocabolario dei supereroi identità
fa rima con responsabilità, <i>Spiderman docet</i>). Speculare la questione
della paura, da affrontare per poter maturare il sé eroico. Siamo
dalle parti del romanzo di formazione, al cui termine Batman imparerà
a diventare la paura stessa, scegliendo come proprio simbolo il
pipistrello che tanto lo terrorizza, ma al prezzo di sacrificare
Bruce Wayne, che da quel momento incarnerà la vera maschera, quella
del miliardario sfaccendato. <b><i>“Non è tanto ciò che siamo, ma ciò
che facciamo che ci qualifica”</i></b> è il ritornello del film. E se il
primo antagonista di spessore (<b>Ra's al Ghul</b>), permetterà al
giustiziere alato di affrancarsi dal suo fantasma più ingombrante,
quello del padre, sarà il secondo appuntamento della saga a
regalargli un cattivo senza mezzi termini. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGhMqrFPbicgPGNuevcAlGQ7QSKWUhM6MPX8-HsyE2Jr_GYqHSytVktMA5Bvp5PCyD9eaW0i_xEq0odgzrbZxvPiS68jYe458K7TP3RtrCvZeQeJbVwjECghlkdECRyjvzZgc0FAOzYn28/s1600/Heath_ledger_joker.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGhMqrFPbicgPGNuevcAlGQ7QSKWUhM6MPX8-HsyE2Jr_GYqHSytVktMA5Bvp5PCyD9eaW0i_xEq0odgzrbZxvPiS68jYe458K7TP3RtrCvZeQeJbVwjECghlkdECRyjvzZgc0FAOzYn28/s320/Heath_ledger_joker.jpg" width="320" /></a>La scelta che il <b>Joker</b>
mette di fronte al Cavaliere oscuro rompe il tabù del buono
invincibile, rivoluzionando i connotati della graphic novel: salvare
l'amata Rachel o il procuratore Harvey Dent, speranza nascente di
Gotham? Laddove l'Uomo ragno di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sam_Raimi" target="_blank"><b>Raimi</b></a> riusciva a soccorrere sia Mary
Jane che i bambini appesi alla funivia, qui la donna,
inaspettatamente, muore. Era dai tempi di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kevin_Spacey" target="_blank"><b>Kevin Spacey</b></a> in <b>Seven</b> che
non si vedeva un 'aut aut' così sadico. Solo che lì eravamo in un
thriller su un omicida seriale coi fiocchi. Il Joker di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Heath_Ledger" target="_blank"><b>Heath Ledger</b></a>
insinua un elemento nuovo: la psicopatia. Non conosciamo il suo
passato (le storielle su come si sia procurato le macabre cicatrici a
forma di ghigno discordano ogni volta). Nella sua malvagità non si
scorge un'origine traumatica, come era per il Joker di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Nicholson" target="_blank"><b>Nicholson</b></a>,
nato gangster complessato e diventato mostro solo dopo un
bagnetto nell'acido, e come sarà per il villain del finale, <b>Bane</b>,
mercenario innamorato e mastodontico picchiatore, con una maschera da
Hannibal Lecter che lo protegge dal dolore e testimonia un passato di
soprusi. Un <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tom_Hardy" target="_blank"><b>Tom Hardy</b></a> eccezionale, troppo presto sacrificato
sull'altare di una delle tante giravolte narrative che movimentano il
plot. Dopo la follia pura del clown, ecco che è di nuovo lecito
umanizzare il cattivo. È da <b>Omero</b>, dalla pietà per il corpo
straziato del valoroso Ettore, che la letteratura (e la
cinematografia) mondiale paga il suo tributo ad un nemico tragico,
che soffre e ama proprio come gli eroi. Ma, in fondo, la visione di
Nolan non è mai stata manichea. <i>“O muori da eroe, o vivi
abbastanza da diventare cattivo”</i>, diceva Harvey Dent prima di
sfigurarsi volto e anima. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Uno specchio del presente </b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCBGPtalD3n2dFOg2owND1b_tXgCntlhWZeUY0GgCybvcq0uP9LDqUWgHNUjbbaLguA-V4PFs2olrSUq8BA8iDIWePe7QqHe1QPosW7kWSRq42pocI4q9qzIjCNVBTisktrPZgbUVZve3e/s1600/il_cavaliere_oscuro_il_ritorno_7.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCBGPtalD3n2dFOg2owND1b_tXgCntlhWZeUY0GgCybvcq0uP9LDqUWgHNUjbbaLguA-V4PFs2olrSUq8BA8iDIWePe7QqHe1QPosW7kWSRq42pocI4q9qzIjCNVBTisktrPZgbUVZve3e/s320/il_cavaliere_oscuro_il_ritorno_7.jpg" width="320" /></a>Attaccato negli Usa da quanti hanno letto
in questo epilogo una critica al movimento pacifico di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Occupy_Wall_Street" target="_blank"><b>Occupy Wall Street</b></a> e una spia della sua presunta fede repubblicana, Nolan ha
risposto rivendicando un intento di puro entertainment. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sarebbe
miope, tuttavia, chi non si accorgesse della massiccia dose di
riferimenti alla realtà odierna. Alla minaccia del terrorismo che
colpisce al cuore la nazione americana, all'uso pervasivo dei media
(in questo Batman c'è sempre un televisore acceso sul disastro
metropolitano), all'avidità degli speculatori finanziari che mettono
in ginocchio un intero paese, ma anche al pericolo di una rivoluzione pilotata dalla retorica della demagogia. Torna lo spettro
della rivoluzione francese nelle sentenze di un tribunale che sembra
fuoriuscito dal periodo del Terrore. Ed è fin troppo palese la
messinscena di una nevrosi urbana che trova ragion d'essere nell'<b>11
settembre</b>, con tutto quell'indugiare sulle bandiere a stelle e
strisce ridotte a brandelli e lo stadio di football inghiottito dalle
fogne subito dopo l'inno intonato dalla voce di un bambino. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È
<b>Gotham</b>, prima ancora del suo cavaliere disarcionato, che deve cadere
per imparare a rialzarsi. Gotham che assomiglia a New York, Gotham
che è la quintessenza di quel male che noi tutti riconosciamo nelle
convulse cronache dei nostri giorni. Il fumetto si fa utopia ed
etica. La responsabilità, da individuale, civile. Solo allora, il
mondo potrà fare a meno di Batman, e Bruce Wayne, da maschera, potrà
tornare ad essere uomo.</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-47411181339693530172012-08-16T11:55:00.004-07:002014-10-29T09:49:28.614-07:00Il Mundial dimenticato: la leva calcistica della Patagonia '42<style type="text/css">
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCo-7laNyVmtllH2TvS0WLnLmflNTe1YNun2u21WBPc9IUq4fbMLw6gA3dlkZhsEujf-ezEO_VYZb3VhaxxidDKLSwWvUTfzF_bm0z3YmiH27HHT6lcyyQoQIhcevdjKLtpEVsz2WsSJNn/s1600/mundial+affiche.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCo-7laNyVmtllH2TvS0WLnLmflNTe1YNun2u21WBPc9IUq4fbMLw6gA3dlkZhsEujf-ezEO_VYZb3VhaxxidDKLSwWvUTfzF_bm0z3YmiH27HHT6lcyyQoQIhcevdjKLtpEVsz2WsSJNn/s320/mundial+affiche.jpg" height="320" width="226" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Vorrei tranquillizzare i tifosi del
pallone. Se non avete memoria di un certo mondiale di calcio,
disputatosi nel 1942 in Patagonia, non temete. Non l'avete
dimenticato. Semplicemente, non è mai esistito. E se qualche
spettatore meno smaliziato fosse cascato nella trappola falsamente
documentaristica tesa dagli esordienti <b>Lorenzo Garzella</b> e <b>Filippo
Macelloni</b>, sarebbe pur sempre in illustre compagnia.
Pare, infatti, che un noto giornale sportivo, di cui non farò il nome
(DI COLORE ROSA), abbia scampato per un pelo la pubblicazione di un
articolo nel quale si parlava del torneo come di un evento
realmente accaduto. L'intervento tempestivo di un redattore meglio
informato ha evitato in extremis imbarazzanti
rettifiche. Storie di ordinaria, o per meglio dire quotidiana, follia,
in quel teatro dell'assurdo che troppo spesso fa da sfondo alla
stampa italiana. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
C'è da dire che gli autori di
questo delizioso <b>mockumentary</b> (genere che sempre più sta prendendo
piede nello Stivale, vedere per credere nell'archivio di questo
ottimo blog <a href="http://falsidocumentari.blogspot.it/">http://falsidocumentari.blogspot.it/</a>),
hanno fatto un lavoro egregio nel rimescolare materiali di repertorio
(in particolare pescando a piene mani tra le impolverate bobine
dell'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Istituto_Luce" target="_blank"><b>Istituto Luce</b></a>) ad inserti girati secondo lo stile dell'epoca e
testimonianze, più o meno verosimili, di alcune celebrità dell'ambiente
calcistico (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Baggio" target="_blank"><b>Roberto Baggio</b></a>, <b><span style="font-weight: normal;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jo%C3%A3o_Havelange" target="_blank"><b>Joao Havelange</b></a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gary_Lineker" target="_blank"><b>Gary Lineker</b></a>). </span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKQHgfH6iSx8TP5z8wP8zO2nCfSw-F2S5yAMY1GF2BAiCAwHuX_0SuVbLT0eUQMQhd2zRzg3UqlS-KbDi2jTqlqyB0eO2oorH1FucXsoEox8XqRvw5K2LKm7yHp8LHVWFA6PJkx4mJY03F/s1600/mundial.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKQHgfH6iSx8TP5z8wP8zO2nCfSw-F2S5yAMY1GF2BAiCAwHuX_0SuVbLT0eUQMQhd2zRzg3UqlS-KbDi2jTqlqyB0eO2oorH1FucXsoEox8XqRvw5K2LKm7yHp8LHVWFA6PJkx4mJY03F/s320/mundial.jpg" height="180" width="320" /></a><b><span style="font-weight: normal;">Seguendo alla lettera la grammatica del
<i>found footage</i> (l'oggetto ritrovato), il film, liberamente tratto dal
racconto <b>Il figlio di Butch Cassidy</b> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Osvaldo_Soriano" target="_blank"><b>Osvaldo Soriano</b></a>, parte
proprio dal rinvenimento, presso un sito archeologico, di uno
scheletro umano avvinghiato ad una vecchia cinepresa. Tornano così
alla luce le immagini del fantomatico campionato di calcio
improvvisato in Patagonia nel 1942, in piena II Guerra Mondiale, in
barba alla sospensione delle competizioni sportive decretata dopo i
mondiali del '38 dalla <b>FIFA</b>, grazie alla determinazione del <b>Conte
Otz</b>, mecenate idealista e bizzarro. </span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-weight: normal;">É il racconto che tutti vorremmo
leggere sui libri di storia: un arbitro che risolve le controversie a
colpi di revolver, una manciata di squadre non professionali,
composte per lo più da operai immigrati e funambolici circensi che,
indossata la divisa della nazionale, sono pronti a calciare in rete l'utopia di uno sport
puro che unisca, e non divida, gli individui (scusate la sviolinata,
ma le <b>Olimpiadi</b> sono appena terminate e il mio inchiostro è ancora
imbevuto di retorica sportiva). Il risultato è, nel complesso,
davvero esilarante. Tante sono le trovate visive e narrative di
questo finto documentario, nel cui cuore sentiamo battere
distintamente il ritmo scoppiettante della commedia. Mentre sui campi
di battaglia del vecchio continente i deliri di <b>Hitler</b> trascinano i
popoli in una spirale di rigurgiti razzisti, sul terreno di calcio
argentino si affrontano un ipnotico portiere indigeno e un occhialuto
nazista dall'animo nobile. La posta in palio è, più che la coppa
del mondo, il cuore di una bella e volitiva fotografa ebrea in odore
di emancipazione. La rivalità, virata nei colori tenui dell'amore,
affossa la tetra contesa per il predominio delle razze. </span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3QIlb4KgRWBfTxgoU3v2hytriNhmbcEW8aHrNTyVwwRCSbJ_aGKy9t8PYi12dCI9MvFM3LTOUsm1sCCNkSdz0exfSS1BQObhK9qKFCVPI7jc6lFBgq-hRwCVLlRYpZ0uAG-qYFd1lPtEl/s1600/mundial+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3QIlb4KgRWBfTxgoU3v2hytriNhmbcEW8aHrNTyVwwRCSbJ_aGKy9t8PYi12dCI9MvFM3LTOUsm1sCCNkSdz0exfSS1BQObhK9qKFCVPI7jc6lFBgq-hRwCVLlRYpZ0uAG-qYFd1lPtEl/s320/mundial+2.jpg" height="180" width="320" /></a><b><span style="font-weight: normal;">Braccio
destro di Otz, nonché suoi occhi, è il cineoperatore <b>Guillermo
Sandrini</b>, senza dubbio il miglior personaggio partorito dalla fervida
immaginazione del tandem Garzella-Macelloni. Pioniere a metà strada
tra <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Georges_M%C3%A9li%C3%A8s" target="_blank"><b>Georges Méliès</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Leni_Riefenstahl" target="_blank"><b>Leni Riefenstahl</b></a>, la cui geniale inventiva
viene omaggiata attraverso la ripresa di alcune delle tecniche
innovative (le carrellate realizzate con binari per riprendere il
pubblico o le cineprese posizionate in buche nel terreno per le gare
di atletica) messe a punto dalla regista tedesca durante le riprese
di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Olympia_%28film%29" target="_blank"><b>Olympia</b></a>, il documentario sui giochi olimpici di Berlino 1936,
ovviamente qui spacciate come idee di Sandrini e ribattezzate con
buffi nomi: la cine-pelota, il cine-casco. Questo visionario
artigiano della celluloide deve essere parente stretto di <b>Colin
McKenzie</b>, padre fondatore del cinema neozelandese, inventato di sana
pianta da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Peter_Jackson" target="_blank"><b>Peter Jackson</b></a> nel suo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Forgotten_Silver" target="_blank"><b>Forgotten silver</b></a>, non a caso citato
dagli stessi registi come mockumentary preferito. </span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFzZSvr_-Ga99gqE0uKJFkenN8Gc77zwRjNiqAP9Rjk5omo29SGjmw_WZBNsQdNUaPxHSMlCkLwU_oG2jgnU7XiJ10ZAUS5wXNKlUy85IqYuw1pqDn_Wnk8o8dEIJ-JisMjB-64y1XFDG2/s1600/il-mundial-dimenticato-doc-241770.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFzZSvr_-Ga99gqE0uKJFkenN8Gc77zwRjNiqAP9Rjk5omo29SGjmw_WZBNsQdNUaPxHSMlCkLwU_oG2jgnU7XiJ10ZAUS5wXNKlUy85IqYuw1pqDn_Wnk8o8dEIJ-JisMjB-64y1XFDG2/s320/il-mundial-dimenticato-doc-241770.jpg" height="213" width="320" /></a><b><span style="font-weight: normal;">La riflessione,
inevitabile, che questo Mundial dimenticato suscita attorno alle
presunte doti mistificatrici del mezzo cinematografico, riporta alle
labbra l'antica <i>vexata quaestio</i> “può un film influenzare il
presente?”, rimasticata dai critici ad ogni uscita nelle sale di
pellicole cosiddette <i>impegnate</i>. L'opinione di chi scrive è
che, dando uno sguardo alla storia, è già molto se si riesca a
descriverlo, il presente. Ricordando che, dietro al dono
affabulatorio della settima arte, si nasconde talvolta l'infido veleno
della propaganda. Certo è che <b>il cinema può cambiare il
passato</b>, riparare torti e riscattare, in quel paese dei balocchi che è
la finzione narrativa, la memoria di coloro che il vento della storia
ha abbattuto. Mi viene in mente la strana euforia che mi assalì di fronte alla
vendetta ebrea scatenata da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/M%C3%A9lanie_Laurent" target="_blank"><b>Mélanie Laurent</b></a> contro i nazisti evocati da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Quentin_Tarantino" target="_blank"><b>Tarantino</b></a> in <b>Bastardi senza gloria</b>. La stessa vertigine nel vedere i Mapuchi competere per diventare campioni
del mondo. </span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-weight: normal;">Soprattutto, la forza del </span></b><span style="font-weight: normal;">Mundial dimenticato</span><b><span style="font-weight: normal;"> sta nella
vibrante dichiarazione d'amore per un calcio leggendario, forse
davvero mai esistito, fatto di estro e passione. Merce rara in questi
tempi bui di calcioscommesse. Dobbiamo forse inventarci un mondiale lontano
nel tempo e nello spazio, per ricordarci che, come cantava De Gregori, <i>un giocatore si vede dal
coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia</i>.</span></b><br />
<br />
<u><span style="font-weight: normal;"><i><span style="font-size: x-small;">p.s. Si ringrazia Enrico, senza il quale non avrei forse mai visto questo film </span></i></span></u></div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-53925580188942079572012-08-15T13:14:00.001-07:002012-08-15T14:42:37.074-07:00Twixt, l'ultimo sogno di Francis Ford Coppola<style type="text/css">
<!--
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-->
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNLJ9tr4KXxFmaDAfk8fMJZQn-fRdlZFazi7arhqq_XXQJWfN4415i-hU08GldEXBAI7T42Gb0S3oFKJ6vEt_HGhGCjJQf8_TfB3ipy9KaT4B0SaJc0yDDVoq0MY9a2lUjKnO7i_VnafLm/s1600/twixt-affiche.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNLJ9tr4KXxFmaDAfk8fMJZQn-fRdlZFazi7arhqq_XXQJWfN4415i-hU08GldEXBAI7T42Gb0S3oFKJ6vEt_HGhGCjJQf8_TfB3ipy9KaT4B0SaJc0yDDVoq0MY9a2lUjKnO7i_VnafLm/s320/twixt-affiche.jpg" width="235" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Di che materia sono fatti i sogni di
Coppola?</b></div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
Lo crederemmo
l'opera prima di un giovane regista indipendente. E invece, questo
<b>Twixt</b> così divertente, malinconico e audace, è l'ennesima prova
dell'Altra giovinezza di uno splendido 73enne di nome <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Francis_Ford_Coppola" target="_blank"><b>Francis Ford Coppola</b></a>. Un film fatto in casa, con un'equipe composta da amici e
famigliari e un budget ridotto all'osso. <i>“Una liberazione”</i>
dichiara sollevato l'autore, che troppe volte in passato si è
trovato incastrato nel girone infernale di una maxi-produzione
hollywoodiana. Lui che, credendo ingenuamente alla promessa della
<i>fabbrica dei sogni</i>, lì cercò la sua personalissima fantasticheria.
Quella di uno studio indipendente chiamato <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/American_Zoetrope" target="_blank"><b>American Zoetrope</b></a>. Peccato
che il suo primo incontro con le nuove tecnologie elettroniche (con
<b>Un sogno lungo un giorno</b> del 1982), risulterà indigesto a pubblico e
critica: <i>“E' come se Rembrandt dipingesse le uova di Pasqua”
</i>sentenzierà senza mezzi termini il New York Times. Un brusco
risveglio. Coppola rimarrà ingabbiato negli impietosi ingranaggi
della 'fabbrica' e sarà costretto a svendere il suo sogno ad un prezzo
altissimo. Alto tanto quanto è lunga la cifra accordatagli dalla
<b>Paramount</b> per riportare sugli schermi il terzo capitolo della saga
del Padrino, che verrà bollato come il film più brutto della sua
carriera. E così Coppola comprenderà che non può esserci sogno
laddove vige solo il nudo e cieco raziocinio dell'industria. </div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmISs2xDHT6CDdNJyaM1Yu7H_okJricIk7SILac4e2xWBEIONHGdY0QwNVVvHrY6qYQiqhYdu3GRX_Jjj_IZwK5MljByonl-UPx4OOwUKPuvPOJtjd7hkpPvIKm9ZXDgLWLA2VU-PZiKRK/s1600/twixt-de-francis-ford-coppola-Val-Kilmer-sc%C3%A9ance-de-d%C3%A9dicace-critique-brain-damaged.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmISs2xDHT6CDdNJyaM1Yu7H_okJricIk7SILac4e2xWBEIONHGdY0QwNVVvHrY6qYQiqhYdu3GRX_Jjj_IZwK5MljByonl-UPx4OOwUKPuvPOJtjd7hkpPvIKm9ZXDgLWLA2VU-PZiKRK/s320/twixt-de-francis-ford-coppola-Val-Kilmer-sc%C3%A9ance-de-d%C3%A9dicace-critique-brain-damaged.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<b>Dio perde il verbo ma non il vizio</b> </div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
C'è molto di
quest'amara scoperta nel protagonista di Twixt, il mediocre scrittore
di romanzi gotici Hall Baltimore (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Val_Kilmer" target="_blank"><b>Val Kilmer</b></a>, secondo per
circonferenza soltanto a Sua Pinguedine <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Marlon_Brando" target="_blank"><b>Marlon Brando</b></a>). Il Coppola
segnato dall'esperienza del Padrino – Parte III, prosegue quel
sogno lungo un decennio che, dopo l'aborto di <b>Megalopolis</b>, progetto
di proporzioni bibliche naufragato agli inizi degli anni Duemila, lo
ha visto dedicarsi a pellicole piccole ma molto, molto personali
(<b>Un'altra giovinezza</b> e <b>Tétro</b>). E con Twixt sogna per davvero. Pare,
infatti, che il regista abbia tratto l'ispirazione per la trama
proprio tra le braccia di Morfeo. D'altra parte, la riflessione
sull'ispirazione artistica è centrale. Si riprende la figura del
poeta solitario, già cara all'universo gotico, con lo stereotipo del
processo creativo come idillico rapimento mistico, salvo poi svilirlo
nel prosaico ritratto di un romanziere di terz'ordine che si sporca
le mani con il vil denaro, costretto dall'editore e dalla moglie
inviperita a sfornare l'ennesima storiella di streghe, rimescolando
all'infinito quei due ingredienti da horror di bassa lega che un
tempo han fatto la sua fortuna. <i>“The mist descends on the lake”</i>,
la nebbia scende sul lago. È l'unico incipit, già scritto e
strascritto, che questo patetico <b>Stephen King</b>, lui sì annebbiato dai
fumi del whisky, riesca a digitare sulla tastiera. </div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
Dai tempi del
Vecchio Testamento (<i>“In principio era il Verbo e Dio era il
Verbo”</i>), il divino si impone anzitutto come voce narrante. Ma qui
siamo piuttosto in presenza di un narratore che manca la sua missione
creatrice, si sente minacciato dalla pagina bianca e sembra aver
smarrito il verbo nel fondo di un bicchiere. Non è la prima volta
che Coppola gioca a sfigurare la religione. In <b>Apocalypse Now</b> e nel
<b>Padrino</b>, era l'enorme mole di Marlon Brando ad incarnare,
rispettivamente nei panni di Kurtz e del capofamiglia Vito Corleone,
una controfigura grottesca di Dio. Immobile e logorroica, la divinità
parlava invece di agire. I suoi ordini si concretizzavano nei crimini
perpetrati dai suoi cherubini travestiti da gangster. Sia fatta la
volontà del Padrino. Al confronto, lo scrittore appesantito Val
Kilmer non è che un piccolo dio ridicolo. </div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTpj-AHm8r4zhOkfJjgA5n8w0Ik7NnT7XmpSE6UHoiP0ZrRxWYSv1Db3O4aYgK-G0jWGC6_0ZSiEVBuJuyLSZtgUBQLxthUPf9fwlthuOf899qr8kSWD6Gbx9H5mhVewwLk8vhr-OgeXQ7/s1600/twixt_604.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="178" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTpj-AHm8r4zhOkfJjgA5n8w0Ik7NnT7XmpSE6UHoiP0ZrRxWYSv1Db3O4aYgK-G0jWGC6_0ZSiEVBuJuyLSZtgUBQLxthUPf9fwlthuOf899qr8kSWD6Gbx9H5mhVewwLk8vhr-OgeXQ7/s320/twixt_604.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<b>Una storia di
vampiri</b>
</div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
Siamo nella
deprimente cittadina di Swan Valley, l'ennesimo <i>buco di culo di
un'America</i> capace, secondo l'immaginario di certo cinema
contemporaneo (<b>Fargo</b> dei <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joel_ed_Ethan_Coen" target="_blank"><b>fratelli Coen</b></a>, ma anche i recenti <b>Winter's
Bone</b> e <b>La fuga di Martha</b>), di svelare gli orrori più brutali. Qui lo
scrittore sbarca per promuovere la sua ultima “fatica” narrativa.
Incontrerà uno sceriffo smanioso di allori letterari, una ragazzina
morta ammazzata con un palo conficcato nel cuore, una torre con un
orologio a sette quadranti (ciascuno indicante un orario diverso,
come nel racconto <b>Il diavolo nella torre</b>), una combriccola di giovani
vampiri e, dulcis in fundo, il fantasma dolente e vagabondo di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Allan_Poe" target="_blank"><b>Edgar Allan Poe</b></a> che, ad ogni sonno, lo accompagnerà alla ricerca del
segreto della creazione poetica, con tanto di rivelazione dei
retroscena sulla genesi poetica de <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Il_corvo_e_altre_poesie" target="_blank"><b>Il corvo</b></a>, e, in parallelo, in un
viaggio verso i fantasmi di Swan Valley. Spiriti che, si intuisce
presto, coincidono alla perfezione con quelli del tormentato
scrittore e del suo nobile Virgilio, entrambi alter ego neanche
troppo camuffati di Coppola stesso. </div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
Twixt richiama a sé tutti gli
stereotipi della letteratura gotica, omaggia l'apprendistato horror
alla corte di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Corman" target="_blank"><b>Roger Corman</b></a>, strizzando l'occhio al b movie giovanile
<b>Dementia 13</b>. Rispolvera il romanticismo che vent'anni fa aveva
stravolto l'immagine tradizionale del vampiro. In <b>Dracula di Bram
Stoker</b>, il mito di Nosferatu era riletto in chiave
piagnucolosa, barocca e ultrasensuale. Con il suo strascico di
porpora arabescata e la sua acconciatura a capitello o, in versione
giovane, con gli occhialini fashion alla John Lennon, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gary_Oldman" target="_blank"><b>Gary Oldman</b></a>
spargeva nei secoli le sue lacrime d'amore e scatenava tempeste,
soprattutto ormonali. Ovunque si girasse, il mondo umano pareva
dibattersi in un febbrile eccitamento. Oggi, il vampiro ha la bionda
dolcezza virginale di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Elle_Fanning" target="_blank"><b>Elle Fanning</b></a> e gli aguzzi canini imprigionati
in un metallico apparecchio per i denti. Quale magnifico incontro tra
sublime e triviale! </div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHEaid1hnq9k3rzRCPzOkZXNHdV5Cf4__2nGQnGm8HD-qmRJdKy3b-JxKWj7qsJ8y29aBqMmQkdIxJHiGbkbx7GCedbutWbornQUev5LO9wjnISo6rHGDcvggqhgrHWUdPzuwDhvACG1V-/s1600/twixt-starring-val-kilmer-and-ben-chaplin_503x347.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHEaid1hnq9k3rzRCPzOkZXNHdV5Cf4__2nGQnGm8HD-qmRJdKy3b-JxKWj7qsJ8y29aBqMmQkdIxJHiGbkbx7GCedbutWbornQUev5LO9wjnISo6rHGDcvggqhgrHWUdPzuwDhvACG1V-/s320/twixt-starring-val-kilmer-and-ben-chaplin_503x347.jpg" width="320" /></a>Più di ogni altro
cineasta della sua generazione, più dei sodali da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_Hollywood" target="_blank"><b>Nuova Hollywood</b></a>
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Steven_Spielberg" target="_blank"><b>Spielberg</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Scorsese" target="_blank"><b>Scorsese</b></a>, Coppola è stato, cinematograficamente
parlando, il maestro dell'eccesso. Il gigantismo (nella gestazione,
nella durata dei film, negli attori scelti, nelle ambizioni
espressive e tecnologiche) è sempre stato il metro per quantificare
la dismisura, o meglio il fermo rifiuto di una misura, delle sue
opere. E anche se oggi sembrano lontanissimi gli imponenti affreschi
degli anni '70, il principio della sovrabbondanza detta ancora legge
nella produzione dell'ultimo decennio, pur così intima ed economica.
Non ha limiti la freschezza anarchica con la quale Twixt accosta
parodia (dell'horror in primis) e tragedia, per giunta
autobiografica. Nel solco della migliore lezione shakespeariana, già
in <b>Tétro</b> tutto si mischiava, il melodramma e l'opera,
l'autobiografismo e il cinema di genere. Coppola lo sa, che quando si
tratta di settima arte non si butta via niente di questo porco mondo.
Perché è tra le faglie di un puzzle di riferimenti eterogenei, in
bilico tra serio e faceto, che il regista ha raccolto in questi anni
le sue vendemmie più interessanti. Twixt non sfugge alla nuova
ricetta, e sbandiera fiero le sue imperfezioni ritmiche, la sua
insolenza drammaturgica, all'insegna di un'imperfezione che è prima
di tutto vitalità e modernità. A settant'anni suonati, scusate se è
poco. </div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3woG4hrFKBKh7nG7gBcBd3RvXUcWEFPY7BOkvhxBUFGEMU0LlTsfVhLnbMkFDq3A8NmLzeqt5Sbv2zuIvJcWMkSa-XJDHdO1du9uzZCYedl9Ljys6QxdEXXUxytncHQg6wZL_dv0_WWjf/s1600/twixt-2r_scaledown_450.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3woG4hrFKBKh7nG7gBcBd3RvXUcWEFPY7BOkvhxBUFGEMU0LlTsfVhLnbMkFDq3A8NmLzeqt5Sbv2zuIvJcWMkSa-XJDHdO1du9uzZCYedl9Ljys6QxdEXXUxytncHQg6wZL_dv0_WWjf/s320/twixt-2r_scaledown_450.jpg" width="320" /></a><b>Farsa e tragedia: il fantasma di Coppola</b></div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
Che il mondo
coppoliano fosse un continuo andirivieni di fantasmi e nostalgie, non
era certo una novità. Basterebbe riguardarsi il meraviglioso e
sottovalutato <b>Peggy Sue si è sposata</b>, per capire che, oltre la
falsariga del time-travel-movie stile <b>Ritorno al futuro</b>, allora come
oggi è il tempo, che nel suo scorrere inesorabile riporta a galla
traumi e anime perdute, la vera ossessione del regista. Il fantasma
che infesta i suoi sogni si chiama <b>Gian Carlo</b>. È il figlio che un
incidente in motoscafo gli ha portato via tanti anni fa. Twixt, con
le sue lancette di orologio impazzite, simboleggia il disordine di
una temporalità diabolica, che fa morire i figli prima dei padri. Il
tema della morte della giovinezza, evocato dal ricordo
autobiografico, si moltiplica per tre. Nella figura di Virginia,
scampata al massacro di un prete folle che, come <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Crono" target="_blank"><b>Kronos</b></a> nella
mitologia greca (il riferimento è dichiarato da Coppola), uccide i
suoi piccoli adepti per non vederli fuggire nelle braccia di altri.
Nella fotografia di Vicky, la figlia del protagonista Baltimore,
morta nelle medesime circostanze di Gian Carlo. Nell'eco della moglie
di Poe, stroncata in giovanissima età dalla tubercolosi. Tra
finzione narrativa, vissuto e letteratura. Il tutto virato in una
palette di colori che prevede, per le sequenze oniriche, il bluastro
dell'effetto notte abbinato a lampi di rosso e giallo, come quelli
che già illuminavano il bianco e nero di <b>Rusty il selvaggio</b>. È però
una sovrimpressione a pelo d'acqua, tecnica cardine dello stile del
regista, a rendere evidente la triplicità del lutto. Baltimore e
Poe, affacciati su un dirupo, osservano nel fiume prima il riflesso
di Virginia, simbolo di tutte le infanzie rubate, e poi una
sconvolgente messinscena dell'incidente di Gian Carlo. Come per <a href="http://delicatessenfilm.blogspot.it/2011/10/lars-il-misogino-lars-il-misantropo.html" target="_blank"><b>Lars Von Trier</b></a>, il cinema sembra assumere un potere catartico, con nulla
da invidiare ad una seduta psicanalitica: l'emersione del rimosso,
l'interpretazione dei sogni, i meccanismi di transfert che uniscono
il regista e gli alter ego Baltimore e Poe nello stesso cordoglio. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmSSaZpTpLhh-_cD6FOBugGvos8ZnjvRrsyCuczObKCf3OgUoYt34cfxXQGAHx8oMbHnuTqUkg_7pT58TkN4I_fDLbEz1tpbUNbc909ILKM9hYlQUA9OMOoTJEbJXjfHd0uC-95Qg1YNUO/s1600/Twixt-gall3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="204" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmSSaZpTpLhh-_cD6FOBugGvos8ZnjvRrsyCuczObKCf3OgUoYt34cfxXQGAHx8oMbHnuTqUkg_7pT58TkN4I_fDLbEz1tpbUNbc909ILKM9hYlQUA9OMOoTJEbJXjfHd0uC-95Qg1YNUO/s320/Twixt-gall3.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
Prima di lasciarsi trasportare da frettolosi psicologismi, però, si
consiglia di attendere il <b>finale</b>, che ovviamente non svelerò, anche
se ne avrei una voglia matta. Già con il <b>3D</b>, usato in appena due
scene e annunciato dall'apparizione sullo schermo di un paio di
occhialini, l'irriverente regista dichiara di volersi divertire. Non
solo. A dispetto di un momento tanto doloroso come quello appena
descritto della rupe, gli ultimissimi secondi di Twixt ci insegnano
che sì, anche della morte ci si può prendere gioco e che sì, uno
come Coppola se ne frega del patto di sospensione dell'incredulità,
con il quale noi ingenui spettatori gli abbiamo dato fiducia
all'inizio della storia. Vedrete un colpo di scena finale
sorprendentemente precipitoso, talmente precipitoso da precipitarvi
in un'incredulità ormai impossibile da sospendere. Non dimenticatevi che, in fondo, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Twixt" target="_blank"><b>Twixt</b></a> non è che un gioco da tavolo!</div>
Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-75699447404543580462012-08-06T11:50:00.001-07:002014-10-29T09:10:12.350-07:00The Artist di Hazanavicius: Back to the future?<style type="text/css">
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</style>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<style type="text/css">
<!--
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P { margin-bottom: 0.21cm }
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</style>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTOz-qdv1Yypn-YpFeYMxH3Nwx7ChVri-k6ylxs0bUpATo22C6hFmRmO7XOgcDfNanE2vwQVFIdJRHid6C0YCUmqLotPj7_HLrDYSPEhLOXhW8y-WuUI7m5vhGho3QDiXgrvL3fLuoV9Ix/s1600/the+artist.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTOz-qdv1Yypn-YpFeYMxH3Nwx7ChVri-k6ylxs0bUpATo22C6hFmRmO7XOgcDfNanE2vwQVFIdJRHid6C0YCUmqLotPj7_HLrDYSPEhLOXhW8y-WuUI7m5vhGho3QDiXgrvL3fLuoV9Ix/s320/the+artist.jpeg" height="185" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Inizia con un urlo. Un urlo senza voce.
La musica che si sente è quella di un'orchestra che, come accadeva
nei <i>roaring twenties</i>, accompagna dal vivo le immagini proiettate. Ma
l'inganno dura poco. Dentro, davanti e dietro lo schermo in cui
scorrono i fotogrammi dell'ultimo lavoro della star George Valentin
(<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Dujardin" target="_blank"><b>Jean Dujardin</b></a>), <b>The Artist </b>è inequivocabilmente un film muto. Non
per necessità, bensì per scelta, secondo un anacronismo stilistico
che lo avvicina, piuttosto che ai classici della Silent Era, cui
tuttavia viene ossessivamente fatta allusione, a certe parodie
sperimentali degli anni '70: si pensi al bianco e nero di un <b>Frankestein
Junior</b> o all'omaggio dell'<b>Ultima follia di Mel Brooks</b> alle commedie
slapstick di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mack_Sennett" target="_blank"><b>Mack Sennett</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Buster_Keaton" target="_blank"><b>Buster Keaton</b></a>, rigorosamente mute, in cui
l'unica parola di tutta la pellicola (“No!”) viene pronunciata,
in un geniale paradosso, dal celebre mimo francese <b>Marcel Marceau</b>. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsUlnDNPManChYaSyHeW-KDxbjDNXRMSRGEahUB-RR63YznKPbaS9SUCIGmJzSft0va1Nybw437Wfw7Sb3GtdNSG8KDaJUtk03Jj5jdHV6XTDD477bfseGEHJSB-6xtvHM5Xh-KgVEtNSY/s1600/the+artist+best.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsUlnDNPManChYaSyHeW-KDxbjDNXRMSRGEahUB-RR63YznKPbaS9SUCIGmJzSft0va1Nybw437Wfw7Sb3GtdNSG8KDaJUtk03Jj5jdHV6XTDD477bfseGEHJSB-6xtvHM5Xh-KgVEtNSY/s320/the+artist+best.jpg" height="320" width="211" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La
prospettiva non è quella di un ritorno alle origini, ma di un
ammiccamento alla contemporaneità a partire dal passato. A ben
vedere, la sfida di The Artist sta tutta nel tentativo di fare di un
viaggio in retromarcia un film proteso in avanti, innovativo. Il
tutto all'insegna di una referenzialità erudita, ma non
pedissequamente filologica (i titoli di testa imitano, erroneamente,
quelli riservati all'epoca al genere noir), che non lesina
strizzatine d'occhio citazioniste a tutte le più grandi opere
sfornate in quel di Hollywood a cavallo tra gli anni '20 e '30: il
cane attore de <b>L'uomo Ombra</b>, <b>Quarto potere</b> per la galleria di
squallide colazioni che scandiscono la lenta rovina del matrimonio
del protagonista, <b>Cantando sotto la pioggia </b>e<b> </b><b>Viale del tramonto</b> per la parabola del divo
ripudiato dall'avvento del sonoro, <b>E'
nata una stella</b> per il personaggio dell'irresistibile starlette Peppy
Miller (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/B%C3%A9r%C3%A9nice_Bejo" target="_blank"><b>Bérénice Bejo</b></a>), la trovata chapliniana dell'abbraccio con
la giacca (poesia per gli occhi, <i>si veda la foto</i>), il montaggio alternato alla
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/David_Wark_Griffith" target="_blank"><b>Griffith</b></a> con cui si articola il racconto dell'ascesa della giovane
promessa del nuovo cinema parlante e, parallelamente, il declino del
vecchio astro Valentin. A quest'ultimo, il duo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Hazanavicius" target="_blank"><b>Hazanavicius</b></a>-Dujardin
(già noti al di là delle Alpi per l'operazione vintage di <b>OSS 117</b>,
con cui regista e attore facevano il verso ai vari <b>James Bond</b>), regala
un'anima da inetto e un corpo da Frankenstein. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5-o7upHb_5lmkmSfWjKywSBwq6AhSUyKzDL20Romd0tm8cMFQm8V6ZfiYxM7yfgzN4qD6Y5VO7M2hoC0mY0ECwLuilhjlfgsFzVlSSHC7rmJQHs1OD-0MoxSUxAQtDAgHivNIGzO1U0Nn/s1600/theartist_dujardin.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5-o7upHb_5lmkmSfWjKywSBwq6AhSUyKzDL20Romd0tm8cMFQm8V6ZfiYxM7yfgzN4qD6Y5VO7M2hoC0mY0ECwLuilhjlfgsFzVlSSHC7rmJQHs1OD-0MoxSUxAQtDAgHivNIGzO1U0Nn/s320/theartist_dujardin.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un po' <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Douglas_Fairbanks" target="_blank"><b>Douglas Fairbanks</b></a>, un po' <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Charles_Foster_Kane" target="_blank">Charles Kane</a> e un po' <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Norma_Desmond" target="_blank">Norma Desmond</a>, George è
inizialmente un attore adulato. Come per il collega a quattro zampe
Uggie, al divo manca giusto la parola. Ma siamo alla fine degli anni '20
e nessuno sembra preoccuparsene. La musica cambia, letteralmente,
quando il cinematografo impara a far sentire la sua voce e,
all'appello della modernità, non tutti sapranno rispondere. Con
l'inevitabile sopravanzare del sonoro - che la straordinaria scena
dell'incubo ci restistuisce per quello che è alle orecchie
dell'afono protagonista, un'invasione di rumori assordanti - Valentin
fa la figura dell'ultimo dei Mohicani: un attore che si rifiuta di
parlare, non tanto perché incapace di farlo, ma, semplicemente,
perché per lui, come per noi spettatori, il mondo stesso è muto e,
nell'invenzione filmica di The Artist, resiste pervicace all'avvento
del verbo cinematografico dopo decenni di silenziosa, anche se non meno fulgida, preistoria. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La scelta stilistica
alla base del film diventa metafora, letterale, dell'inettitudine
connaturata al protagonista, della sua incapacità di adeguarsi ai
cambiamenti. Soltanto l'amore - e l'intervento di un eroe (il cane),
che non fa distinzione tra vita e palcoscenico, dimostrando in
entrambi la sua natura coraggiosa e fedele - riuscirà a salvare il
dinosauro George dall'estinzione. É a suon di tip-tap, nel passo a
due finale, nell'eco dei leggendari <b>Ginger Rogers</b> e <b>Fred
Astaire</b>, che finalmente egli riesce ad articolare la risposta giusta.
Una risposta fisica, prima ancora che verbale, quasi si volesse far
risalire l'origine della settima arte alla purezza corporea della
performance attoriale. Il povero Valentin si libera così dalla trappola del muto,
sua croce e insieme delizia dell'abile regista
francese, che si diverte invece a mettere in cortocircuito codice
linguistico e codice visivo con una serie di gustosi equivoci ad uso
e consumo dello spettatore (e della suspance). </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvybCklydITGcmhgYBP_csW4cPqPZfR_9_CbDMwMgj1s9vBSihZ1WBf6p1W7ebalPie9HqE_9nwxh-2tXeGELSlcZjx1tOpf0HGmFhdDvbwA_0MA7AdqYgU5Y3QiygbqgNhMh83EqZO3FL/s1600/tha-artist.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvybCklydITGcmhgYBP_csW4cPqPZfR_9_CbDMwMgj1s9vBSihZ1WBf6p1W7ebalPie9HqE_9nwxh-2tXeGELSlcZjx1tOpf0HGmFhdDvbwA_0MA7AdqYgU5Y3QiygbqgNhMh83EqZO3FL/s320/tha-artist.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quando la
didascalia recita “bang!”, cosa sta a significare? Un colpo di
pistola o un incidente d'auto? Quando termina la proiezione di un
film, perché non si sentono gli applausi del pubblico? Perché stiamo guardando un lungometraggio muto o perché la proiezione non è stata gradita? </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questi e
altri motivi fanno di The Artist un esemplare raro e, tuttavia, non
estraneo alle tendenze del cinema d'autore dei giorni nostri. La
patina retrò di tanti film contemporanei (un esempio per tutti:
<b>Drive</b>), gli anni che trascorrono all'indietro nella vita di <b>Benjamin
Button</b>, gli andirivieni di <b>Owen Wilson</b> da un secolo all'altro in
<b>Midnight in Paris</b>, il viaggio cosmico di <b>The
tree of life</b> in un abisso inestricabile di presente, passato e
futuro.<b> </b>Il sentimento del tempo - inafferrabile e al tempo stesso manipolabile con la finzione narrativa - è
forse il comune denominatore in questi anni di crisi globali e
tumulti tecnologici?
</div>
<br />
<br />
<br />Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-69586578288218769652012-08-06T09:11:00.002-07:002012-08-06T09:11:38.090-07:00The Amazing Spiderman: hanno ucciso l'Uomo Ragno?<style type="text/css">
<!--
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFnldvVNz5fJotweLOhVEHNniamVyT0IY9T0BiadcFG-OCue50cxa0CDd9mbXXPcwYXtbiF-cb4fVhu6ny1URZWFO7RhcqGKGs4InCT0Y76U290Hj5E4OArdFfnhvVIMeFw9XKJ6_7cI1h/s1600/spiderman.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFnldvVNz5fJotweLOhVEHNniamVyT0IY9T0BiadcFG-OCue50cxa0CDd9mbXXPcwYXtbiF-cb4fVhu6ny1URZWFO7RhcqGKGs4InCT0Y76U290Hj5E4OArdFfnhvVIMeFw9XKJ6_7cI1h/s1600/spiderman.jpg" /></a></div>
<i>Provaci ancora Marc</i>, potrebbe essere il titolo del secondo
capitolo di <b>The Amazing Spiderman</b>. Che, va detto, chissà se si farà
e, nel caso si faccia, chissà con quale nome alla regia. La missione
era di quelle davvero impossibili. 1) Riportare sugli schermi la storia
dell'Uomo Ragno, quando ancora negli occhi non si sono spenti i volteggi di
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tobey_Maguire" target="_blank"><b>Tobey Maguire</b></a>, o la rossa chioma di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kirsten_Dunst" target="_blank"><b>Kirsten Dunst</b></a>.
2) Doversi acclimatare in un ambiente, quello del cinema supereroistico, che il
ciclone del Batman firmato <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Nolan" target="_blank"><b>Nolan</b></a> ha completamente ridisegnato (per
giunta in meglio). 3) Scansare gli strali dei cinefili da una parte e
dei fan dall'altra, consegnando alla folla un prodotto dotato di vita
propria e, al contempo, rispettoso dell'originale fumettistico.<br />
<b>Viste
le premesse, poteva andare molto, molto peggio</b>. Sarebbe ingeneroso
non lodare la qualità visiva delle immagini, la straordinaria
fluidità con la quale si sono rese le <i>piroettes</i> del nostro eroe su e
giù per i grattacieli della Grande Mela. Si pensi alla visione in soggettiva (tridimensionale per giunta) delle
gru che, nel finale, si allineano per facilitare il passaggio di uno Spidey non proprio in forma, grazie alla quale ci
sembra per un attimo di essere noi quelli sospesi nel vuoto,
aggrappati al filo di una ragnatela. É la spettacolarità delle
scene d'azione il fiore all'occhiello di un film che, per il resto,
delude su più fronti. Zero ironia, con la notevole eccezione del cameo di <b>Stan Lee</b>, tranquillo e gioviale nella sua biblioteca ad ascoltare musica, mentre sullo sfondo il cattivone Lizard e uno zampettante Spiderman se le danno di santa ragione. Non c'è spazio per i gustosi intermezzi ludici della passata trilogia, per lo sbraitare esilarante di un Jonah Jameson, o per la gag del supereroe costretto a prendere l'ascensore perchè gli si è esaurito il lancia-ragnatele.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilxAHlZFxn03egH5CGMUjL4-tVTkrhVpcDRAsZFCXkOluFsmbgljMcD3ERs0549jAok2Gwavq6pMb8MCpssuCDfXhIZa9V1Pa2uQmSqQHvANOQbiYpRwrlWOiWdXSZ70Jts2ZWN3LB0-kq/s1600/The-Amazing-Spider-Man-008.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilxAHlZFxn03egH5CGMUjL4-tVTkrhVpcDRAsZFCXkOluFsmbgljMcD3ERs0549jAok2Gwavq6pMb8MCpssuCDfXhIZa9V1Pa2uQmSqQHvANOQbiYpRwrlWOiWdXSZ70Jts2ZWN3LB0-kq/s320/The-Amazing-Spider-Man-008.jpg" width="320" /></a></div>
Ma partiamo dalla sceneggiatura. Qui cominciano i
dolori. Pare che <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Marc_Webb" target="_blank"><b>Marc Webb</b></a> non sia quel che si dice un fanatico di
comic-books, e si nota. Non ha capito che, <b>in fondo, un po' tutte le
storie di supereroi sono</b>, in varia misura, <b>dei reboot</b>. Con il loro bastimento carico di traumi
personali spesso legati all'infanzia, come la morte di un proprio
caro, il dovere morale di utilizzare i propri poteri straordinari per un bene collettivo superiore a qualunque altra cosa e la fila di
tribolazioni e pastrocchi amletici che ne conseguono. Ha ragione la
professoressa che, a un certo punto del film, spiega come tra tutte
le trame immaginabili, alla fine, una sola conti davvero, quella che
scaturisce dal quesito del quesiti: chi sono io? O, per continuare
sul filone shakespeariano: essere o non essere?<br />
Non tanto la domanda,
quindi, dovrebbe interessarci, quanto le diverse risposte che a
questa possiamo dare. Preso dalla smania di infondere un'impossibile
verginità ad un territorio che reca ancora fresche le tracce di una recente esplorazione, Webb si
preoccupa prima di tutto di attingere ad elementi diversi rispetto a
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sam_Raimi" target="_blank"><b>Sam Raimi</b></a>, ma dimentica di dar corpo e voce alle fondamenta tematiche del
protagonista. Semina intrecci ma si scorda di districarli, cosicché, quando alla fine tutti i nodi (la morte e l'oscuro passato dei genitori, la spasmodica caccia all'assassino di zio Ben) vengono al pettine, è costretto con un odioso epilogo a posticipare le soluzioni ad un ipotetico sequel futuro. La questione della ricerca
dell'identità e il mantra etico delle “grandi responsabilità”
sciorinato dallo zio Ben non vengono adeguatamente sviscerati. <b>Okay i superpoteri, ma dove sono finiti i
superproblemi? </b><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgknNj_7V6mRGF0o5Eh8UnrSd05ksL5oLsNzP3-QO1rcvhedj5NLYClZuc90VqmBJb-GV-C4z4kB_bBfPw0MJqrP0hYfWPeHj5XZN2qX-6O64gfpgIpdjJZ7zCm92K8eJWQnvGgS5MwigpY/s1600/bacio-spiderman.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgknNj_7V6mRGF0o5Eh8UnrSd05ksL5oLsNzP3-QO1rcvhedj5NLYClZuc90VqmBJb-GV-C4z4kB_bBfPw0MJqrP0hYfWPeHj5XZN2qX-6O64gfpgIpdjJZ7zCm92K8eJWQnvGgS5MwigpY/s320/bacio-spiderman.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Spiderman di Sam Raimi</td></tr>
</tbody></table>
Così esordiva nel primissimo Spiderman la voce narrante di Tobey Maguire: <i> </i><br />
<i>"Chi sono? Sicuri di volerlo sapere? La storia della mia vita non è per i
deboli di cuore. Se qualcuno ha detto che era una bella favoletta, se
qualcuno vi ha raccontato che ero solo un tizio normale senza una
preoccupazione al mondo, quel qualcuno ha mentito. Ma ve l'assicuro:
questa, come qualsiasi storia che valga il racconto, è a proposito di
una ragazza. Questa ragazza. La ragazza della porta accanto: Mary Jane
Watson. La donna che ho amato fin da prima di cominciare ad apprezzare
le ragazze. Vorrei potervi dire che sono io quello accanto a lei". </i><br />
Poche parole e già<i> </i>il nostro amichevole supereroe di quartiere risultava simpatico, familiare, simile a noi. Anche lui, come tanti, innamorato. Anche lui, forse soprattutto lui, vittima prediletta del bullo della scuola.<i> </i>Raimi raccoglieva al volo l'intuizione vincente alla base personaggio: l'eccezionalità a misura di perdente, ecco chi è, e deve essere, l'occhialuto Peter Parker. Nulla a che vedere con il vanesio, irascibile e, quel che è peggio, tremendamente irresponsabile, Spidey di <b>Andrew Garfield</b>, che riesce a conquistare il cuore dell'amata neanche a metà pellicola e che, per l'intera durata del film, sembra non veda l'ora di rivelare a tutti che sì, è lui l'artefice di tante prodezze.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhMwsmdPOn13wmRCMgpwWb2PntVG8P3ckxOE399H9zjgUR4EjhBBuabXOCU3ZJHOVY0hbTMVMPZq20GUa5vZPnyOE5xot6ZjKgV75IRffZoUfipt7iBepOBAc-uNWxnsetPJdQC7ryHJtY/s1600/emma_spidey_gwen.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhMwsmdPOn13wmRCMgpwWb2PntVG8P3ckxOE399H9zjgUR4EjhBBuabXOCU3ZJHOVY0hbTMVMPZq20GUa5vZPnyOE5xot6ZjKgV75IRffZoUfipt7iBepOBAc-uNWxnsetPJdQC7ryHJtY/s320/emma_spidey_gwen.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Emma Stone è Gwen Stacy</td></tr>
</tbody></table>
Quanto può raccontarci un bacio? L'eroe del 2002 si calava dall'alto, a testa in giù, e si offriva indifeso alle labbra di Kirsten Dunst. E' proprio vero, il primo bacio non si scorda mai. A distanza di dieci anni, ritroviamo un Peter Parker versione machissimo cowboy che, lanciando una ragnatela a mò di lazzo, cattura e trascina a sè la sua bionda preda. Se la Dunst era riuscita ad infondere una credibile complessità alla fragile ed insicura Mary Jane, <b>Emma Stone</b> fa troppo reginetta di bellezza, troppo capo cheerleader per rendere davvero giustizia alla secchiona Gwen Stacy. Non va meglio sul fronte villain. Peccato che qui il lucertolone schizofrenico alla Dr. Jekyll e Mr. Hyde interpretato da <b>Rhys Ifans</b> faccia rimpiangere non solo l'indimenticabile ghigno luciferino di Goblin (<b>William Dafoe</b>), ma persino la moderata malvagità del Dottor Octopus di <b>Alfred Molina</b>. "<i>Ogni film vale quanto il suo cattivo. Dato che gli eroi e gli
espedienti tendono a ripetersi di pellicola in pellicola, solo un grande
cattivo può trasformare una buona prova in un trionfo"</i>, scriveva il critico <b>Roger Ebert</b>.<br />
E allora, il non proprio Amazing Spiderman di Webb non sarà un trionfo (e neanche una buona prova a dirla tutta), ma certo può considerarsi uno degli esemplari più rappresentativi di un certo cinema mainstream contemporaneo, con i suoi reboot opportunisti e i suoi mirabolanti siparietti stereoscopici ad occultare desolanti deserti narrativi.<br />
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<br />Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-66666449933770623422012-08-02T08:07:00.001-07:002012-08-02T08:07:32.399-07:00The Amazing Spiderman: il retroscena<style type="text/css">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiG6TAvW5k8jXyOcnMA-YaVJxtOywGfiI2z2pbTVdV_KQwPWtf1P8OebPPRA7ePEVJv8KDZ4bROq6Op6Vp_YAr_U6wPH6FEEHBs2P6g1qkpmrebu8pZjq5mCDOl2wCjaymkhNuLflpb6h0W/s1600/Andrew-Garfield-en-The-Amazing-Spider-Man-800x600.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiG6TAvW5k8jXyOcnMA-YaVJxtOywGfiI2z2pbTVdV_KQwPWtf1P8OebPPRA7ePEVJv8KDZ4bROq6Op6Vp_YAr_U6wPH6FEEHBs2P6g1qkpmrebu8pZjq5mCDOl2wCjaymkhNuLflpb6h0W/s320/Andrew-Garfield-en-The-Amazing-Spider-Man-800x600.jpg" width="320" /></a></div>
Si profila un'estate cinematografica all'insegna dello scontro tra titani: <b>Il cavaliere oscuro – il
ritorno</b> <i>versus</i> <b>The Amazing Spiderman</b>. Una guerra tra blockbuster, si
sarebbe detto qualche anno fa, quando l'omonima compagnia di
videonoleggio era viva e vegeta. Oggi che la Blockbuster è fallita e
il mercato dell'homevideo in stadio di avanzata decomposizione, è
tempo per gli addetti ai lavori statunitensi di riempirsi la bocca di
una nuova etichetta: <i>tentpole movie</i>. Traduzione: un colossal dal budget
smisurato e dal successo assicurato, in grado, con un solo incasso,
di compensare un intero anno di flop cinematografici. Un vero e
proprio paracadute a forma di dollaro per gli studios hollywoodiani
tallonati dall'incipiente sottobosco della pirateria online.<br />
Quest'anno, il tandem <b>Disney-Marvel</b> ha voluto giocare d'anticipo con
<b>The Avengers</b>, nelle sale da maggio. Il film di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joss_Whedon" target="_blank"><b>Joss Whedon</b></a>, che in pochi mesi ha
rastrellato abbastanza introiti da subissare le major
rivali <b>Warner</b> e <b>Fox</b>, si è presto catapultato sul podio della classifica dei
titoli più lucrativi al box office, terzo dopo <b>Titanic</b> e <b>Avatar</b>. Se
già con l'acquisto della <b>Pixar</b> la casa di Mickey Mouse sembrava aver
trovato la sua gallina dalle uova d'oro, l'arruolamento della Marvel,
grazie alle sapienti manovre del timoniere <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Bob_Iger" target="_blank"><b>Bob Iger</b></a>, le garantirà negli
anni a venire una manna di eroi costumati, passati dalle pagine dei
fumetti ai megaschermi delle multisale.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeGPy4Xt7IyqnB4sUothatYgxoTG43vOFLlXipBTqecFRSw7zUvG0van1GxDIWXWBiYxlAukCuVWqRnzU16GSDIFEaL1EDJwe0MoHTAPpIcZm-KDjCkecXuuSKErM-DkzldgZ5S78Dr9c9/s1600/batman_il+cavaliere_oscuro_il_ritorno.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeGPy4Xt7IyqnB4sUothatYgxoTG43vOFLlXipBTqecFRSw7zUvG0van1GxDIWXWBiYxlAukCuVWqRnzU16GSDIFEaL1EDJwe0MoHTAPpIcZm-KDjCkecXuuSKErM-DkzldgZ5S78Dr9c9/s320/batman_il+cavaliere_oscuro_il_ritorno.jpg" width="320" /></a></div>
La battaglia è appena
cominciata e, con il caldo torrido, ecco risuonare il gong di una
nuova sfida. Ai lati del ring, l'aracnide più amato di sempre e il
cupo pipistrello di Gotham City. Due combattenti che non potrebbero
essere più diversi. Laddove il <b>Cavaliere oscuro</b> si è imposto come
la mosca bianca di un ecosistema altrimenti dominato dalle impietose,
e non sempre qualitativamente lungimiranti, leggi del mercato, con il
gran rifiuto del suo supercreatore <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Nolan" target="_blank"><b>Christopher Nolan</b></a> di piegarsi al
diktat del digitale (il film, un esemplare in via d'estinzione, è
girato in 35 e 70 mm), nonché alle lusinghe effettistiche della
stereoscopia, il redivivo Uomo Ragno non solo non disdegna il 3D e
una dose massiccia di computer grafica, ma, con i noti travagli
produttivi che ne hanno battezzato l'intera progettazione, si è
fatto emblema di un opportunismo ahimé imperante al di là
dell'Atlantico.<br />
C'era una volta una trilogia, degnamente realizzata
da un regista, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sam_Raimi" target="_blank"><b>Sam Raimi</b></a>, che la palestra horror (<b>La Casa</b>) ha addestrato alle
più fantasiose soluzioni visive. Il grande successo di pubblico e
critica del suo <b>Spiderman</b>, nonchè due sequel altrettanto riusciti,
inaugurano il tormentato decennio post-11 settembre. Un eccezionale
volano per la rinascita del genere supereroistico, dopo la variopinta
preistoria burtoniana e la parentesi glamour dei <b>Batman</b> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joel_Schumacher" target="_blank"><b>Joel Schumacher</b></a> negli anni '90. Per la <b>Sony Pictures</b>, che produce il
franchise, l'agile ragnetto partorito dalla matita di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stan_Lee" target="_blank"><b>Stan Lee</b></a>
diventa la vacca da spremere fino all'ultima goccia. Raimi viene
coinvolto in un quarto episodio della saga, ma qualcosa va storto, e
così il regista viene lasciato a casa con il solito eufemismo delle
“divergenze creative”. La palla passa al quasi esordiente <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Marc_Webb" target="_blank"><b>Marc Webb</b></a>. Cambia anche il cast: perchè incaponirsi ad inseguire la scia
di una stella come <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tobey_Maguire" target="_blank"><b>Tobey Maguire</b></a>, quando nella tuta rossa e blu si
può infilare, a metà prezzo, un semisconosciuto (<b>Andrew Garfield</b>)
che, forse, non avrà dalla sua il <i>physique du role</i> del predecessore
per vestire i panni dello sfigatissimo Peter Parker, ma che, bisogna
ammetterlo, come interprete qualche cartuccia da sparare la conserva.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjffZuwyXuCuCQNyM4OdcmU3oF-OX2YiASqdYd6G2zDeXhPVVl93_M7hROLRty0TdqZOjmTgqf4DpbWHxPj-dM3woV2CkwayWyfbhQpZ_Azx1cBa350bPN40tAnPz68gJPDiQnHfsoTgBQ6/s1600/Tobey-Maguire-Spider-Man.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjffZuwyXuCuCQNyM4OdcmU3oF-OX2YiASqdYd6G2zDeXhPVVl93_M7hROLRty0TdqZOjmTgqf4DpbWHxPj-dM3woV2CkwayWyfbhQpZ_Azx1cBa350bPN40tAnPz68gJPDiQnHfsoTgBQ6/s320/Tobey-Maguire-Spider-Man.jpg" width="320" /></a>Una furba scappatoia, quella del reboot a così poca distanza dalla
trilogia di Raimi, dal momento che la Sony si era a suo tempo
impegnata con la Marvel nella produzione di un nuovo Spiderman entro
il 2013, pena la perdita del diritti d'utilizzazione del personaggio.
Alla proposta indecente, lo sventurato Webb risponde, ovviamente, con
un “sì” incredulo. Ma, una volta ritrovatosi alla guida del
giocattolone supercostoso e superimpegnativo, il poveretto, che
all'attivo conta un solo lungometraggio (la pregevole commedia
d'amore a low budget <b>500 giorni insieme</b>, lontana anni luce
dall'universo dei supereroi), non ha saputo restare in carreggiata e
dribblare le insidie di un film che, certo, ha visto la luce
prematuramente. É proprio vero, a grandi poteri corrispondono grandi
responsabilità. E non sempre si è all'altezza del compito.
<br />Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-58321650683804332402012-07-18T04:01:00.001-07:002012-07-29T04:18:18.065-07:00Detachment - il distacco, di Tony Kaye: il ritorno del regista di American History X<style type="text/css">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXyiSEijK587ChOKGTqueSPMe8P3t9XDOL-VMgKu8tKRz50lTIGOCBLd-CpKTAwKBepQZAkdDP9C6BlSlA8dIZhzTzEEwMkdQehYSRw3THQuLMbXbpAXAFhJPfDRvtBvET3jVuvmW6Vkfa/s1600/Detachment-poster.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="178" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXyiSEijK587ChOKGTqueSPMe8P3t9XDOL-VMgKu8tKRz50lTIGOCBLd-CpKTAwKBepQZAkdDP9C6BlSlA8dIZhzTzEEwMkdQehYSRw3THQuLMbXbpAXAFhJPfDRvtBvET3jVuvmW6Vkfa/s320/Detachment-poster.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>“Il grado di civiltà di un paese si
misura osservando le condizioni delle sue carceri”</i>. Verissimo. Ma
anche infilarsi nelle aule di una qualsiasi scuola pubblica
aiuterebbe non poco a farsi un'idea. E a giudicare dall'immagine di
sfacelo che campeggia sulla locandina di <b>Detachment</b> – una classe
deserta e devastata – gli Stati Uniti troppo civili pare non siano. Lo sa bene Henry Barthes, supplente di letteratura, che per qualche
settimana si trova ad insegnare in uno dei tanti licei di periferia
che addensano i confini delle metropoli americane. Il distacco del
titolo rimanda all'indifferenza degli studenti, dei loro genitori, ma
soprattutto all'indole del protagonista, prigioniero di un passato
doloroso e per questo incapace di provare un benché minimo
coinvolgimento emotivo nelle diverse relazioni che, suo malgrado,
allaccia nel corso della storia. Henry, dalla cui confessione a tu
per tu con la cinepresa scaturisce il racconto, si dichiara una
non-persona e, a riprova del suo sentirsi “straniero” in ogni
luogo, cita <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Camus" target="_blank"><b>Camus</b></a>: <i>“non mi sono mai sentito allo stesso tempo cosí
distaccato da me stesso e così presente nella realtà”</i>. Tutto per
lui ha una data di scadenza, affettiva prima ancora che
professionale. L'incarico nell'istituto, certo, ma anche l'impegno
con la baby prostituta Erica (la luminosa <b>Sami Gayne</b>), che cerca
disperatamente di strappare ad un destino da reietta. Henry è un
supplente sul lavoro e nella vita. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx8sUHHmqZPM0DQoJU4GVduqaQV-Zy364QcuuJ8mJk_3VDAXfl_jUOaXhLBvXwOVPRh-f72zZTv4WEx6Bk7rkzR3zhyphenhyphenrfRNTH8j8gks7GHk74XA4t4BQNfCcrYexyCd56Qy03eUdkzgVuQ/s1600/adrien-brody-in-una-scena-del-film-detachment-il-distacco-con-sami-gayle-241568.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="182" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx8sUHHmqZPM0DQoJU4GVduqaQV-Zy364QcuuJ8mJk_3VDAXfl_jUOaXhLBvXwOVPRh-f72zZTv4WEx6Bk7rkzR3zhyphenhyphenrfRNTH8j8gks7GHk74XA4t4BQNfCcrYexyCd56Qy03eUdkzgVuQ/s320/adrien-brody-in-una-scena-del-film-detachment-il-distacco-con-sami-gayle-241568.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Assai convincente nei contenuti, il film zoppica un po' sul piano estetico, strizzato da una
trama di arabeschi formali che spesso appesantiscono la messa in
scena: la pervasività della voce fuori campo – un
espediente che personalmente detesto – o l'uso ridondante dei flash
back in super 8. In generale, una regia asciutta e meno compiaciuta
dei propri virtuosismi sarebbe stata più congeniale al soggetto, già
di per sé estremamente denso. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Resta il grande piacere di ritrovare finalmente sul
grande schermo la robusta fibra morale di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tony_Kaye_%28regista%29" target="_blank"><b>Tony Kaye</b></a>, a distanza di 14
anni dalla travagliata gestazione della sua opera più famosa,
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/American_History_X" target="_blank"><b>American History X</b></a>, che il regista britannico, dopo il montaggio poco
rispettoso da parte dei produttori della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/New_Line_Cinema" target="_blank"><b>New Line</b></a>, volle ripudiare,
arrivando a chiedere che il suo nome non venisse accreditato nei
titoli di coda e appellandosi, senza tuttavia venire accontentato, ad
un diritto in voga tra i cineasti fino agli anni '90 e oggi in disuso,
che permetteva di firmare le pellicole con lo pseudonimo di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Alan_Smithee" target="_blank">Alan Smithee</a>. Un ritorno cinematografico che, a dispetto del tempo
trascorso e dei molteplici progetti messi in cantiere nel
frattempo, ha un sapore di <i>déjà vu</i>. Ancora una volta giovani allo
sbando, ancora una volta modelli educativi inadeguati, vittime
loro stessi di un percorso formativo fallimentare. Allora c'era <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Norton" target="_blank"><b>Edward Norton</b></a>, ex nazista ed ex galeotto, alla ricerca della propria
redenzione nella salvezza dal dogma fascista del fratello
adolescente. Oggi, il precettore ha le fattezze di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Adrien_Brody" target="_blank"><b>Adrien Brody</b></a> e lo
stesso disagio nel cuore. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5mpOk_2gWr6xj7cbxj7r3tx7hxXgSrMJi-6CqHYH03EptF-4-3aOvb_GA1ybVzGUaVmd6jne_vqEMINxNRByk2wbsScQyR-B-pFb0ZCMkYBGtCqIobLoy-EgLlMaYw656q7zIN-v7SF-X/s1600/detachment-de-tony-kaye.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5mpOk_2gWr6xj7cbxj7r3tx7hxXgSrMJi-6CqHYH03EptF-4-3aOvb_GA1ybVzGUaVmd6jne_vqEMINxNRByk2wbsScQyR-B-pFb0ZCMkYBGtCqIobLoy-EgLlMaYw656q7zIN-v7SF-X/s320/detachment-de-tony-kaye.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nonostante uno scheletro narrativo ricorrente all'interno del genere “school movie” - l'insegnante dal metodo didattico anticonformista spedito a disinnescare una bomba sociale in quella che parrebbe la peggiore scuola del paese -
rispetto ad altri titoli di successo (ad esempio il
meraviglioso <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/La_classe_-_Entre_les_murs" target="_blank"><b>Entre les murs</b></a> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Laurent_Cantet" target="_blank"><b>Laurent Cantet</b></a>), in
Detachment il focus tematico viene sfalsato, lasciando
in realtà poco spazio alla descrizione delle dinamiche di classe e
degli allievi (fatta eccezione per Meredith, ragazza obesa dal
talento artistico frustrato). Qui l'attenzione è rivolta
essenzialmente al corpo insegnanti, alle loro debolezze e al loro
senso di impotenza, allo stoicismo con il quale ogni giorno tentano
di tamponare, con gli irrisori mezzi a loro disposizione, le ferite
inferte a giovani adolescenti proprio da quelli che dovrebbero essere
dei punti fermi cui aggrapparsi (la famiglia, la comunità di
appartenenza) e che, invece, quotidianamente finiscono col
disarcionarli dai valori più semplici. La lettura sociologica di
Kaye non è ingenua, la sua denuncia affonda con lucida precisione
nell'organismo incancrenito dell'America del nuovo millennio, senza
cedere alla tentazione di glorificare i docenti, e anzi allargando la
sentenza di colpevolezza alla società nella sua interezza.
Detachment va contro la logica assistenziale e scarica-barile che
anima le politiche statunitensi in materia d'istruzione,
ma il discorso calzerebbe a pennello anche alla realtà nostrana: si
lasciano le responsabilità sulle spalle dei professori e si
inadempie così al dovere di elaborare un progetto di ampio respiro.
Eppure, truppe di maestri pronti ad immolarsi per salvare il
salvabile, non bastano ad impedire che la desolazione esistenziale e
il degrado urbano inghiottano le menti, pur brillanti, degli
studenti. Serve l'amore di una famiglia, la comprensione dei compagni
e il supporto delle istituzioni. In una parola, una società di
individui non distaccati, che non lasci i pochi Henry Barthes a
lottare soli contro i mulini a vento.
</div>Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-12223650307372666462012-07-15T16:57:00.003-07:002012-07-16T01:34:11.650-07:00Biancaneve e il cacciatore: alla ricerca del confine tra copiare e rubare<style type="text/css">
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</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguasA6mxReSirnhNObcUPpXthiS-XCrDQ-8UL7Oeffb8AZSzF7CAHQQApw0mZcYlr9o2IcoDYUQVuMPzMrYg3wciRFv5K9fgx0eZ0-a5vH0nKWa18t1MalO1TNTNZHuIgfOPAtvgzBh8TL/s1600/Biancaneve-e-il-Cacciatore-638x425.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguasA6mxReSirnhNObcUPpXthiS-XCrDQ-8UL7Oeffb8AZSzF7CAHQQApw0mZcYlr9o2IcoDYUQVuMPzMrYg3wciRFv5K9fgx0eZ0-a5vH0nKWa18t1MalO1TNTNZHuIgfOPAtvgzBh8TL/s320/Biancaneve-e-il-Cacciatore-638x425.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
C'era una volta <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Biancaneve_e_i_sette_nani" target="_blank"><b>Biancaneve</b></a>, quella
della fiaba. Che poi è diventata, in compagnia dei sette nani,
quella di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Walt_Disney" target="_blank"><b>Walt Disney</b></a>. Che poi divenne la Biancaneve di un sacco di
registi (si contano più d'una versione pornografica e persino un
titolo con la pittoresca cantante punk <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Nina_Hagen" target="_blank"><b>Nina Hagen</b></a>, guardatela in foto e indovinate nella parte di chi). </div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgftgWJ4363Xo1qQr-jLLn9VGifSZXk0pagBEDEJcMEmTRbs4IZB_9j64Th00_ym3Boc0L9D4fX9MU4aSjn5gSSIs2_q9_SwpxyKYe40zIt9tsKhUVUS2yUbTV0mh_nGKJ_Znudj9q-MDo3/s1600/41224081711991149420.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgftgWJ4363Xo1qQr-jLLn9VGifSZXk0pagBEDEJcMEmTRbs4IZB_9j64Th00_ym3Boc0L9D4fX9MU4aSjn5gSSIs2_q9_SwpxyKYe40zIt9tsKhUVUS2yUbTV0mh_nGKJ_Znudj9q-MDo3/s320/41224081711991149420.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La cantante Nina Hagen in 7 Zwerge</td></tr>
</tbody></table>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Al circolo di più o
meno illustri nomi, si è aggiunto ora il giovane <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Rupert_Sanders" target="_blank"><b>Rupert Sanders</b></a>, fino a
ieri sconosciuto autore di spot e videoclip. Su di lui ha deciso di puntare il produttore
<b>Joe Roth</b>, dopo la trasformazione poco riuscita
dell'<b>Alice</b> carrolliana in impavida guerriera al seguito di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tim_Burton" target="_blank"><b>Tim Burton</b></a>, per una rivisitazione in chiave ugualmente cavalleresca della fanciulla
dei <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_Grimm" target="_blank"><b>Grimm</b></a>, che il bisturi del cinema trasfigura in rediviva <b>Giovanna
d'Arco</b>, con tanto di epica battaglia finale per liberare il regno dal
giogo della malvagia strega usurpatrice. Meglio mettere in chiaro da
subito il giudizio di chi scrive: <b>Biancaneve e il cacciatore</b> non è
un capolavoro, come le cifre del box office farebbero supporre, e non è
un'opera brillante. Ma nemmeno una boiata pazzesca. É sicuramente un
buon prodotto commerciale, sufficientemente istruito sui gusti e le mode che sommergono oggi il grande pubblico, e
attrezzato quanto basta per cavalcarli. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A discapito di un esito
godibile ma non esaltante, il film offre la sponda ideale per
riflettere su alcune <b>tendenze del cinema contemporaneo</b>, in
particolare se americano e mainstream. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Anzitutto, certe accortezze
dello script, che a grandi linee rispetta il canovaccio originale
(specchio <i>celo</i>, mela <i>celo</i>, nani <i>celo</i>, ma mancano casetta nel bosco e
picconi da minatori, bacio <i>celo</i> ma scoccato dalle labbra di un
non-principe che di azzurro ha giusto gli occhi), riattualizzano
felicemente la trama, all'insegna di un "lifting" contenutistico che
non ha nulla da invidiare ai brutali stratagemmi messi in atto
dall'agghiacciante Ravenna (così è stata battezzata la strega) per preservarsi dalle rughe. L'episodio, assente nel modello letterario, in cui
Biancaneve approda in una comunità di donne che, per sottrarsi alle
brame vampiresche della sovrana, si sono sfigurate il volto, dimostra fino a che punto il
conflitto tra apparente bellezza esteriore e purezza interiore sia al centro della pellicola. Un cuore tematico che pompa
sullo schermo tutte le inquietudini, in particolare femminili, dell'Occidente odierno, in cui l'ossessione per l'eterna
giovinezza, che inaridisce gli animi non meno di quanto la cupa
Ravenna imputridisce ogni forma di vita, conduce ad un
appagamento effimero, senza esorcizzare davvero il demone
della morte. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt9VR-J72FhGsT0WRvVPw4zTtT7cKvbK7FCx02b6xMAL4GxlEDx8UEV_xEBaYcO3qXzw1Q9CphGq_SX5VyoTSnyDhLQpeJNtZo-CkM1J5RWZ3N51590r27YFkJcDwWVdBEqhfin9NFbt9B/s1600/biancaneve2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt9VR-J72FhGsT0WRvVPw4zTtT7cKvbK7FCx02b6xMAL4GxlEDx8UEV_xEBaYcO3qXzw1Q9CphGq_SX5VyoTSnyDhLQpeJNtZo-CkM1J5RWZ3N51590r27YFkJcDwWVdBEqhfin9NFbt9B/s320/biancaneve2.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E sono due donne, due opposte concezioni di beltà, ad
incarnare il contrasto. <b>Kristen Stewart</b>, nonostante la straordinaria piattezza espressiva, è abbastanza adatta come protagonista, almeno dal punto di vista fisiognomico: oltre che essere
bruna e diafana (un filo di rossetto sulla bocca e <i>voilà</i>
eccola trasformata nell'eroina targata Grimm, con "la pelle bianca
come la neve, i capelli scuri come l'ebano e le labbra rosse come il
sangue"), la Bella e ancor giovanissima attrice sprigiona la giusta
dose di fragilità e purezza. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non potrebbe poi risultare più
azzeccata la scelta della <b>Theron</b>, qui alla sua interpretazione
migliore dai tempi di <b>Monster</b>, che nel 2004 le valse l'Oscar nei
panni della laida serial killer Aileen Wuornos. L'attrice e modella,
infatti, quando si parla di potere della bellezza, sa sicuramente il
fatto suo. Lei che, poco più che adolescente, ha fatto leva sul
proprio aspetto per sfondare la porta della notorietà e solo una
volta divenuta celebre, complice quel gonnellino smagliato dello spot
<b>Martini</b> che ne mostrava generosamente il "lato b" consacrandola icona
mediatica, si è rimboccata le maniche per distruggere il cliché<i>
</i>di <b><span style="font-weight: normal;">attraente ma
stupida che le avevano (s)cucito addosso. E chissà che per la
preparazione della tormentata e rancorosa Ravenna, Charlize non abbia
attinto emotivamente dal ricordo personale della tragedia che la
colpì appena quindicenne, quando assistette all'uccisione del padre
per mano della madre, che per legittima difesa aveva messo fine ai
maltrattamenti di un uomo violento. Certo la prova
dell'interprete sudafricana è il solo elemento del film a convincere
al 100%. </span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUS3EgjuZO4tYvE4XC0s66yYR2ueXUKdp26WjVwcxxmkzATdIVAY1vYnVqxNxXWFqo6fG8E24ZBDpSo6sP99qPc-IgAnajVklTc55vLuFzrd1274fg7SuK60PAVz5bii7a0oNt3JOZaV5d/s1600/biancaneve_e_il_cacciatore-500x250.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUS3EgjuZO4tYvE4XC0s66yYR2ueXUKdp26WjVwcxxmkzATdIVAY1vYnVqxNxXWFqo6fG8E24ZBDpSo6sP99qPc-IgAnajVklTc55vLuFzrd1274fg7SuK60PAVz5bii7a0oNt3JOZaV5d/s320/biancaneve_e_il_cacciatore-500x250.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-weight: normal;"><i>Villain</i> di levatura faustiana, <b>Ravenna</b> è una moderna
psicotica che, al pari di <b>Cleopatra</b>, suole immergersi dalla testa ai
piedi in una vasca ricolma di latte, come la matrigna di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rapunzel_-_L%27intreccio_della_torre" target="_blank"><b>Rapunzel</b></a> ha
bisogno di rubare la giovinezza di innocenti ragazze per perpetrare
il suo inganno ai danni del tempo, e con la conturbante <b>Monica
Bellucci</b>, diventata fattucchiera per <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Terry_Gilliam" target="_blank"><b>Terry Gilliam</b></a> ne <b>I fratelli
Grimm e l'incantevole strega</b>, condivide una patologica fobia
dell'invecchiamento. </span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-weight: normal;">Per lei, ma anche per il cacciatore e in parte
per gli 8(!) nani, Sanders ha previsto un approfondimento psicologico
che mal si concilia con la tradizionale vaghezza con cui la scrittura
fiabesca tratteggia personaggi, ridotti a pure funzioni
narrative, e luoghi. A tal proposito, già l'antenato degli
strizzacervelli <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sigmund_Freud" target="_blank"><b>Freud</b></a> aveva evidenziato le triangolazioni edipiche
sottese in Biancaneve al rapporto figlia-padre-matrigna. Nonostante
all'epoca i suoi compari avessero liquidato l'intuizione come
un'ennesima stramberia del buon vecchio Sigmund (<i>“eddai su, non
pensarci, facciamoci un goccetto”</i>), pare che il sentiero
dell'<b>analisi psicanalitica</b> abbia
allettato più d'un viandante, fino a risucchiare oggi l'imprudente
Sanders, che nel suo lungometraggio si diverte a moltiplicare le
occasioni di arrovellamento simbolico, e sessuale, della trama. Per
esempio, la terribile Ravenna pugnala il sovrano, suo fresco sposo,
in pieno amplesso, durante la prima notte di nozze. Intanto, la Stewart
perde i canini ma non il vizio e, come già in <b>Twilight</b>, allora
contesa da un vampiro e un licantropo, qui si trova alle prese con un
triangolo che no, né i fratelli Grimm e né tanto meno un puritano
come Disney avevano considerato: ai vertici, l'avvenente ma scialbo
principe azzurro e il cacciatore del titolo, un buzzurro dal cuore
d'oro che, a differenza del suo originale letterario, nel formato in
celluloide acquista uno spessore inedito e piuttosto gradevole,
grazie anche alla presenza attoriale di <b>Chris Helmsworth</b>, le cui doti
da Mister Muscolo sono già emerse a suon di martellate in <b>The
Avengers</b>. </span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVx1-bKevSEo323YYj1VRu0mVppmKB10PWrEahdvD8Bsf5RCvXvpCGAQKS7SwHtKfYy9dB0t4OUcsscoYhthWpOE4s-4rx-iFg-qrPfXKmds3cX3FiFwXRl9plTwwwultUV7wtKIxm5X8s/s1600/biancaneve1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVx1-bKevSEo323YYj1VRu0mVppmKB10PWrEahdvD8Bsf5RCvXvpCGAQKS7SwHtKfYy9dB0t4OUcsscoYhthWpOE4s-4rx-iFg-qrPfXKmds3cX3FiFwXRl9plTwwwultUV7wtKIxm5X8s/s320/biancaneve1.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-weight: normal;">Un <b>citazionismo</b> onnivoro e bulimico pervade l'intero film:
i richiami spaziano dal <b>Signore degli anelli</b> a <b>La Storia infinita</b>
(l'annegamento del cavallo), al <b>Robin Hood</b> di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ridley_Scott" target="_blank"><b>Scott</b></a> (la cavalcata
sulla spiaggia in assetto da battaglia), a <b>Harry Potter</b> (l'espediente
del prescelto e l'eco visiva dei dissennatori), a <b>Guerre stellari</b> e
<b>Le cronache di Narnia</b>. Trova un posticino la <b>Genesi</b>, con
l'inevitabile sottotesto biblico che il semplice morso di una mela
può portare a galla. </span></b> </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Brevissimo cameo persino per un
grosso troll, forse sfuggito al calderone tolkieniano che un decennio
fa il signor <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Peter_Jackson" target="_blank"><b>Peter Jackson</b></a> scoperchiò portando in sala la trilogia
fantasy più celebre di sempre. La saga del regista neozelandese, che
presto assesterà il suo ultimo colpo di coda con il prequel <b>Lo
Hobbit</b>, rivoluzionò un genere cinematografico, quello fantastico,
che a partire da quel momento non disdegnerà i toni dell'epica e
stringerà un proficuo sodalizio con certe ambientazioni
pseudo-medievali che, in fondo, non fanno che resuscitare il mondo
delle antiche fiabe tradizionali, dove stregoneria, principesse
imprigionate nella torre più alta, baci in grado di risvegliare i
morti e, appunto, giganteschi troll, erano moneta corrente. Qui, la
comparsa del peloso colosso è fulminea e assolutamente accessoria ai
fini della storia: si presenta a muso duro sbraitando contro il
visino della Stewart. Poi, senza che la nostra eroina
faccia alcunché di eroico, piglia e se ne va. <i>Geniale, no?</i> </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A parte
qualche trovata visiva che, nell'euforico abuso della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Computer-generated_imagery" target="_blank"><b>CGI</b></a>, rischia
talvolta di arenarsi in bizzarrie kitch (elette solo pochi mesi fa a
cifra stilistica del bollywoodiano Biancaneve di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tarsem_Singh" target="_blank"><b>Tarsem Singh</b></a>),
all'esordiente e talentuoso film-maker si rimproverano una
serie di insulsi inserti diegetici, in primo luogo l'introduzione nella storia del fratello di Ravenna, il personaggio più inutile del
reame. </div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPcnmBawGyl84icq7w96U64HnkWeN_6lVq07IyGcPOTP7S0hO-Ykp-gPZod2T5Nr4kg7SAPJHG51m0fWLIWkJ2v2mhZcE0nB4sbPnMMk-RqZvwp1zskchjhzFBn-sOWy9_QzWwVVrLyCnY/s1600/biancaneve-e-il-cacciatore-chris-hemsworth-foto-dal-film-3_mid.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPcnmBawGyl84icq7w96U64HnkWeN_6lVq07IyGcPOTP7S0hO-Ykp-gPZod2T5Nr4kg7SAPJHG51m0fWLIWkJ2v2mhZcE0nB4sbPnMMk-RqZvwp1zskchjhzFBn-sOWy9_QzWwVVrLyCnY/s320/biancaneve-e-il-cacciatore-chris-hemsworth-foto-dal-film-3_mid.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Chris Helsworth</td></tr>
</tbody></table>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tornando alla questione citazionista, che subito spalanca le
porte del <b>postmodernismo</b>, il cinema oggi sembra vivere soprattutto di minestre
riscaldate: <b>sequel</b>, <b>reboot</b>, <b>prequel</b>, <b>spin off</b>. Si saccheggia senza
pietà da letteratura, fumetto, televisione, videogiochi. Verrebbe da
domandarsi in quale segreta del castello la perfida strega abbia
rinchiuso i poveri sceneggiatori e quale oscuro incantesimo ne abbia
prosciugato la vena creativa. Due opinionisti d'eccezione hanno
offerto punti di vista interessanti sull'argomento. Il primo è
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Eco" target="_blank"><b>Umberto Eco</b></a>. Secondo lo scrittore, le avanguardie di inizio '900, con
la loro carica eversiva scagliata contro le correnti artistiche
precedenti, hanno sospinto il rifiuto delle forme estetiche del
passato fino ad un nichilismo estremo, difficilmente
superabile dalle generazioni future (le pagine bianche in
letteratura, il silenzio in musica, le cornici vuote in pittura). In
pratica, l'unico modo oggi per procedere è tornare indietro. Il
"riciclo" come unica forma d'arte possibile. Una regola rimasta valida dagli anni '60 fino ai giorni nostri. Sul citazionismo, cito poi
il grande <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Quentin_Tarantino" target="_blank"><b>Quentin Tarantino</b>,</a> che cita il grande <b><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Igor%27_F%C3%ABdorovi%C4%8D_Stravinskij" target="_blank">Igor Stravinsky</a></b> che,
forse citando se stesso, disse: <i>“i grandi artisti non copiano,
rubano”</i>. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E se, nei tempi bui in cui i Giovanni Senzaterra spremono
fino all'ultima goccia di creatività legioni di registi e
sceneggiatori, affinché all'immenso carrozzone hollywoodiano non
manchi mai il carburante per la folle corsa al botteghino, lo
spregiudicato <i>pastiche</i> intertestuale di Sanders diventasse l'opera
pia di un Robin Hood che ruba agli altri (registi) per dare ai molti
(spettatori) che di blockbuster non sono mai sazi? Con grande
probabilità, le fiabe attireranno sempre la settima arte, perché si
basano, come ben rilevato a suo tempo da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Schema_di_Propp" target="_blank"><b>Propp</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Campbell" target="_blank"><b>Campbell</b></a>, su schemi
narrativi altamente simbolici e codificati, di immediata fruibilità
e sicura presa drammaturgica. <b>Qual è dunque il confine tra
citazione, omaggio e plagio?</b> Rivolgendo nuovamente il pensiero ad un
regista come Tarantino, alfiere di un postmodernismo ultracinefilo
che eleva intervisualità e intermedialità a fondamento stesso della
propria estetica, forse la risposta è più semplice di quanto non
sembri. Laddove c'è talento, plagio ed originalità fanno, entrambi,
rima con qualità.</div>Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8068748230687020354.post-91231966911317724482012-07-13T18:16:00.001-07:002012-07-13T18:16:11.377-07:00Bed Time di Jaume Balagueró: dacci oggi il nostro mostro quotidiano<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
-->
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXY0lAADgVSuopQDP53a4xsG-xc6hy5XNU5VxwwbIPgv3WPsDfBTNKeqGLUYu-xG5ebYNTJJbrY_8brVt1HwJxJfQ4LKDbAvUWuBV3hIZWVgcDbPiLAjVs__Oh3jajXahHlj4PYF9Szq04/s1600/bed-time-teaser-poster-usa-1_mid.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXY0lAADgVSuopQDP53a4xsG-xc6hy5XNU5VxwwbIPgv3WPsDfBTNKeqGLUYu-xG5ebYNTJJbrY_8brVt1HwJxJfQ4LKDbAvUWuBV3hIZWVgcDbPiLAjVs__Oh3jajXahHlj4PYF9Szq04/s320/bed-time-teaser-poster-usa-1_mid.jpg" width="225" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E se qualcuno ogni notte strisciasse
nel buio da sotto il vostro letto per compiere le più folli
nefandezze? È quel che accade agli inquilini di un elegante palazzo
di Barcellona, costantemente spiati da César, l'insospettabile
portiere che, giorno dopo giorno, annota sul suo taccuino i più
infimi dettagli delle vite di ciascun condomino, con l'insano
proposito di avvelenare, poco a poco e con piccoli gesti quotidiani,
la serenità dello stabile. Nel suo ultimo film <b>Bed Time</b> (<i>Mientras
duermes</i>), l'asso dell'horror spagnolo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jaume_Balaguer%C3%B3" target="_blank"><b>Jaume Balaguer<span style="font-family: Liberation Serif,serif;">ó</span></b></a>
cambia registro, mette da parte le raccapriccianti creature della
fortunata saga di<b> <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/REC_%28film%29" target="_blank">[Rec]</a></b> (presto sugli schermi il terzo episodio,
diretto dal fedele <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Paco_Plaza" target="_blank"><b>Paco Plaza</b></a>), e ricaccia nell'ombra i fantasmi di
bambini sacrificati che infestavano <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Darkness_%28film_2002%29" target="_blank"><b>Darkness</b></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Nameless_-_Entit%C3%A0_nascosta" target="_blank"><b>Nameless</b></a>, per far leva
su una nuova fobia umana, altrettanto ancestrale e infantile. Quella
delle tenebre, del male che ci sorprende e colpisce nel sonno, nel
momento di massima vulnerabilità. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il regista si è ispirato alle
pagine scritte da un collaboratore di vecchia data: lo sceneggiatore
italiano <b>Alberto Marini</b>. Una scelta, quella del cineasta iberico, che
non stupisce affatto, vista lo scenario dell'omonimo libro,
ambientato in un microcosmo claustrofobico e ambiguo che ben si
adatta alla sindrome da “Overlook Hotel” del filmmaker, che già
in passato lo ha reso facile preda di inquietanti trame consumate in
spazi chiusi. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXYFrHOMalEWsdKgOVYjzy3ivW6xi9G6ioxmQu9bYtfozeg7-tM4CY9OPXo_OZxnqEwYJ5Go4ehL4LWYGyUN5hleX8lXj4L3vg3Golk3cf77_GxaMYGfphbLftQVucI3SP1hhCrgPD_HeQ/s1600/bed1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="245" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXYFrHOMalEWsdKgOVYjzy3ivW6xi9G6ioxmQu9bYtfozeg7-tM4CY9OPXo_OZxnqEwYJ5Go4ehL4LWYGyUN5hleX8lXj4L3vg3Golk3cf77_GxaMYGfphbLftQVucI3SP1hhCrgPD_HeQ/s320/bed1.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La formula del <b>thriller psicologico</b> impone a Balaguer<span style="font-family: Liberation Serif,serif;">ó</span>
di misurarsi con un terrore per lui inedito. Una paura formato
casalingo, che si insinua tra le miserevoli pieghe del quotidiano di
César, all'insegna di una verosimiglianza che non concede scappatoia
alcuna a sottotrame sovrannaturali. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Abituato nei precedenti set ad
orchestrare un coro di comprimari, per la prima volta il regista si
trova faccia a faccia con l'agghiacciante assolo di un protagonista
incontrastato, e con la gigantesca onda di malvagità provocata dalla
sua frustrata deriva esistenziale. Un uomo disturbato che ha il volto
poco rassicurante del bravo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Luis_Tosar" target="_blank"><b>Luis Tosar</b></a>, unico <i>deus ex machina</i>
dell'intera azione. In questa specie di favola nera, la luminosa ed
innocente Clara, designata dal lupo come perfetta Cappuccetto Rosso,
con il suo sbandierato sorriso diventa suo malgrado antagonista e al
tempo stesso vittima prediletta dell'orco. Di lui sappiamo che odia
la felicità altrui, ma non viene fornita una giustificazione
psicologica alla sua mostruosità. È nato cattivo e morirà forse
assassino. Rappresenta la quintessenza stessa della crudeltà. Uno
psicotico di prim'ordine, quindi, e tuttavia incapace di assurgere,
come avvenne per l'illustre collega <b>Jack Torrence</b> di <b>Shining</b>, al
rango di <i>villain</i> che toglie il sonno. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDcY3wwgQRpkI8HRjhl1Ukp5f5ljqwKLft96KgRZ9tTXQUx_zaQ3xbq72izDkiqErALKBYnpRBGSiT4HN6XM21aLKifNGz6X409cXVGakUiuJTUWGqX-TIfkd9RQEUHqvb7hp111xpAv5E/s1600/bed-time-mientras-duermes-L-5MUWsa.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDcY3wwgQRpkI8HRjhl1Ukp5f5ljqwKLft96KgRZ9tTXQUx_zaQ3xbq72izDkiqErALKBYnpRBGSiT4HN6XM21aLKifNGz6X409cXVGakUiuJTUWGqX-TIfkd9RQEUHqvb7hp111xpAv5E/s320/bed-time-mientras-duermes-L-5MUWsa.jpeg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma la forza del film sta
proprio nell'evoluzione del suo personaggio principale. Nelle
sequenze iniziali, lo osserviamo con sguardo indulgente alle prese
con i suoi primi misfatti, che non sembrano creare più disagio delle
marachelle di un moccioso pestifero. Più che di misfatti, sarebbe
meglio parlare di dispetti: ruba la posta, lascia seccare le piante
che gli vengono affidate, dispensa diarrea al cane di un'anziana
signora riempiendogli la ciotola con triple razioni di torta, provoca
eruzioni cutanee ed invasioni di blatte. Quasi un moto di divertita
tenerezza ci stringe il cuore nello scoprire che questo marmocchio
troppo cresciuto subisce il ricatto di una bambina, l'unica ad aver
intuito la sua reale natura, e alla quale ogni mattina deve allungare
qualche banconota perché non faccia la spia. E basterà che César
resti intrappolato nell'appartamento di Clara, o meglio sotto il suo
materasso, rischiando così di essere sorpreso, perché lo spettatore
trasformi la tenerezza in aperta partigianeria. Salvo poi pentirsene
sul finale, quando il piano architettato dal sempre meno innocuo
portiere sguinzaglierà una violenza, anche sessuale, talmente
brutale da spazzar via ogni possibile identificazione. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRYvmiuJBzNDA0tpywo-pdMBah5lNw6kdUq2D9stQQXrwmWYWK5laff-FkuQl-OD97hFBm9BolXJX5-vShJzPH3zV1A5zyUot9p6ix2P2hY2dMepjY7Yu6T20ttndKSw1LV_W3Koa1ShvU/s1600/Bed-time-02-930x430.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="147" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRYvmiuJBzNDA0tpywo-pdMBah5lNw6kdUq2D9stQQXrwmWYWK5laff-FkuQl-OD97hFBm9BolXJX5-vShJzPH3zV1A5zyUot9p6ix2P2hY2dMepjY7Yu6T20ttndKSw1LV_W3Koa1ShvU/s320/Bed-time-02-930x430.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Affilati i
ferri del mestiere nell'eclettica palestra stilistica dell'<b>horror
movie</b>, cui la scuola iberica ha regalato in questi ultimi anni non
poche soddisfazioni, Balaguer<span style="font-family: Liberation Serif,serif;">ó</span>
si muove con estremo agio nel regno della suspance, destreggiandosi
molto bene tra gli stilemi del thriller a suo tempo codificati da sir
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Alfred_Hitchcock" target="_blank"><b>Alfred Hitchcock</b></a>, il quale prima di ogni altro aveva compreso le
enormi potenzialità scaturite da un piccolo stacco di moviola o da
una semplice soggettiva, capaci di dirottare l'immedesimazione del
pubblico verso i personaggi meno prevedibili. Bed Time fa tesoro
della tensione sobria e calibrata propria del cinema classico e
raccoglie l'imprescindibile eredità del maestro del brivido con la
sicurezza del primo della classe. Lo fa senza profanarne i precetti
con “vandalismi” di stampo modernista, evitando la trappola
manierista in cui rovinosamente cadono oggi molti esemplari del
cinema di genere. Tuttavia, pur nel rischio di qualche sbavatura di
troppo, un pizzico di spregiudicatezza in più avrebbe forse reso
meno insipido un prodotto certo ben confezionato, ma molto, troppo
disciplinato.
</div>Sara Marmiferohttp://www.blogger.com/profile/17702554459651594341noreply@blogger.com2